sabato 25 aprile 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE


ARTICOLO 18 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per i fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”

L’articolo 18 dà a tutti i cittadini  il diritto di associarsi. Che cosa sono le associazioni? Sono formazioni sociali stabilmente organizzate e costituite su base volontaria al fine di soddisfare determinati interessi comuni a tutti coloro che ne fanno parte. Da questa definizione scaturiscono due diritti del singolo. Il primo è quello di associarsi, di aderire a una determinata organizzazione. Il secondo, all’opposto, è quello di scegliere di non farvi parte. Non vi è un obbligo assoluto di associarsi, si può scegliere di non aderire a quel progetto comune che ha dato vita a una determinata associazione. La caratteristica della volontarietà rende libera la persona di non fare parte dell’organizzazione. La Costituzione garantisce un’altra libertà fondamentale del singolo. La libertà nella associazione consiste nel diritto di poter esprimere il proprio pensiero, di poter agire secondo coscienza, all’interno dell’associazione. Questa libertà, è bene sottolinearlo, va bilanciata con il diritto dell’associazione di dotarsi di una finalità collettiva e un regolamento interno propri. Il singolo non può considerarsi libero di operare all’interno di una associazione compiendo azioni che sono contrarie alle finalità e agli statuti sociali. Essendo l’organizzazione libera, libero è l’aderirvi o meno. Se il singolo non ritiene di riconoscersi nella teleologia dell’associazione è libero di non aderirvi o di dimettersi, ma non di ledere la stessa struttura sociale contestandone i fondamenti. Qui viene posta una questione fondamentale, la cui risposta è molto complessa. In un’associazione di liberi cittadini quali sono i fondamenti incontestabili?  Quali sono i limiti che intercorrono fra il normale confronto dialettico fra associati, che hanno punti di vista diversi su come perseguire un obbiettivo comune, e invece lo scontro radicale che mette in discussione i principi fondamentali dello stare insieme? Non vi può essere una risposta assoluta a tale domanda. Certo ci sono casi in cui il singolo associato mette in discussione la ragione sociale, il motivi per i quali si sta insieme, allora è lampante che il suo dibattere lo mette fuori dalla comunità, giustifica un’eventuale espulsione. Ma ci sono dei dibattiti che non hanno una chiara soluzione. Spesso vi sono dei dissidi fra i singoli partecipanti, che non possono essere risolti con un’analisi obbiettiva delle regole che gli associati si sono date e la conseguente espulsione di chi le trasgredisce. I contenuti del contendere possono essere frutto di una visione diversa dell’agire concreto. Allora inevitabile che a prevalere sono le ragioni di “forza”, cioè i numeri, i numeri di associati che appoggiano una tesi rispetto a quelli che sostengono quella avversa. In caso di controversie lecite legalmente e nelle quali tutte le parti agiscono nel quadro comune delle norme fondamentali dell’associazione, iscritte nello statuto e nel regolamento, razionale sarebbe mettere tutto nelle mani dell’assemblea degli associati, che esprimono con il voto la scelta collettiva. La libertà d’associazione è uno dei più importanti strumenti per la crescita collettiva della nazione. Le associazioni, con il loro impegno in tutti gli ambiti dello scibile umano, accrescono il livello culturale, le conoscenze scientifiche di tutto il paese. Ci sono molte associazioni nel nostro paese che si distinguono nel loro impegno verso l’aiuto e il soccorso dei soggetti di in difficoltà. Le associazioni di volontariato che hanno come scopo l’aiuto delle persone anziane, dei disabili, dei meno fortunati in generale, sono una ricchezza assoluta per la nazione. La libertà di associazione permette di fatto la nascita di realtà di comunanza eccezionali. Come non ricordare l’associazionismo cattolico. Le associazioni animate dalla fede in Cristo e nella Chiesa hanno contribuito in maniera eccezionale al miglioramento del paese. Animate da un comune ideale di vita queste società di persone si sono messe in cammino nel mondo con la loro opera di testimonianza. E’ d’obbligo ricordare anche altre associazioni, animate dallo stesso spirito di solidarietà, ma laiche e che hanno diversi orientamenti culturali, le associazioni liberali, socialiste o comuniste. Tutte queste associazioni, a prescindere dal loro orientamento ideale, hanno donato un prezioso contributo alla crescita culturale del paese.  E’ comunque sbagliato pensare che la formazione culturale crei steccati. Vi sono in Italia persone che, pur essendo di credo diverso, operano insieme in associazioni, persone che sono riuscite a trasformare i diversi punti di vista delle persone in ricchezza collettiva, che si manifesta nell’associazione. Sono splendidi esempi di come il dialogo, la cooperazione, la volontà di raggiungere obbiettivi benefici possa superare ogni tipo di barriera. L’associazionismo è una miniera d’oro da cui ogni giorno scaturiscono pepite che sono fonte di ricchezza per tutta la comunità nazionale. Sbagliato non rendersene conto, sbagliato non utilizzare queste grandissima risorsa per superare i limiti che il nostro apparato statuale contiene. La Repubblica deve mettere a frutto questo straordinario patrimonio. Le associazioni possono e devono operare insieme agli apparati pubblici al fine di superare tutte le barriere che impediscono il raggiungimento dell’uguaglianza formale e sostanziale di tutti. L’articolo 18 della costituzione vieta le associazioni che hanno fini vietati dalla legge penale.  A questo proposito è d’obbligo pensare alla mafia. La terribile organizzazione criminale che ogni giorno uccide, spaccia droga, corrompe politici e cittadini, fa opera di strozzinaggio. Contro questi enti terribili la nostra Costituzione di staglia come strenuo baluardo di legalità. Il fenomeno delle associazioni criminali va assolutamente debellato. Il nostro paese non può crescere se avrà ancora nel suo ventre tale tremenda serpe. Lo stesso vale per le associazioni segrete. La costituzione e la repubblica, come saggiamente dichiara il secondo comma dell’articolo 18, non deve permettere l’esistenza di associazioni segrete. Ognuno è libero di associarsi, ma non può farlo celando i suoi scopi e le sue finalità, non può avere un obbiettivo volto a ledere l’ordinamento statale e i principi democratici. L’esempio è la Loggia Massonica P2 che ha tramato contro l’ordinamento dello stato e che è stata debellata con estrema fatica e impegno da parte di tutte le istituzioni, La magistratura, in primis, e poi il parlamento, con la costituzione della commissione parlamentare presieduta dalla compianta Tina Anselmi nel 1981. Le associazioni segrete sono un pericolo non solo per lo stato, ma per tutti i cittadini. La P2 voleva sovvertire l’ordinamento democratico del paese, portando grave nocumento all’intera collettività e rovesciando lo stesso ordinamento costituzionale. Altro punto da sottolineare è l’assoluto divieto di costituire organizzazioni di carattere militare. La forza deve rimanere prerogativa dello Stato. Nessun cittadino deve farsi giustizia da sé. Ma in questo articolo si vuole stigmatizzare la pratica del fascismo e, in alcuni casi, del comunismo, che in passato si sono armati e hanno portato il terrore nel nostro paese. Le organizzazioni paramilitari sono assolutamente bandite. Nessuno può circolare liberamente armato nelle nostre strade per raggiungere finalità politiche e di cambiamento sociale. La prigione è l’unico luogo per persone del genere. Ogni tipo di organizzazione lecita deve farlo sen’armi. Insomma l’articolo 18 è uno dei fondamenti del nostro vivere insieme. L’associazionismo è un universo prezioso. Lo stare insieme, dandosi regole comuni, è un modo per essere persone migliori, per vivere la vita in comune, per sentirsi partecipe di un progetto collettivo che apra le strade a un futuro migliore.       
Testo di Giovanni Falagario                   

Nessun commento:

Posta un commento