domenica 4 febbraio 2018

CIAO AZEGLIO

NOTTI MAGICHE
Si è spento ieri, 31 gennaio 2017, Azeglio Vicini. Il Commissario Tecnico che ha guidato la nazionale di calcio italiana ai mondiali che si sono disputati nel 1990 nel nostro paese. Erano notti magiche. Così si intitolava la canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato inno del mondiale di calcio.Tutta l'Italia aspettava con trepidazione le reti di Totò Schillaci, il goleador azzurro. Roma era diventato il tempio del calcio italiano. Tutte le partite della nazionale, vincenti, si sono giocate nello Stadio Olimpico, che era da poco diventato splendido grazie ai lavori di ristrutturazione. Azeglio Vicini era la guida, il vate che doveva condurre l'Italia intera ad alzare la splendida coppa mondiale. Poi ci fu la fatidica semifinale. L'Italia dovette lasciare l'Urbe e trasferirsi a Napoli. Doveva giocare con l'Argentina di Diego Armando Maradona. Doveva giocare contro la squadra che quattro anni prima aveva vinto i mondiali in Messico. La fiducia era comunque alle stelle. Durante quella gara Schillaci aveva fatto quello che doveva fare, aveva segnato. Maradona era prigioniero della difesa azzurra, che faceva barriera alle incursioni dell'attacco argentino. Ma alla fine del secondo tempo, quando la finale con la Germania sembrava certa, un maledetto cross nell'area italiana manda in confusione Walter Zenga, il portiere interista e della nazionale mai stato bravo nelle uscite. Il portiere prova ad afferrare la sfera, non ci riesce, Cannighia, attaccante argentino, si trova la sfera vicino alla testa, colpisce e segna. Passano i supplementari, malgrado l'irruenza azzurra si rimane sulla parità. Poi i rigori, Donadoni, futuro allenatore della nazionale, e Serena sbagliano, gli argentini invece segnano. L'Italia gioca la finale per il terzo e quarto posto contro l'Inghilterra a Bari, partita che vincerà. L'Argentina si giocherà all'Olimpico di Roma la finale contro la Germania, perdendola. Questo mondiale fu il mondiale di Vicini.Le vittorie e le sconfitte in quell'estate del 1990 segnarono la storia personale del ct. Poco importa che pochi anni prima aveva portato, per la prima volta nella storia del calcio italiano, in finale europea l'under 21. Poco importa che nel 1988 contro ogni pronostico aveva portato in semifinale la nazionale agli Europei di categoria maggiore che si svolsero in Germania. Il suo destino è legato per sempre alle "notti magiche" di Italia '90. Ora che è morto. Ora che ci ha lasciato per sempre. Non possiamo che ammirare quel signore di altri tempi. Persona garbata al pari del suo maestro Enzo Bearzot, che aveva vinto i mondiali di Spagna nel 1982. Vicini, da buon reggiano, era amante di storia patria. La sua città, Reggio Emilia, aveva dato i natali al tricolore, alla nostra bandiera, Azeglio Vicini era affascinato dalla cultura e l'epopea risorgimentale. Alternava la sua passione per il calcio con la sua altrettanto forte curiosità storica. Lascia la moglie, incontrata nei lontani anni '50, che gli è stata sempre vicina. Lascia tre figli, due avvocati e una professoressa. Una vita privata splendida, fatta di gioie piccole e familiari, che certamente lo hanno consolato di quel maledetto luglio del '90 in cui l'Argentina e il fato, incarnato dai calci di rigore, gli negò di essere l'allenatore campione del mondo. E' giusto ricordare una persona degna.
Tasto di Giovanni Falagario


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