ARTICOLO 12
“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano:
verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguali dimensioni”
Continua il viaggio si “Racconto a mano libera” alla
scoperta della Costituzione Italiana a settant’anni dalla sua promulgazione. L’articolo 12 è
l’ultimo dedicato ai principi fondamentali. I primi dodici articoli delineano
quelli che sono i fondamenti dello stato repubblicano che possono essere
riassunti nei principi di sovranità popolare, diritto al lavoro, libertà e
uguaglianza. Nel proseguo della carta si espliciterà come questi principi si
trasformino in diritti e doveri per i cittadini, in compiti per lo stato e le
istituzioni e in regole di comportamento politico, sociale, economico ed
istituzionale per tutti. L’articolo 12 è dedicato al vessillo italiano. Alla
bandiera che è simbolo dell’unità nazionale. Pare un mero capriccio dei
costituenti inserire la descrizione di uno stendardo fra i principi
fondamentali dello stato. A nostro parere non lo è. Ci accingiamo a provare a
raccontare il significato storico ed allegorico della nostra bandiera. A noi
questa storia ci ha affascinato, speriamo di poterla raccontare a voi in
maniera adeguata. Il 7 gennaio 1797, a Reggio Emilia, la Repubblica Cispadana,
nata a seguito dell’invasione delle truppe napoleoniche e la conseguente
liberazione del suolo italiano dal giogo austriaco, proclamò il Tricolore come
vessillo della nuova entità statale. I colori bianco, rosso e verde sono in
parte ispirati alla bandiera repubblicana francese che si differenzia da quella
del nostro paese solo perché il blu sostituisce il verde. In Francia questi
colori hanno rappresentato la vis rivoluzionaria del popolo che, nei tumulti
rivoluzionari, scacciava il re oppressore. I colori della bandiera italiana
rappresentano: il rosso il sangue dei caduti e martiri della patria; il verde
le nostre praterie; il bianco le nostre montagne imbiancate. Questa lettura
allegorica della bandiera l’ha data il grande poeta Giosué Carducci. Ma lo
stesso Carducci non poté non notare che nel XXX canto del purgatorio Beatrice,
l’amata di Dante, veste con i tre colori della nostra bandiera. Porta indumenti
che contengono il Rosso, il Verde e il Bianco, come magistralmente li descrive
l’Alighieri nei suoi splendidi endecasillabi sciolti. Se ci atteniamo alla
lettura dantesca, il bianco, il rosso e il verde, colori dell’Italia,
allegoricamente rappresentano le virtù che caratterizzano la musa dantesca. I
tre colori sono la rappresentazione cromatica delle tre virtù teologali. Verde
è la Speranza. Bianco è la fede. Rosso è la carità. Molti dubbi però ci sono su
tale interpretazione. La cultura anticlericale propria del giacobinismo
potrebbe far escludere questa interpretazione. Ma Dante era già da allora
considerato il poeta italiano per antonomasia. La descrizione del carro della
Vergine del canto XXX del Purgatorio, in cui Beatrice indossa i colori bianco
rosso e verde, potrebbe aver comunque colpito i repubblicani cisalpini, più
affascinati dall’autorità del vate che dai contenuti del poema. Un’altra
lettura delle vicende legate alla nascita della nostra bandiera indurrebbe a
una ricostruzione degli eventi meno complessa. La Repubblica Cispadana aveva
come centro politico indiscusso Bologna. I colori del capoluogo dell’Emilia
Romagna sono il bianco e il rosso. L’assemblea, riunita a Reggio Emilia per
decidere del nuovo vessillo, avrebbe semplicemente aggiunto ai colori della
città emiliana, il bianco e il rosso, il colore verde segno di speranza. Si
possono avere diverse ricostruzioni storiche sulla nascita della bandiera. Non
è certo detto che una debba necessariamente escludere l’altra. Sono vari i moti
dell’anima che hanno spinto gli assisi all’assemblea di Reggio Emilia a
scegliere la bandiera del novello stato. Mi preme notare come la scelta del
Regno di Sardegna di fare del tricolore il simbolo e lo stendardo della nuova
nazione italiana fu fatta nel 1849. L’allora Presedente del Consiglio
piemontese, Camillo Benso Conte di Cavour, decise di mandare l’esercito sabaudo
nelle lontane terre di Crimea a combattere una guerra decisiva per i destini
patri, innalzando non il vessillo sabaudo ma il tricolore cisalpino che da
allora divenne lo stendardo del futuro Regno d’Italia. Il tricolore da quel
momento in poi fu la bandiera che accompagnò e accompagna le vittorie e le
sconfitte, i momenti di gioia e le tragedie, che hanno segnato il nostro paese
in questi due secoli di vita comune.
Testo di Giovanni Falagario
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