DOMANI
Ci stiamo tutti domando come sarà l'oggi, ma anche come sarà il domani. Ogni aspetto della vita è diventata un'incognita. Il Corona Virus sta cambiando radicalmente le nostre abitudini. La sensazione è che non solo l'oggi, ma anche il nostro futuro sarà condizionato fortemente dalla nuova e terribile malattia. Le certezze acquisite sono messe in discussione. I destini personali sono ribaltati. Nessuno sarà uguale a se stesso domani. Tutti ci facciamo, anzi, la terribile domanda: avrò un domani? Come reagire a questo stato di cose. Come riuscire a modellare la propria esistenza? Come riuscire a tornare ad essere protagonisti della propria vita? La risposta non è facile. Ognuno di noi si sta facendo queste domande. E azzardo a dire che non siamo in pochi a non trovare una risposta. Le sfide nella storia sono state tante. L'umanità ha affrontato grandi flagelli. Le malattie epidemiche hanno accompagnato la storia umana fin dai suoi primi vagiti. La paura del futuro, causata da queste, ha anch'essa caratterizzato tutta la storia delle genti. Forse il nostro sentimento di oggi è diverso da quello dei Mesopotamici, scioccati per l'esondazione del Tigri e Leufrate? Forse siamo diversi dagli Egizi che chiedevano aiuto agli dei, migliaia di anni fa, per la carestia provocata dal silenzio del fiume Nilo, che in alcuni anni non donava il suo prezioso limo che fertilizzava i campi? Forse siamo diversi dai Greci classici che cercavano la via di uscita dalle ristrettezze solcando i mari? No, anche noi cittadini del terzo millennio subiamo drammaticamente le bizze della natura. Anche noi viviamo nella malnutrizione per le carestie, penso agli abitanti dell'Africa. Anche noi subiamo la forza dirompente della natura, penso ai tifoni e gli uragani che cambiano la geografia dell'America. Allora non abbandoniamoci allo sconforto. Come i nostri progenitori hanno affrontato le difficoltà della vita, noi oggi le fronteggiamo. Come i nostri avi hanno dovuto confrontarsi con la peste, pur non avendo la medicina di oggi, noi siamo chiamati ad affrontare il Corona Virus. Come l'economia del mondo conosciuto mutò i suoi equilibri a causa del Grande Morbo nel Medioevo, noi oggi siamo chiamati ad affrontare la grande sfida di cambiare non solo le nostre abitudini, ma anche i nostri sistemi di produzione e i nostri modi di interagire nel sociale. Dobbiamo riuscire a trasformare questa immane tragedia in strumento per rendere migliore il nostro tessuto socio economico. Come gli Egizi, i Greci, gli Aztechi e tutti gli altri popoli antichi costruirono civiltà potenti e gloriose per fronteggiare le bizzarrie degli elementi, siamo chiamati a farlo anche noi. Giacomo Leopardi, con una magnifica allegoria, agli albori del XIX secolo paragonò l'intera umanità alla Ginestra. Una pianta rampicante che di fronte alle accidentate procelle del quotidiano si attacca alla terra per continuare a vivere. Il poeta di Recanati voleva mandare un messaggio chiaro. La unica possibilità di salvezza dell'uomo è nella sua capacità di attaccarsi disperatamente alla vita nonostante i continui attacchi ad essa. Il morbo infuria, la guerra continua a mietere vittime, il mare continua ad inghiottire uomini e donne innocenti? E sia! Ma noi, ognuno di noi, continuiamo a rimanere attaccati alla vita. Continuiamo a credere che domani sarà migliore. Continuiamo a rimanere attaccati a questo strano pezzetto di terra che si aggira nell'universo. Scusate mi è scappato di citare un altro poeta italiano e la sua Vertigine: Giovanni Pascoli. Continuiamo così e forse un giorno migliore realmente arriverà. Buona vita a tutti noi!
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