ARTICOLO 49
“Tutti i cittadini
hanno diritto di associarsi in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale.”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 49 della Costituzione Italiana sancisce il
diritto di ogni cittadino a concorrere alla vita democratica del paese. Questo
è il concetto cardine che esprime. Nessuno ha diritto a far tacere l’altro.
Tutti devono aver pari titolo nel decidere dei destini del paese. Come fare
perché questo dettame costituzionale prenda forma? Utilizziamo i partiti,
libere associazioni di cittadini, per fare in modo che tutti partecipino alla
politica nazionale. Il partito diventa tramite fra stato e cittadino. Il
partito è un corpo intermedio attraverso il quale il cittadino fa sentire la
propria voce nelle istituzioni. Ma il partito non è solo una “cinghia di
trasmissione”, come si diceva in passato, fra istituzioni pubbliche e singolo
cittadino. Il Partito è anche luogo di confronto ideale fra le persone. È una
palestra ideale in cui si forma un’idea di stato e un modo di governare la
nazione. È lampante che non vi possa essere una sola visione del mondo e della
società. Non vi può essere un solo partito che governa i destini di un paese.
La pluralità di individualità e di idee, caratteristica di ogni società, deve esplicitarsi
anche nella politica con la presenza di una pluralità di organizzazioni
politiche che si sfidano nell’agone democratico. Quando una visione del mondo e
delle cose vuole prevaricare sulle altre. Quando un partito impone l’abolizione
degli altri partiti. Così sorgono i regimi totalitari. Ce lo ricorda la triste
parabola del partito fascista in Italia nella prima parte del XX secolo. Ce lo
ricorda la storia del partito nazista in Germania, con gli esiti tragici che ha
prodotto la follia totalitaria di Hitler. Ce lo ricorda la parabola di morte
che ha assunto la storia del partito comunista in Russia. Quando un partito e i
suoi leader vogliono eliminare ogni avversario, vogliono imporre la loro idea
con la forza e non con la ragione, allora si genera solo guerra e morte. Questo
i nostri padri costituenti l’avevano ben presente. Scrivevano la Costituzione
all’indomani di una guerra tragica, che il duce, Mussolini, aveva voluto
incurante dei milioni di morti e delle sofferenze che avrebbe procurato all’intera
nazione. Allora è necessario che la democrazia sia preservata. È necessario
impedire che un uomo, una sola organizzazione politica, prenda in mano le
redini del paese. Sia chiaro non si sta dicendo che se un partito prende il 50%
+ 1 dei consensi non debba formare e guidare da solo il governo del paese. Si
sta dicendo che governare è cosa diversa dal comandare, o dall’imporre con la
forza il proprio volere. Un partito che avesse la maggioranza dei consensi deve
condurre il paese, ma lo deve fare rispettando i principi cardine di libertà di
parola, di libertà di fare opposizione politica. Deve garantire che una volta
che finirà il suo mandato sia possibile fare nuove elezioni libere e
democratiche. Deve garantire che il paese respiri l’aria di libertà, che
consiste nel diritto di dire ciò che si vuole anche se si è minoranza. Questi
principi cardine dell’ordinamento democratico non devono essere mai messi in
discussione. I partiti devono rendere la vita sociale del paese migliore
garantendo la pluralità e il confronto. Ma cosa si intende per partiti? Partiti
sono le organizzazioni, che ponendosi come fine plurali finalità sociali,
uniscono alcuni cittadini in un progetto comune. L’unico chiaro limite alla
formazione dei partiti è che devono essere democratici, cioè devono avere una
struttura interna che garantisca che vi siano delle assemblee, dei congressi,
degli incontri degli aderenti e degli iscritti per determinare sia la dirigenza
del partito o organizzazione politica e le linee politiche più importanti.
Questo è necessario. Ogni partito deve garantire la partecipazione interna. Non
basta il voto degli elettori per garantire la democrazia, occorrono regole
interne che rendano trasparenti gli atti politici delle organizzazioni. Lo
stato, la repubblica, considera illegali i partiti che non hanno nella
democrazia i suoi cardini fondamentali. L’articolo XII delle disposizioni
Transitorie e finali della Costituzione vieta tassativamente la
riorganizzazione del disciolto partito fascista. È una norma cardine. Partiti
che predicano la violenza, che credono che ci sia una “razza” migliore delle
altre, che ha diritto di comandare e di sterminare gli altri, partiti che
perseguono gli oppositori, non possono avere posto nell’arco costituzionale,
devono essere sciolti. La libertà di formare partiti non deve tracimare nella
possibilità di violare i principi di dignità umana, di pluralità, di rispetto
per il prossimo cardine dello stato repubblicano. I Partititi devono essere
democratici, se no, non sono. Non hanno diritto a cimentarsi alle elezioni, e
non solo, non hanno diritto a partecipare alla vita sociale del paese. Questo
vale anche per i pseudo partiti di sinistra estrema che predicano la violenza e
la prevaricazione. Fa rabbia la dichiarazione del leader politico di destra
Silvio Berlusconi. Davanti alle critiche rivolte a Forza Italia, Lega ed alleati
di essere di estrema destra, il cavaliere ha risposto facendo notare che l’alternativa
allo schieramento di destra, che annovera esponenti del fascismo, sono i centri
sociali che assaltano le camionette della polizia. Fa rabbia costatare che ha
ragione. Che il dibattito politico in queste elezioni sia monopolizzato dall’estrema
destra di lega e Forza Italia e dalla violenza dell’estrema sinistra. Dove sono
i partiti costituzionali? Dov’è il PD? Dov’è il Movimento Cinque Stelle? Queste
organizzazioni devono dare una risposta forte, ancora solo blaterata. Devono
dire che una democrazia in Italia è ancora possibile! Che il dibattito politico
non è relegato ai violenti. Che la democrazia e il principio di pluralismo
scritto nell’articolo 49 è ancora raggiungibile. Che Berlusconi ha torto nel
dire che il confronto politico si fa fra chi spara ai migranti, come ha fatto
un esponente della Lega a Macerata qualche giorno fa, e chi assalta le
camionette delle polizia.
Scritto da Pellecchia Gianfranco
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