IL PRINCIPE DEI LUMI
Il 5 maggio 1821 moriva Napoleone Bonaparte. Il Corso per
antonomasia spirò in esilio in un isola al largo delle coste Africane che si
affacciano sull’oceano Atlantico. L’ho chiamato principe invece di imperatore,
titolo che si scelse mentre il 2 dicembre 1804 veniva incoronato nella
cattedrale di Notre dame di Parigi, perché è la figura che meglio incarna nella
storia la figura del Principe delineata dall’intelligenza e dall’analisi di
Nicolò Machiavelli. Napoleone seppe incarnare lo spirito dei suoi tempi. Si
fece guida della Repubblica Francese, sorta dai fermenti rivoluzionari del 1789,
e la trasformò in un impero che dominò non solo l’Europa ma gran parte del
mondo conosciuto. Insomma come il duca Valentino, Cesare Borgia, nel Principe
doveva portare unità nella penisola Italiana; Napoleone si fece promotore di
espandere oltre i confini francesi i valori liberali e democratici sorti nella
Francia. Insomma il generale nato ad Aiaccio voleva portare in ogni parte del
mondo i valori di libertà uguaglianza e fraternità. Il suo compito storico è
stato quello di portare al mondo quel pensiero moderno sorto nella terra di
Francia. Fu la sua dirompente personalità a portare certo guerra, ma anche
valori nuovi e voglia di risorgere in un continente Europeo sottomesso a
sistemi di governo ancora feudali. Ecco perché lo reputo principe, cioè
condottiero, dei Lumi, cioè di quella cultura fondata convinzione che la
soverchiate capacità dell’intelletto è capace non solo di leggere ma anche di formare e
determinare la realtà. Una visione nata da Voltaire, da Diderot, e da tanti
altri pensatori, non solo francesi, che erano assolutamente convinti che il
cervello dell’uomo potesse cambiare in meglio la natura e la società. Napoleone
riuscì a conquistare mezza Europa. Si mise contro i grandi stati tradizionali
come l’impero germanico e la Russia. Si confrontò con la potenza navale inglese.
All’inizio le sue vittorie erano nette. Manzoni le celebra nel suo “Cinque
Maggio”, la poesia che racconta l’apogeo e l’epilogo della vita mortale dell’imperatore
dei Francesi, dal trono fino alla morte al confino. Poi arrivarono le disfatte,
Prima perse la campagna di Russia, una missione definitiva che si era imposto:
quella di sottomettere le terre degli zar. Epico scontro fra due civiltà simili
ma non uguali, raccontata mirabilmente fra gli altri da Lev Tolstoj in “Guerra
e Pace”. Fu sconfitto ed esiliato a seguito della decisiva battaglia di Lipsia
in cui tutte le nazioni antifrancesi si coalizzarono contro di lui. Fu imprigionato
nell’isola d’Elba, splendido scoglio di fronte alla Toscana, nel 1814. Ma
subito riprese le redini della Francia, tornò nella nazione dei Lumi
utilizzando i suoi innumerevoli fedeli che vollero la sua fuga da quella
prigione e rientrò a Parigi ove volle riprendere quella strada si di potere ma
anche di riforme che aveva tracciato. E’ per sua volontà, infatti,che fu
redatto il “Codice Civile Francese” , un corpo di leggi pubbliche che riformò
radicalmente il diritto europeo. Chi si cimentava nella Legge non doveva più
fare ricorso alle sue conoscenze di diritto romano o di usi locali, ma doveva “solo”
avere pratica delle norme volute dall’imperatore. Un modello di codice talmente
mirabile che tutti gli stati, anche quelli a lui nemici, imitarono in tutto l’arco
del 1800 e oggi dopo più di due secoli ogni sistema di diritto civile ancora si
fonda sul modello tracciato dal quel primo strabiliante esempio legislativo
voluto da Napoleone. Ma ogni storia di potere ha una sua fine. Anche quella
strabiliante di Napoleone Bonaparte, il orso che ha prima conquistato la
Francia intera e poi il mondo. Due battaglie furono essenziali per determinare la sconfitta di
Napoleone. Una avvenne anni prima la sua definitiva sconfitta. Fu la battaglia
di Trafalgar, una epica battaglia navale, in cui l’ammiraglio inglese, Horatio
Nelson, sconfisse il 21 ottobre 1805 a capo Trafalgar, non lontano dalla
spagnola Cadice, la flotta francese, determinando così l’assoluta egemonia
della Gran Bretagna sui mari. Ma ciò che mise fine definitivamente ai sogni di
potere e di gloria dell’eroe di Francia fu la tremenda e cruentissima battaglia
terrestre di Waterloo, una località che oggi si trova in Belgio, ma ai tempi
faceva parte del “Regno Unito dei Paesi Bassi”, insomma una comunità assorta a
monarchia che comprendeva le antiche repubbliche marinare olandesi. Fu la
sconfitta di Waterloo a portare un’altra volta in esilio l’uomo che con la sua
volontà aveva forgiato i destini di paesi e popoli. Questa volta la monarchia
inglese volle che Napoleone fosse sotto sua stretta sorveglianza. Lo mandarono
nell’isola africana che si trova sull’Oceano Pacifico, Sant’Elena. Formalmente
era lui l’amministratore di quel posto, concessione simile a quella fatta
quando era sull’isola d’Elba. Ma questa volta c’erano ingenti forze militari
britanniche a sorvegliarlo, seppur in maniera discreta. Napoleone non poteva
più fare l stessa sortita che aveva fatto pochi anni prima nel Tirreno tornando
in Francia. A Sant’Elena si spense proprio il 5 maggio, oggi è la ricorrenza,
del 1821. Secondo alcuni fu avvelenato,
gli alleati che lo combatterono quando era al potere (Germania, Austria, Russia
e,soprattutto, Inghilterra) preferirono
avvelenare quell’ingombrante antagonista. Questa è la tesi di non pochi
storici, ma non è suffragata da prove. Quel che è certo che Napoleone Bonaparte
si spense lasciando al mondo intero una pesante eredità. Tutto ciò che avvenne
nel XIX e XX secolo fino ad oggi può essere letto in base alla sua influenza
sugli eventi. Ad esempio il crollo dei tre imperi dell’Europa Centrale, anche
se avvenuti moltissimi decenni dopo, possono essere stati causati dall’esempio
liberante di Napoleone. Lo stesso valga per i moti rivoluzionari e
risorgimentali italiani che portarono nel 1861 alla nascita del Regno d’Italia,
sottrattosi dal giogo austriaco. Insomma Napoleone Bonaparte fu il motore che
portò la modernità in ogni angolo sicuramente d’Europa, ma anche in molte parti
del mondo. Per concludere vorrei citare un passo del ”Cinque Maggio” di
Alessandro Manzoni. Testo che dà l’idea dell’immensità della figura di Napoleone
Bonaparte: l’imperatore.
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale10
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale10
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Testo di Giovanni Falagario
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