ARTICOLO 53
“Tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario
informato a criteri di progressività.”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 53 della Costituzione Italiana enuncia
chiaramente che tutti coloro che vivono e hanno attività economiche nel nostro territorio,
non solo i cittadini del nostro stato, devono pagare le tasse. Chiunque opera
transazioni, attività di compravendita, attività finanziarie all’interno della
Repubblica deve dare il dovuto allo stato. Anche gli stranieri che operano
economicamente nel nostro paese devono contribuire alle esigenze della nazione che li ospita o/e
ospita le loro attività economiche. Insomma tutti devono contribuire, dando
parte del loro reddito, a finanziare i servizi pubblici, le opere sociali, la
sanità che lo stato offre ai cittadini e a coloro che vivono in Italia. Se gli
ospedali e i trasporti pubblici possono funzionare è perché ci sono le tasse. Ogni
persona che vive nel nostro paese deve contribuire alla spesa pubblica secondo
la sua capacità. Chi non ha reddito non paga le tasse, vi sono molti atti
normativi che esentano i cittadini che hanno entrate economiche bassissime a
pagare l’Irpef, che sarebbe l’imposta personale, cioè la tassa che ogni hanno
ogni singola persona e ogni società giuridica deve pagare allo stato. Ci sono
molti sgravi fiscali, cioè riduzione delle imposte, per i genitori che hanno
molti figli nella fascia scolare o comunque privi di un reddito proprio. Ci
sono molti strumenti di perequazione sociale. Molti modi per permettere che chi
ha meno risorse sia aiutato finanziariamente dallo Stato, mentre chi ha un alto
reddito deve versare parte dei propri guadagni per finanziare i servizi
pubblici. Il modello di tassazione può essere un validissimo strumento per
rendere effettivo il principio di eguaglianza sostanziale sancito dall’articolo
3 della Costituzione. L’Italia rimuove gli ostacoli che impediscono la piena
uguaglianza dei cittadini attraverso una saggia tassazione. Sono due gli elementi
che hanno impedito, fin dagli albori della costituzione, la piena applicazione
di questo articolo: la forte evasione fiscale che caratterizza il nostro paese
e l’estrema complessità del nostro sistema contributivo. Crediamo che questi
elementi siano due facce della stessa medaglia. L’evasione è favorita dalla farraginosità
delle nostre regole. Le nostre norme sono complesse proprio perché sono
improntate al, purtroppo vano, tentativo di scoprire gli evasori. L’evasione
fiscale italiana è la più alta in Europa. Noi siamo il paese europeo in cui il
fisco incassa meno del dovuto. È un problema serio. Chi froda il fisco mette in
pericolo il sistema economico finanziario nazionale. Da una parte imbroglia,
droga le regole del libero mercato, si mette in una condizione di privilegio e
di forza rispetto a coloro che pagano le tasse. Ovviamente chi non paga il
dovuto allo stato può utilizzare quelle risorse illecite per vincere la
concorrenza. Dall’altro non pagare le tasse priva la comunità dei cittadini di
quelle infrastrutture necessarie, quali strade, condutture e servizi, necessarie
per una nazione moderna. Anche l’abuso edilizio, la costruzione di case senza
il rispetto dei piani comunali di regolazione, è nei fatti un modo per frodare
il fisco e per usufruire di servizi non dovuti. È uno scandalo che i governi
scelgano di condonare, di perdonare, questi abusi invece di perseguirli. Questi
abusi, non dimentichiamolo, causano crolli e morti. Comprendiamo chi si sente
vessato dalla forte tassazione nel nostro paese. Rimaniamo sconcertati comunque
dal profondo senso di inciviltà che caratterizza coloro che fanno fatture
false, fomentano il lavoro nero, operano all’estero, nei cosiddetti paradisi
fiscali, per defraudare lo stato e in buona sostanza per rubare la cittadinanza
italiana intera. Occorre un cambio di passo. Occorre che in Italia tutti
paghino le tasse, una efficace lotta all’evasione può risolvere molti dei
problemi di finanza pubblica che attanagliano lo stato. Evasione non vuol dire
solo il piccolo commerciante che non emette lo scontrino. Evasione è il ricco
industriale che porta i suoi soldi all’estero senza pagare il dovuto allo stato
italiano. È la forza politica che utilizza i fondi dello stato per finanziare
il fondo sovrano della Tanzania, come ha fatto la Lega. Evasione è sinonimo di corruzione.
Gli episodi legati a Banca Etruria, ad esempio, oltre ad aver provocato
ammanchi finanziari, hanno prodotto anche evasione. Oggi la Lega e Forza Italia
propongono un sistema fiscale non legato alla progressività ma alla
proporzionalità. Secondo Salvini e Berlusconi il problema del nostro paese è da
ritracciare nel secondo comma dell’articolo 53 della Costituzione, che impone
ai cittadini di pagare le tasse non in proporzione al reddito ma in maniera
progressiva. Cioè impone che chi più ha più paghi. Oggi la tassazione dovrebbe
essere improntata a un principio che chi ha molti soldi dia una parte del suo
reddito allo stato percentualmente maggiore rispetto a chi ha poco. La destra
vuole scardinare questo principio. Chi è ricco deve pagare le tasse in
percentuale uguale a chi possiede minor reddito. Se io guadagno 100 e c’è una
tassazione al 10% devo pagare 10. Se il mio amico guadagna 1000 e c’è una
tassazione al 10% paga 100. Attualmente invece chi guadagna di più paga proporzionalmente
di più. Ha una tassa pari all’11% 12% del suo reddito. Questo per permettere un’adeguata
perequazione sociale, una distribuzione di ricchezze. Questo meccanismo è
scardinato dalla destra. Difficile dire se realmente questa politica invogli a
investire nel nostro paese. Sarebbe più opportuno puntare non sulla difesa del
reddito dei più ricchi, ma su agevolazioni nell’investimento. Sei ricco? Paghi
meno tasse se investi!Se utilizzi il tuo reddito ultramilionario per creare
posti di lavoro e imprese. Questo sistema di sgravi non sarebbe contrario al
principio di progressività dell’articolo 52, che è indirizzato a favorire la
ricchezza del paese. Più razionale, a mio avviso, è la scelta che fece il
Governo Renzi, di ridurre l’irpef, la tassa sul reddito, a tutti i cittadini al
disotto di un certo reddito. Quella fu una scelta che riduceva il peso fiscale,
ma a beneficio di persone non abbienti. Berlusconi derise quella mossa, il dare
40 euro ai titolari di bassi stipendi. Disse: anche io faccio beneficenza,
ricordando quando regalò una dentiera alla vecchietta terremotata dell’Aquila,
ma la politica è altro, è difendere le finanziarie e le imprese e i loro
guadagni. I cittadini italiani, secondo i sondaggi, daranno ragione a
Berlusconi alle prossime elezioni, riporteranno la sua compagine politica al
governo. Riprenderanno le azioni volte a difendere le grandi imprese, i grandi
finanzieri che hanno fondi all’estero e gli evasori fiscali. Rimane l’articolo
52 che invece vorrebbe un’Italia diversa, più aperta al meno abbiente e meno
propensa a difendere gli interessi dei super ricchi .
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