sabato 11 aprile 2020

LA POESIA DIDASCALICA MEDIEVALE



NVENTARE UNA LINGUA PER INSEGNARE
Il 1200 è il secolo della religione. In quel periodo storico il cristianesimo si riconosce formatore delle menti umane, esattamente come lo fu al momento della sua nascita. In quel periodo storico vive ed opera San Francesco d’Assisi. Ma non è solo lui e la sua comunità che si pone come obbiettivo ridare dignità a coloro che sono prostrati dalla malattia e dalla povertà. Nel Nord Italia, nella nebbiosa Pianura Padana, si fa largo una poesia didattica, volta a rendere conoscibile ai più il messaggio evangelico. Fu il grande critico letterario, Ezio Levi, a pubblicare nel 1921 una tesi manifesto che spiegava le forme poetiche e l’importanza nella storia letteraria della Poesia Didattica del Nord durante il Medioevo. Un testo illuminate. Una elaborazione che diede profondità ancora maggiore alla letteratura italiana, che fonda le sue radici sia sulla tradizione latina classica sia sulla cultura popolare che nasce nelle comunità agricole e nelle allora scarse comunità cittadine. La formazione culturale antichi di questi scrittori si fonda anche sulla loro conoscenza della cultura trobadorica, che si andava formando nella Provenza Francese. Questo miscuglio di arte letteraria classica, composizione poetica che si ispira alla cultura gallica e tradizione locale, amalgamato dalla cultura religiosa, hanno prodotto veri e propri miracoli letterari.Ha creato una lingua. Uno dei principali autori è Uguccione da Lodi. Opera intorno al 1100, la data fa venire i brividi. E’ veramente uno dei primi autori che si cimenta nel volgare utilizzando la scrittura. La sua lingua è lombarda, ma è fortissimo il ruolo centrale del Latino quale lingua di rifermento del suo sapere enciclopedico. Non c’è parola che non sia stata forgiata dall’autore senza un saggio connubio fra la lingua dei classici, quella della Roma del primo impero, e il parlare quotidiano delle genti del Nord Italia. Anche la sua poetica è interessante. Usa un metro che senza dubbio è l’elemento di congiunzione fra il mondo classico e l’endecasillabo sciolto che caratterizzo la metrica di Dante e di tutti gli stilnovisti. Uguccione usa i decasillabi, il metro francese trobadorico, come ponte verso sperimentazioni proprie della esperienza culturale lombarda. Insomma scrive poetiche ispirate alla Bibbia, all’antico e nuovo testamento. Dedica canzoni a Davide, il fanciullo che ha sconfitto il gigante Golia. Utilizza la sua letteratura per porre alle genti gli Exempla, cioè racconta la storia dei grandi personaggi biblici per dare a se stesso e ai suoi lettori dei modelli di virtù da seguire. E’ questo il nucleo fondamentale della letteratura in volgare lombarda del Medioevo. Dare delle guide da far seguire. Da questi esempi nasce anche il teatro sacro. Questo è un vero e proprio strumento di apprendimento delle virtù cristiane rivolto a tutti, anche agli illetterati. Si scrive per glorificare Dio, ma soprattutto per rendere accessibile e conoscibile il volere divino agli uomini. Un altro esempio di letteratura etica ed educativa ce lo offre Giacomino da Verona. Scrive in dialetto veronese. Nel 1200 scrive due opere che sicuramente anticipano la Divina Commedia. Sono “La Gerusalemme celeste” e “La Babilonia infernale”. E’ chiaro che descrivono l’aldilà, esattamente come farà quasi un secolo dopo Dante Alighieri. Ovviamente le differenze letterarie e contenutistiche fra l’opera di Giacomo e quella di Dante sono ampie. L’opera del veronese è in bilico fra la poetica didascalica della teologia cristiana scritta in latino e la spregiudicatezza dei giovani studiosi veneti, che proprio in quel periodo stavano contribuendo a far nascere e a dare gloria a una delle più antiche università del mondo, quella di Padova, a pochi chilometri dalla pur sempre importante Verona. Insomma la letteratura italiana del 1200 è vivace, è vivificata da scrittori di grande spessore non solo culturale, ma anche etico. Giacomino, Pietro Bescapè, un altro autore denominato Anonimo genovese, si sa solo della sua vita la città ove è nato, hanno lasciato un segno indelebile. Niente di ciò che è stata la storia, la cultura, la filosofia e le arti sarebbe spiegabile senza il loro apporto. A questo proposito è urgente notare che la storiografia, i critici e gli studiosi molto tardi si sono avvicinati a uno studi approfondito di questo periodo storico. Solo nel XX secolo la grande critica ha dedicato elaborazioni scientifiche a questi autori. Ancor oggi lo studio della letteratura italiana in alcune scuole e università tende a dare una lettura superficiale a questa epoca. Forse è il tempo di cambiare parametri di interpretazione storiografica. E’ giunto il tempo di riconoscere in questi autori il valore letterari che meritano. E’ tempo di ricercare nelle biblioteche monastiche, nelle antiche università, i manoscritti di questi testi per rieditarli e renderli di pubblica conoscenza a un pubblico di lettori vasto. La letteratura Italiana è anche questo. E’ strenua ricerca mistica di un al di là armonioso, come ci insegna Giacomino. E’ spasmodica riscoperta delle virtù antiche, come ci insegna Uguccione. Ma è anche sano divertimento, come ci raccontano le diverse ballate dei menestrelli del tempo. Prendere coscienza di questo è modo per gustare a fondo la straordinaria bellezza della multiformità culturale del nostro paese. Abbiamo tanto di bello nelle nostra terra. Una bellezza che ci ha regalato la profondità del tempo. Gli anni, i secoli, i millenni ci hanno dato scultura, pittura e letteratura, scoprirli per ognuno di noi non solo è bello, ma è anche uno strumento per far rinascere i nostri cuori.

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