mercoledì 6 giugno 2018

MORTE DI UN SINDACALISTA


LAVORO!
Il passo più toccante del discorso tenuto dal presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, è stato quando ha ricordato il sindacalista Sacki Soumalia, morto in Calabria. Conte si è presentato al Senato per ottenere la fiducia del suo governo. Non era scontato che mettesse in primo piano la scottante vicenda di un giovane del Mali, il cui impegno a favore dei diritti dei supersfruttati ha portato alla morte. Quello di Sancki è stato un brutale omicidio, effettuato il 4/6/2018 da chi negava la dignità alle persone. E' una cosa terribile sapere che nel nostro paese si può ancora morire se si rivendicano diritti. La vicenda di Sacki ha fatto luce su una realtà tremenda in cui vivere dignitosamente è un privilegio, non è un diritto. I braccianti delle campagne vivono per lavorare tutto il giorno per pochi euro. Il guadagno è utilizzato per sopravvivere. Chi prova ad alzare la voce contro questo stato di cose è ucciso. Il lavoro in alcune regioni del nostro paese è diventato un'emergenza, non solo nel senso che è poco e malpagato, ma anche perché avvilisce la persona,invece di riscattarla. Lo vediamo ogni giorno. A parte gli eventi tragicamente estremi, come quello successo in Calabria, in ogni ambito lavorativo i diritti vengono negati. I disabili subiscono vessazioni. Non vengono rispettate le donne, la loro dignità viene negata. I migranti vivono la loro esperienza di dolore. Solo papa Francesco, fino ad ora, ha avuto parole di conforto per loro. Ora il presidente del consiglio si è mosso. Ha detto che Sancki ha diritto ad "un commosso pensiero". Chi ogni giorno subisce soprusi sa che anche lui ha il pensiero del presidente del consiglio. Speriamo che le cose cambino. Speriamo che ci possa avere un riscatto morale, oltre che sociale, nel nostro paese. Chi ha ucciso Sacki deve andare in carcere. Non basta. E' necessario che in Italia, soprattutto in realtà difficili come quella Meridionale, ci sia un riscatto civile che ponga al centro la persona. E' tempo di scegliere da che parte stare. Di scegliere di stare dalla parte dei più deboli. Dalla parte dei migranti, dei diseredati, dalla parte dei disabili a cui è negato lavoro e dignità. Non ci importa se Conte sta con Putin o con la Merkel. Non ci importa quali trattati internazionali voglia stipulare. Ci interessa che stia con gli ultimi, con chi perde il posto di lavoro, con chi subisce angherie, con chi muore per rivendicare un diritto. L'Italia, non solo il Meridione, ha bisogno di un primo ministro a favore degli ultimi. Per questo ringraziamo Conte per l'affettuoso ricordo rivolto a Sacki, sicuri che è vicino non solo a lui, ma anche a tutti gli altri che soffrono a causa del pregiudizio altrui.

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