PERCHE' LEGGERE LA COSTITUZIONE?
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Il primo gennaio del 1948 entra in vigore la Costituzione
Italiana. Sono passati esattamente settanta anni. È tempo di bilanci. La carta
fondamentale del nostro paese è ancora valida? I diritti fondamentali in essa
enunciati sono ancora vivi nel nostro tessuto sociale? Cosa ci hanno lasciato i
padri costituenti in eredità? Quali devono essere i nostri sforzi per portare a
compimento il progetto di comunità pensato sette decenni fa? Troppo spesso si è
detto che la Costituzione Italiana avrebbe bisogno di una revisione. Eppure le
due grandi riforme istituzionali pensate in questi primi due decenni del XXI
secolo sono naufragate. Sia quella pensata e voluta dalla coalizione
parlamentare formata da Lega e Popolo delle libertà (ora Forza Italia)nel 2006 sia
quella voluta dal Partito Democratico e i suoi alleati nel 2016 sono state
bocciate dalla volontà popolare. Questo dimostra una certa diffidenza per le
innovazioni costituzionali. Una diffidenza ben giustificata viste le oggettive
aporie che ambedue i disegni di legge di riforma costituzionale avevano. La
Costituzione è un bene, un patrimonio del paese, che va maneggiato con cura. È un
tesoro prezioso frutto dello sforzo congiunto di persone che hanno sacrificato
il proprio interesse personale per la patria. Persone come Pietro Calamandrei,
noto giurista fiorentino, i cui discorsi infuocati a difesa dei principi di
giustizia e libertà scaldavano l’aula in cui si svolgevano i dibattiti dell’assemblea
costituente. La tensione, la passione, lo spessore culturale che c’era nel 1946
/ 1948 oggi non c’è. Pensare che allora si discuteva di alti contenuti etici e
politici. Pensare che durante i lavori per la scrittura della nostra Carta
Fondamentale Aldo Moro, il noto statista ucciso nel 1978 dalle Brigate Rosse,
disse: questi sono i tre pilastri del nuovo stato la democrazia, il senso
politico, in senso sociale e soprattutto in senso umano. Sono parole
pronunciate il 13 marzo 1947, mentre si discuteva del concetto di sovranità
popolare. Moro spiegava che la sovranità non poteva disgiungersi dalla tensione
alla giustizia sociale. È il popolo che si fa fattore del suo destino, facendo
propria la sovranità, per tendere a quell’ideale comune di giustizia che
travalica il concetto di lotta di classe e tende a un comune ed armonioso
lavoro dell’intera nazione rivolto all’emancipazione sociale. Concetti
altissimi che hanno preso forma nelle parole che andranno a formare i 139
articoli della Costituzione Italiana. Concetti esplicitati nell’articolo uno
della Costituzione. L’Italia è repubblica. L’Italia è democratica. L’Italia è
fondata sul lavoro. Tre concetti che mettono al centro il popolo che governa,
essendo il nostro stato una repubblica, che si confronta all’interno di un
consesso democratico, che ha diritto a una vita dignitosa esplicitando le
proprie capacità attraverso il lavoro. Nella Costituzione sono incisi, quasi
fossero impressi col fuoco e col sangue dei partigiani morti per la libertà,
quei diritti fondamentali ed universali che garantiscono il diritto alla
libertà, alla pace, ad esprimere le proprie opinioni, ad avere una casa.
Bisogna ricordare che questi diritti non sono acquisiti per sempre. Bisogna
lottare ogni giorno per conquistarli, esattamente come fecero i patrioti
combattendo sulle montagne contro la barbarie del nazismo e del fascismo. Noi
non siamo chiamati ad usare le armi. L’Italia è in pace. Ma siamo chiamati a
proclamare quei valori invitti attraverso la nostra testimonianza, il nostro
impegno e la nostra dedizione. Impegnarsi nella società è un modo per rendere via
la Costituzione. È un modo per far riecheggiare nelle nostre strade, nelle
nostre periferie degradate, negli uffici e nelle scuole le parole di speranza
pronunciate settanta anni fa, mentre il paese cercava di ricostruirsi avendo
sotto gli occhi le macerie prodotte dal secondo conflitto mondiale. Ecco perché
è necessario fare “un viaggio nella Costituzione”. È necessario leggere uno per
uno quegli articoli di legge che compongono la nostra carta fondamentale.
Bisogna farlo con curiosità ed umiltà. Bisogna essere curiosi di sapere cosa
pensavano i padri costituenti, bisogna essere curiosi di conoscere quali sono i
valori e le regole su cui è fondata la nostra Repubblica. Bisogna essere umili
sapendo che potremo fare solo scoperte parziali. Non riusciremo mai a cogliere
appieno tutto il lavoro ermeneutico, tutta l’evoluzione storica e tutta la
passione politica che sono a base del lavoro costituente. Riusciremo, però, ad
essere arricchiti da una lettura che ci apre a un mondo fatto di diritti,
doveri, di obblighi e di speranze. Un mondo fatto di una grande tempra morale.
Un mondo fatto di abnegazione e di solidarietà verso l’intero popolo italiano.
Ecco perché la lettura è fondamentale per prendere coscienza di ciò che si è,
per avere consapevolezza del valore intrinseco che ha la cittadinanza, cioè l’essere
parte una comunità di persone. La Costituzione è nella sua prima parte un lungo
e meraviglioso elenco di diritti e doveri. Si enuncia ciò che è o dovrebbe
essere il ruolo del cittadino, o meglio dell’uomo e della donna, nei diversi
ambiti sociali. Il compito della persona nei rapporti civili, in quelli etico
sociali, in quelli economici e politici. Si parla di famiglia, di sindacati, di
partiti, tutti ambiti sociali, tutte società intermedie, nelle quali la persona
prende coscienza di sé e del suo ruolo comunitario. Nella seconda parte si
disegna lo stato Repubblicano. Si incidono su carta quali siano i rapporti e le
diverse funzioni degli organi dello stato. Dicevano i rivoluzionari francesi
alla fine del ‘700: non c’è costituzione senza divisione dei poteri. Questo
concetto è valido ancor oggi ed è uno dei fondamenti su cui è stata scritta la
nostra Costituzione. Nella seconda parte di essa si parla dei compiti del
Governo, del Parlamento, del Presidente della Repubblica, della Magistratura,
degli organi locali, fra cui spicca la Regione. Si disegna uno stato plurale,
in cui il sinergico sforzo dei vari enti produce bellezza oltre che efficienza.
Allora non possiamo che immergerci nella lettura della Carta Costituzionale.
Scopriamo, quali novelli Diogene, la verità racchiusa in questo testo. Proviamo
a rispondere a quelle domande che ci siamo posti, attraverso la lettura dei
singoli articoli. La Costituzione è ancor oggi valida? Vediamo se è così,
leggiamola. La Costituzione esprime valori universali? Vediamo in quale sua
parte sono stati scritti. Abbiamo un’eredità lasciata dai grandi da far
fruttare? Scopriamola nascosta nei comma e nei lemmi della Carta Fondamentale. Questa
è a sfida che siamo chiamati a raccogliere. Scoprire il bello, il buono, il
benefico che c’è nel nostro ordinamento democratico. Portarlo a buon frutto,
attraverso la dedizione e l’impegno etico e sociale. I settanta anni dalla
promulgazione della Costituzione devono essere un motivo per guardarci dentro.
Un motivo per vedere se possiamo diventare cittadini maturi, pronti ad
affrontare le sfide del XXI secolo. È un momento per leggere la Costituzione e
per capire se questo testo è utile per costruire il domani oppure rimane solo
un monumento del passato. La risposta è in quel testo che è stato mostrato a
tutti in ogni comune italiano nel 1948, ed oggi dovrebbe essere mostrato a
tutti noi, attraverso dibattiti e mostre.
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