ARTICOLO 18 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza
autorizzazione, per i fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che
perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare”
L’articolo 18 dà a tutti i cittadini il diritto di associarsi. Che cosa sono le
associazioni? Sono formazioni sociali stabilmente organizzate e costituite su
base volontaria al fine di soddisfare determinati interessi comuni a tutti
coloro che ne fanno parte. Da questa definizione scaturiscono due diritti del
singolo. Il primo è quello di associarsi, di aderire a una determinata
organizzazione. Il secondo, all’opposto, è quello di scegliere di non farvi
parte. Non vi è un obbligo assoluto di associarsi, si può scegliere di non
aderire a quel progetto comune che ha dato vita a una determinata associazione.
La caratteristica della volontarietà rende libera la persona di non fare parte
dell’organizzazione. La Costituzione garantisce un’altra libertà fondamentale
del singolo. La libertà nella associazione consiste nel diritto di poter
esprimere il proprio pensiero, di poter agire secondo coscienza, all’interno
dell’associazione. Questa libertà, è bene sottolinearlo, va bilanciata con il
diritto dell’associazione di dotarsi di una finalità collettiva e un
regolamento interno propri. Il singolo non può considerarsi libero di operare
all’interno di una associazione compiendo azioni che sono contrarie alle
finalità e agli statuti sociali. Essendo l’organizzazione libera, libero è
l’aderirvi o meno. Se il singolo non ritiene di riconoscersi nella teleologia
dell’associazione è libero di non aderirvi o di dimettersi, ma non di ledere la
stessa struttura sociale contestandone i fondamenti. Qui viene posta una
questione fondamentale, la cui risposta è molto complessa. In un’associazione
di liberi cittadini quali sono i fondamenti incontestabili? Quali sono i limiti che intercorrono fra il
normale confronto dialettico fra associati, che hanno punti di vista diversi su
come perseguire un obbiettivo comune, e invece lo scontro radicale che mette in
discussione i principi fondamentali dello stare insieme? Non vi può essere una
risposta assoluta a tale domanda. Certo ci sono casi in cui il singolo
associato mette in discussione la ragione sociale, il motivi per i quali si sta
insieme, allora è lampante che il suo dibattere lo mette fuori dalla comunità,
giustifica un’eventuale espulsione. Ma ci sono dei dibattiti che non hanno una chiara
soluzione. Spesso vi sono dei dissidi fra i singoli partecipanti, che non
possono essere risolti con un’analisi obbiettiva delle regole che gli associati
si sono date e la conseguente espulsione di chi le trasgredisce. I contenuti
del contendere possono essere frutto di una visione diversa dell’agire
concreto. Allora inevitabile che a prevalere sono le ragioni di “forza”, cioè i
numeri, i numeri di associati che appoggiano una tesi rispetto a quelli che
sostengono quella avversa. In caso di controversie lecite legalmente e nelle
quali tutte le parti agiscono nel quadro comune delle norme fondamentali
dell’associazione, iscritte nello statuto e nel regolamento, razionale sarebbe
mettere tutto nelle mani dell’assemblea degli associati, che esprimono con il
voto la scelta collettiva. La libertà d’associazione è uno dei più importanti
strumenti per la crescita collettiva della nazione. Le associazioni, con il
loro impegno in tutti gli ambiti dello scibile umano, accrescono il livello
culturale, le conoscenze scientifiche di tutto il paese. Ci sono molte
associazioni nel nostro paese che si distinguono nel loro impegno verso l’aiuto
e il soccorso dei soggetti di in difficoltà. Le associazioni di volontariato
che hanno come scopo l’aiuto delle persone anziane, dei disabili, dei meno
fortunati in generale, sono una ricchezza assoluta per la nazione. La libertà
di associazione permette di fatto la nascita di realtà di comunanza
eccezionali. Come non ricordare l’associazionismo cattolico. Le associazioni
animate dalla fede in Cristo e nella Chiesa hanno contribuito in maniera
eccezionale al miglioramento del paese. Animate da un comune ideale di vita
queste società di persone si sono messe in cammino nel mondo con la loro opera
di testimonianza. E’ d’obbligo ricordare anche altre associazioni, animate
dallo stesso spirito di solidarietà, ma laiche e che hanno diversi orientamenti
culturali, le associazioni liberali, socialiste o comuniste. Tutte queste
associazioni, a prescindere dal loro orientamento ideale, hanno donato un
prezioso contributo alla crescita culturale del paese. E’ comunque sbagliato pensare che la
formazione culturale crei steccati. Vi sono in Italia persone che, pur essendo
di credo diverso, operano insieme in associazioni, persone che sono riuscite a
trasformare i diversi punti di vista delle persone in ricchezza collettiva, che
si manifesta nell’associazione. Sono splendidi esempi di come il dialogo, la
cooperazione, la volontà di raggiungere obbiettivi benefici possa superare ogni
tipo di barriera. L’associazionismo è una miniera d’oro da cui ogni giorno
scaturiscono pepite che sono fonte di ricchezza per tutta la comunità
nazionale. Sbagliato non rendersene conto, sbagliato non utilizzare queste
grandissima risorsa per superare i limiti che il nostro apparato statuale
contiene. La Repubblica deve mettere a frutto questo straordinario patrimonio.
Le associazioni possono e devono operare insieme agli apparati pubblici al fine
di superare tutte le barriere che impediscono il raggiungimento dell’uguaglianza
formale e sostanziale di tutti. L’articolo 18 della costituzione vieta le
associazioni che hanno fini vietati dalla legge penale. A questo proposito è d’obbligo pensare alla
mafia. La terribile organizzazione criminale che ogni giorno uccide, spaccia
droga, corrompe politici e cittadini, fa opera di strozzinaggio. Contro questi
enti terribili la nostra Costituzione di staglia come strenuo baluardo di
legalità. Il fenomeno delle associazioni criminali va assolutamente debellato.
Il nostro paese non può crescere se avrà ancora nel suo ventre tale tremenda
serpe. Lo stesso vale per le associazioni segrete. La costituzione e la
repubblica, come saggiamente dichiara il secondo comma dell’articolo 18, non
deve permettere l’esistenza di associazioni segrete. Ognuno è libero di
associarsi, ma non può farlo celando i suoi scopi e le sue finalità, non può
avere un obbiettivo volto a ledere l’ordinamento statale e i principi
democratici. L’esempio è la Loggia Massonica P2 che ha tramato contro
l’ordinamento dello stato e che è stata debellata con estrema fatica e impegno
da parte di tutte le istituzioni, La magistratura, in primis, e poi il
parlamento, con la costituzione della commissione parlamentare presieduta dalla
compianta Tina Anselmi nel 1981. Le associazioni segrete sono un pericolo non
solo per lo stato, ma per tutti i cittadini. La P2 voleva sovvertire
l’ordinamento democratico del paese, portando grave nocumento all’intera
collettività e rovesciando lo stesso ordinamento costituzionale. Altro punto da
sottolineare è l’assoluto divieto di costituire organizzazioni di carattere
militare. La forza deve rimanere prerogativa dello Stato. Nessun cittadino deve
farsi giustizia da sé. Ma in questo articolo si vuole stigmatizzare la pratica
del fascismo e, in alcuni casi, del comunismo, che in passato si sono armati e
hanno portato il terrore nel nostro paese. Le organizzazioni paramilitari sono
assolutamente bandite. Nessuno può circolare liberamente armato nelle nostre
strade per raggiungere finalità politiche e di cambiamento sociale. La prigione
è l’unico luogo per persone del genere. Ogni tipo di organizzazione lecita deve
farlo sen’armi. Insomma l’articolo 18 è uno dei fondamenti del nostro vivere
insieme. L’associazionismo è un universo prezioso. Lo stare insieme, dandosi
regole comuni, è un modo per essere persone migliori, per vivere la vita in
comune, per sentirsi partecipe di un progetto collettivo che apra le strade a
un futuro migliore.
Testo di Giovanni Falagario
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