ARTICOLO 34
“La scuola è aperta a
tutti.
L’istruzione
inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e i
meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più
alti degli studi.
La Repubblica rende
effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che debbono essere attribuite per concorso”
Continua la pubblicazione degli articoli della costituzione da parte di "Racconto a mano libera" per festeggiare i settantanni della entrata in vigore della carta fondamentale della Repubblica Italiana.
L’articolo 34 sancisce il diritto allo studio. Tutti hanno
il diritto e il dovere di andare a scuola. I ragazzi, i fanciulli, devono
acquisire le conoscenze necessarie per affrontare la vita futura, lo devono
fare frequentando le aule scolastiche. La scuola deve essere la palestra che
forma le menti delle nuove generazioni. Dire la “scuola è aperta a tutti” è un
atto di giustizia sociale, chi non è in possesso dei mezzi economici per
formarsi, poiché fa parte di una famiglia poco abbiente, deve studiare
gratuitamente almeno per gli anni di formazione scolastica denominati “obbligatori”,
cioè che devono essere frequentati da tutti i bambini per norma di legge al
fine di garantire un minimo di cultura per tutti. Non basta, non solo si
garantisce la scuola di base a tutti, ma lo stato deve mettere a disposizione
strumenti per garantire che anche i figli del popolo possano raggiungere i
massimi gradi scolastici. Uno slogan della politica degli anni successivi alla
seconda guerra mondiale diceva: il figlio del contadino deve diventar dottore.
L’istruzione è un modo per superare le barriere di classe. Diventare colto è un
modo per affrancarsi dallo stato di povertà, non solo economica ma anche
morale. Chi proviene da una classe povera non è un escluso, non è un
emarginato, con lo sforzo, con lo studio e con la dedizione al lavoro può diventare
un professionista o un imprenditore. “La scuola è aperta a tutti” è una frase
che ripudia le leggi razziali del 1938. Mussolini, complice il re, espulse i
ragazzi e i bambini ebrei dalle scuole. Rita Levi Montalcini, premio nobel
della medicina, ha dovuto studiare in quei dannati anni nella sua casa adibita
a studio scientifico, essendo stata espulsa dall’università in quanto aderente
alla fede ebraica. Una follia! Bisogna superare ogni pregiudizio, eliminare
ogni barriera culturale e sociale che esclude l’altro. I nostri padri
costituenti avevano ben presente questo concetto, i politici di oggi,
soprattutto gli aderenti a Forza Italia e alla Lega hanno perso il senso
storico. Si sono scordati che il concetto di “razza” ha prodotto morte e
dolore, per questo continuano a rivendicare il concetto di “sangue italiano”
come ha fatto il candidato di destra alla presidenza della regione Lombardia. Noi
invece teniamo ben a mente gli effetti tragici che produce l’odio e il
pregiudizio, scegliamo di stare dalla parte della costituzione, siamo
orgogliosi di una carta fondamentale che afferma “che la scuola è aperta a
tutti”. La costituzione è chiara nessun pregiudizio, nessuna ideologia può
giustificare il razzismo. Tutti gli uomini e le donne sono uguali. Tutti i
bimbi e le bimbe sono uguali e ugualmente hanno diritto ad una formazione, educazione
ed istruzione. L’uguaglianza è il fondamento della vita comunitaria. Nella
diversità culturale c’è ricchezza, chi proviene da altri mondi da altre culture
da altre terre, se vive nel nostro paese, ha il diritto e il dovere di formarsi
come persona secondo i canoni culturali comuni. Chiunque deve essere in grado
di diventare un illustre medico, scienziato, ingegnere, avvocato ecc. Per
conseguire questo obbiettivo la Repubblica istituisce borse di studio da
conferire ai più meritevoli. I meritevoli sono tutti coloro che esprimono
capacità di apprendimento e di abilità tali da potergli garantire una brillante
carriera scolastica, universitaria e lavorativa. Questi devono essere spronati
a raggiungere i massimi allori conseguibili. La valorizzazione dei talenti è un
modo per rendere migliori il nostro stato e la nostra comunità di cittadini.
Per raggiungere questo obbiettivo bisogna saper finanziare i meno abbienti nei
loro studi, permettergli di ottenere i titoli che la loro intelligenza e
capacità gli permette di raggiungere, ma allo stesso tempo di favorire la
crescita delle persone talentuose che sono comunque abbienti. Anche i figli dei
ricchi, parlando volgarmente, devono essere messi nelle condizioni di sfruttare
al massimo le loro capacità, non economiche, ma intellettuali. Insomma tutti
devono dare il massimo per raggiungere il livello massimo di istruzione che la
personale capacità intellettiva gli consente. Questo non avviene nel nostro
paese. Purtroppo troppo spesso le promesse della Costituzione rimangono lettera
morta. Le borse di studio che dovrebbero finanziare i meritevoli e i bisognosi
sono misera cosa. La cosa ben più grave è che le strutture scolastiche ed
universitarie sono carenti di quegli strumenti necessari per formare le menti e
per far studiare. Mancano i laboratori per medici ed ingegneri. Mancano
biblioteche adeguate. Le strutture in
Italia ci sono devono essere ampliate. Mancano istituzioni culturali atte ad
ampliare la conoscenza. Bisogna fare di più. Lo stato si deve impegnare
affinché i disabili, ad esempio, possano raggiungere i massimi livelli di
istruzione. Le persone con handicap psicofisico, o con un ritardo di
apprendimento, non sono persone perse alla cultura. Sono al contrario persone
preziose. Devono essere accompagnate ed aiutate nel loro percorso scolastico, non
solo con i soldi, ma soprattutto con l’amore e l’impegno dei lori insegnati,
che devono essere formati adeguatamente per raggiungere tale scopo. L’istruzione,
la scuola devono essere strumenti per abbattere le barriere. Devono essere
latrici di una cultura inclusiva. Non devono cacciare, come voleva Mussolini
introducendo le leggi razziali, ma abbracciare. Devono aprirsi alla diversità,
alla eccezionale essenza che solo la disabilità può produrre. Questo non solo
per non lasciare indietro nessuno, ma soprattutto per crescere insieme. Anche i
bambini, uso un termine brutto, “normodotati” possono diventare migliori stando
vicini ai loro amici “un po’ diversi”. Ecco perché l’articolo 34 è fonte di
speranza. Se la scuola è aperta a tutti. Se la scuola garantisce un minimo di
istruzione a tutti i bimbi. Se la scuola garantisce ai meno abbienti, se
meritevoli, di raggiungere il massimo degli onori accademici. Se la scuola
finanzia lo studio dei poveri e dei migliori. Solo così riusciremo ad avere uno
stato, una Repubblica, una comunità di cittadini aperta al futuro, senza paure,
senza alcuna bruttura e involuzione verso l’odio sociale.
Testo di Giovanni Falagario
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