mercoledì 6 giugno 2018

IL DISCORSO DI GIUSEPPE CONTE



CONTRO IL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha peli sulla lingua. Bisogna ripartire dalla legalità, tuona nel suo discorso al senato. Basta con le connivenze con la criminalità. Il presidente del consiglio poggia il suo sguardo su Umberto Bossi, reo di aver stretto il "patto della Pajata", con Gianni Alemanno, quando era sindaco di Roma e favoriva gli affari di Buzzi e Carminati. Sia chiaro la Lega non c'entra nulla con il fatti di Mafia Capitale, il giro di tangenti coinvolgeva il partito di Berlusconi, che però era alleato del Carroccio in quel lontano in quel lontano 6 ottobre 2006. Fu un pranzo che pesò tantissimo per il senatour al pari di quello che vedeva come convitato il presidente nazionale delle cooperative, Poletti, poi ministro PD, al tavolo di Buzzi e Carminati. Perché Conte ha voluto rivangare il passato della Lega? Certo l'ha fatto per ricordare che Roma non sono solo gli scandali della giunta Raggi. Ma perché rinvangare un passato che brucia in tutto il centrodestra? La verità che Mafia Capitale, il traffico di uomini voluto dalle cooperative, ha segnato la storia del paese. In quella storia sono stati coinvolti imprenditori, manager, appartenenti all'estrema destra come all'estrema sinistra. Ha coinvolto Forza Italia (allora si chiamava Popolo delle Libertà) e il Partito Democratico. Conte ha ragione non si deve speculare sulla vita della gente. "Mafia Capitale" è stato un grande business sulla pelle dei migranti che ha sconvolto il paese. Se Roma non ha le attrezzature e le istituzioni atte all'accoglienza, se i migranti vivono nella precarietà, creando disagi anche agli altri residenti, lo si deve a quell'insano accordo affaristico. Cambiare è necessario, ha voluto far capire Conte. Matteo Salvini, ministro degli interni, sarà pronto a tagliare i conti con Forza Italia che fa Business?

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