sabato 26 agosto 2017

DOMANI NOTTE, 27/08/2017, A MELPIGNANO, LECCE: LA NOTTE DELLA TARANTA

DIONISO E LE STREGHE
Domani, 27/08/2017, a Melpignano, in provincia di Lecce, si terrà l'annuale notte della Taranta. Secondo la tradizione Salentina che si perde nella notte dei tempi le donne e gli uomini per vincere il veleno della Taranta, la tarantola velenosa, dovevano ballare fino allo sfinimento. Da questa leggenda nasce il rito di Melpignano, una notte di canti e balli al ritmo della taranta, detta anche pizzica, un ballo salentino che ha lo stesso ceppo sonoro della tarantella napoletana e in generale del ballo popolare italiano. Per vincere il malefico siero migliaia di persone si lasciano trascinare in un vortice di suoni fatto di tamburelli, altri strumenti a percussione tradizionali, strumenti a fiato e a corda. Chi era soprattutto la malcapitata punta? Una donna! Che si lanciava in vorticose piroette per vincere il dolore e scongiurare la morte. Questo aspetto ha reso chiaro che il rito della "taranta" fosse legato a una tradizione millenaria, pagana. L'immagine che rievoca è quella della tragedia di Euripide: Le Baccanti. In quell'opera si rievoca il rito dionisiaco delle baccanali. Le donne devote al dio erano punte dal pungolo divino, denominato "l'oistros, e da quel momento erano posseduti dal demone divino che le faceva danzare a un ritmo forsennato. Non c'è dubbio che il rito della taranta assomigli alla festa dionisiaca. In ambedue i casi una puntura suscita la perdita del senno e il lasciarsi trascinare nel mondo della passione e dell'irrazionalità. Le donne di età classica erano posseduti da un dio, le donne in età medioevale erano possedute da un insetto che aveva un legame con satana. Quindi per un caso la danza è un rito in onore del dio che punge, nell'altro è una sorta di esorcismo contro il male. Appare chiaro quindi che con il passaggio dal paganesimo al cristianesimo la puntura da essere fonte di beneficio, di estasi di ricongiungimento al divino, diviene maleficio, morte, caduta all'inferno. Mentre il ballo antico era strumento per assecondare il dio, la danza cristiana era strumento per soggiogare e vincere in diavolo. Non è un caso che le tarantolate rivolgevano le loro preghiere alla statua di San Paolo, poco fuori le mura di Melpignano. L'icona rupestre del santo era stata posta, e c'è ancora, proprio dove sorgeva un Menir, monumento preistorico certo, ma utilizzato in epoca classica dei fedeli di Dioniso, proprio a indicare lo stretto legame fra i culti dionisiaci e la pizzica salentina, o taranta, che domani sera migliaia di persone balleranno a Melpignano salentino.
P.S. Se vogliamo giocare ai froidiani sia il pungiglione della tarantola che l'oistros, il pungolo di Dionisio, potrebbero essere considerati simboli fallici e su questo ci sarebbe altro da raccontare....
Testo di Giovanni Falagario

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