LA DOMENICA DELLE PALME
Per il cristianesimo la domenica prima della Pasqua è il momento per rievocare e ricordare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Una folla imponente, secondo i vangeli, festeggiava l'ingresso del messia della Città Santa elevando al cielo rami di palma, esattamente come si fa quando un re entra nella sua capitale con il corteo. Questo evento è successo poche ore prima della condanna a morte dell'Emmanuele. La stessa folla che aveva osannato il messia, pochi giorni dopo avrebbe chiesto a Pilato, il prefetto romano della Palestina, di crocifiggerlo. E' per antonomasia la manifestazione della volubilità della folla. Gli uomini, quando formano una amalgama indefinita, sono spinti ad agire in maniera quasi irrazionale, facendosi travolgere da sentimenti spesso contrastanti. La stessa gente che la domenica delle palme voleva fare re Gesù, il Giovedì Santo ne ha chiesto la morte. Con il racconto dell'ingresso di Cristo a Gerusalemme inizia un cammino evangelico emozionante. Gesù entra nella Città di Dio su un'asina, esattamente come aveva predetto il profeta Isaia secoli addietro, incarnandosi come monarca mansueto. Un capo di stato capace di reggere le sorti del suo regno con la magnanimità e non con la forza. Un leader amato dalle genti per il suo Carisma, cioè per il dono che Dio stesso gli aveva dato di parlare e farsi ascoltare dal popolo. Ma allora come si spiega l'improvviso volgersi drammatico degli eventi? Come di spiega che la genti abbiano chiesto la morte del proprio salvatore. La risposta è forse nel nostro stesso cuore. Quante volte ci siamo ritrovati ingabbiati da una forza irrazionale che ci porta a compiere atti, se non proprio cattivi, almeno disdicevoli? Quante volte, mi chiedo, mi sono trovato a fare ingiusti commenti su un altro, al punto di condannarlo, perché spinto da un irrefrenabile istinto di conformarmi al giudizio comune? E' questo che è successo al popolo che condannava Gesù? Una pletora di gente che ha travolto la coscienza di ogni singolo suo componente. L'uomo non chiede la morte di un altro uomo alle autorità, ma una folle brama il sangue. Ma il racconto della Passione di Gesù non è soprattutto il rapporto irrazionale fra il popolo e la realtà. E' un viaggio interiore prima di tutto del Figlio di Dio, ma anche di tutti i suoi discepoli, che li porta a cercare il senso della vita attraverso la scoperta del comune destino di morte. Gesù compie la sua Vita, attraverso il suo sacrificio sul monte Golgota. La sua vita avrebbe un significato storico del tutto diverso se non fosse morto di morte di croce, un supplizio infamante. Gesù sarebbe stato ricordato per le sue idee e per i suoi atti se non fosse stato crocifisso. Ma non avrebbe dato quel segno così forte da recidere la storia, al punto che noi oggi distinguiamo i tempi distinguendo nettamente gli eventi avvenuti prima da quelli successi dopo la sua nascita. Il Gesù morente è colui che si è preso su di sé i mali del mondo. Che si è fatto carico della crudeltà di noi esseri umani. E' colui che ha perdonato i suoi carnefici. E' colui che dà speranza, malgrado le brutture che si susseguono nei millenni, La condanna a morte di Gesù da parte di Pilato è l'evento che decide le sorti umane. Ecco cosa insegna la domenica delle Palme. La folla, noi tutti, possiamo commettere gravi delitti, ma la forza interiore che viene da ogni singolo può generare la salvezza capace di vincere la morte attraverso la resurrezione, nel caso di Gesù del corpo ma in noi tutti dello spirito di fratellanza che la furia cieca sopisce.
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