ARTICOLO 54
“Tutti i cittadino
hanno il dovere di essere fedeli alla repubblica e di osservare la Costituzione
e le leggi.
I cittadini cui sono
affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed
onore, prestando giuramento nei casi
stabiliti dalla legge”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 54 della Costituzione Italiana richiama tutti i
cittadini all’obbligo di rispettare le norme di convivenza civile del nostro
stato. Ricorda che la fedeltà alla Repubblica è un obbligo giuridico, oltre che
morale. Noi Italiani siamo chiamati a servire la patria, come ricorda
l’articolo 52, e a rispettare le istituzioni del nostro ordinamento
Repubblicano. Le nostre norme giuridiche, le nostre istituzioni, sono il frutto
del sacrificio di milioni di uomini e di donne che hanno combattuto e sono
morte durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi eroi si sono sacrificati in
nome di ideali e valori che sono stati incisi nella nostra carta fondamentale.
La nostra Costituzione è stata scritta col sangue dei nostri concittadini morti
nei lager, morti sulle Alpi per fermare la barbarie nazista, come ricorda il
noto giurista Piero Calamandrei. Sono valori di solidarietà, di fratellanza, di
senso comune di appartenenza che oggi appaiono lontani. Quell’afflato di
solidarietà verso i più deboli, i disabili, i malati, i lontani che hanno
acceso gli animi dei nostri nonni e bisnonni sembrano oggi spenti. L’articolo
54 che invita tutti a conformarsi a doveri civici imposti dalle regole di
convivenza sociale, sembra lontanissimo da quella che è la quotidianità, fatta
di istinti di prevaricazione, brutture e cattiverie. Sono lontani, ammesso che
siano mai esistiti, i tempi in cui la solidarietà sociale, il senso di
appartenenza a un comune destino spingeva ogni cittadino a rispettare i principi
di comunanza propri dell’ordinamento costituzionale. I valori di solidarietà
sembrano estranei alla socialità. Le norme dello stato sono calpestate
quotidianamente. Si dichiara il falso. Si commettono reati contro la pubblica
amministrazione. Si commettono reati contro le persone più deboli e meno
fortunate, contro le donne, oggetto di violenza. Tutti atti che lo spirito
costituente avrebbe voluto bandire. Sono atti che non dovrebbero più
appartenere alle modalità di comportamento comune. Eppure oggi gli istinti più
brutali sono nella società. Ancor oggi le donne subiscono violenza, malgrado il
principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3. Ancor oggi chi ha un problema
di natura fisica e neurologica, il cosiddetto disabile, è oggetto di derisione
e di offese. Ancor oggi si commettono crimini che esplicitano una cultura e un
umus sociale assolutamente estraneo ai cardini fondamentali della nostra
Repubblica. Siamo una società frammentata, in cui i legami valoriali sono
andati perduti. In cui chi si fa megafono della Costituzione viene deriso e
umiliato. “Sono valori tuoi!” Ecco la terribile frase ascoltata da un cittadino
che difendeva la Costituzione. Oggi le persone si fanno estranee dai principi
costituzionali. Li rifiutano. Sembrano ignorare l’articolo 54 che impone la
fedeltà alla Repubblica e l’osservanza delle leggi e dei valori. Cambiare è
possibile! Cambiare è necessario! Troppo spesso si afferma che l’essere
solidale è solo del cattolico del cristiano. È un modo per dire che la
solidarietà è estranea alla comune convivenza fra gli uomini, fondata sulla
laicità. Non è vero! Rispettare il più debole, non farlo sentire estraneo,
essere solidale non sono solo valori legati alla fede, ma sono valori frutto
della saggezza dei nostri padri costituenti che hanno saputo tradurre dettami
evangelici, quindi propri di una sola parte della società, in principi
costituzionali validi per ogni cittadino, anche per chi non crede in un entità
superiore. Sono questi principi che l’articolo 54 impone a tutti di rispettare.
Sono le norme che ci fanno essere persone migliori. Sono le norme che ci
obbligano al rispetto reciproco. Ecco perché rispettare la Costituzione,
rispettare le norme dello stato, sono un modo per pensare a una società più
amichevole. Una società in cui la dignità umana è rispettata. In cui nessuno si
deve sentire estraneo e reietto. Tutti siamo chiamati a rispettare le norme e
le regole del vivere sociale. Il Malaffare, la delinquenza, i reati contro la
persona devono essere stigmatizzati. Bisogna che ci sia un apparato repressivo
dello stato efficace. Bisogna che noi cittadini impariamo a rispettare le leggi
ed ad imporre agli altri che le rispettino. Bisogna farsi sentinelle della
sera, persone in grado di scrutare la realtà che ci circonda e di combattere il
male nelle sue svariate forme. Noi abbiamo avuto esempi quali Giovanni Falcone,
Paolo Borsellino e i tanti che come loro sono caduti a causa della violenza
mafiosa. Questi valorosi sono morti perché sono rimasti sempre fedeli alla
repubblica e alle sue leggi. Hanno combattuto i nemici dello stato, senza mai
chinare la testa. Sono uomini che hanno
lottato per il bene della collettività. Sono uomini dello stato che hanno
servito la nazione con disciplina e onore, come impone il secondo comma dell’articolo
54. Tutti i cittadini che hanno funzioni pubbliche hanno il dovere di
adempierle con disciplina e onore. Bisogna onorare la carica, elettiva o di
nomina o ottenuta per concorso, che si ricopre. Bisogna avere una integrità
morale e un’etica superiore a quella di un qualsiasi cittadini. Ricoprire
cariche pubbliche dovrebbe essere un incombenza data solo a persone integre dal
punto di vista morale. La realtà nel nostro paese non è quella prospettata
dalla Costituzione. Ci sono uomini integri come Falcone e Borsellino, ma ci
sono anche persone, funzionari infingardi, che utilizzano il loro ruolo
istituzionale per compiere illeciti. Le cronache sono piene di notizie che
narrano di atti di corruzione e peculato. Ci sono perfino evasori fiscali e
corruttori che hanno governato il paese. Questa è la prova lampante di come le
regole costituzionali, i valori sociali e politici di cui si fa latrice,
vengono ogni giorno calpestati. Fa
rabbia sapere che un uomo che ha evaso il fisco si candidi alla guida del paese.
Fa rabbia che quest’uomo consideri la legge Severino, una legge che espelle dal
parlamento chi è condannato per reati penali a una pena definitiva, una legge
incostituzionale, ignorando così l’articolo 54, che impone che chiunque ricopre
cariche pubbliche sia senza colpa. Fa rabbia sapere che molti di noi,
cittadini, condividiamo la sua tesi e andremo a votare partiti come Lega e
Forza Italia, che sostengono la sua battaglia contro la legalità. Noi invece
sosteniamo che bisogna che la pubblica amministrazione, i membri del
parlamento, tutte le istituzioni debbano essere improntate al principio di
legalità. Chiunque commette reato deve essere espulso dalla pubblica
amministrazione. Chiunque chiede il voto per salvarsi dalla giustizia, come fa
Berlusconi, ma anche altri di altri partiti, penso al presidente della regione
Campania, esponente del Partito democratico, De Luca, deve vedersi la porta
sbarrata da parte dei cittadini. Basta corruzione. Basta concussione. È ora che
lo stato volti le spalle a questi uomini infingardi. È ora di legalità. È ora
che nelle istituzioni ci siano solo persone che compiono le loro attività con
decoro e onore. Persone che non si sognerebbero mai di infrangere il codice
penale. Persone che avrebbero il pudore di ritirarsi dalla scena politica se
solo aleggiasse su di loro il dubbio che abbiano operato per interesse
personale e non per il bene dell’intera collettività. Se la cittadinanza è così
riluttante a fare propri modelli di solidarietà e di condivisione dei principi costituzionali
è proprio perché sulla scena politica ci sono figuri quali Silvio Berlusconi. Cambiare
è possibile. Riscoprire i valori di cittadinanza è un modo per vincere la corruzione.
Il degrado sociale, che fa deridere chi è
più debole, è l’altra faccia della medaglia del degrado pubblico e
politico, che fa delle istituzioni delle vacche da mungere e non degli
strumenti di conduzione della cosa pubblica. Cambiare si può, non solo con il
voto, ma anche con una tensione morale che riscopre i dettami costituzionali e
i valori di solidarietà che contengono. L’articolo 54 conclude la prima parte
della Costituzione, quella dedicata ai diritti e ai doveri del cittadino. È un
dovere importantissimo quello di rispettare le leggi ed essere fedeli alla
Repubblica. Chi è un funzionario dello stato deve giurare fedeltà alla
Costituzione e allo Stato. Deve dichiarare il suo pieno accordo ai valori
fondanti della nostra collettività. Deve essere esempio di integrità e
trasparenza. È un dovere importantissimo, Essere onesti, essere integri
moralmente indispensabile per chiunque servi lo stato, che sia appartenete a un’arma
o che sia parte di un ufficio civile. L’onestà è la premessa necessaria a una
vita pubblica efficiente ed efficace. Non è un caso che questo articolo sia la
premessa necessaria alla seconda parte della costituzione, quella dedicata all’ordinamento
della Repubblica, quella che normerà il funzionamento degli organi dello stato
dal parlamento alla presidenza della repubblica passando per il governo e gli
organi giudiziari. La repubblica deve fondarsi sull’onestà e l’integrità morale
di tutti i cittadini e soprattutto su quella dei funzionari pubblici.
Testo di Pellecchia Gianfranco
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