venerdì 25 agosto 2017

LA POETESSA E IL RAGIONIER FANTOZZI

FANTOZZI MI SALVO'
Paolo Villaggio è morto pochi giorni fa. Esattamente il 3 luglio 2017. Alda Merini è la più grande poetessa italiana contemporanea. E' morta il 1 novembre 2009. La sua vita, purtroppo, è stata segnata da una grave malattia di carattere psichico. Gli fu diagnosticato un disturbo bipolare che la costrinse a ricoverarsi in casa di cura a più riprese nella sua vita. Nei primi anni '70 dovette rimanere, degente, in un nosocomio di Milano. Ha raccontato che quei mesi furono terribili. Non riusciva a vedere la luce oltre il tunnel della patologia psicologica. Desiderava ardentemente la morte. Ogni via di fuga all'angoscia che gli tormentava l'anima appariva preclusa. Un suo amico, che ogni tanto gli faceva visita, gli portò un libro. Non conosceva né l'autore né il contenuto del testo. L'argomento della narrazione letteraria gli era oscura. Cominciò a leggere un po' per tedio e un po' per provare sollievo da quella cappa di disperazione che gli ottundeva il cuore. Dopo qualche pagina senti forti delle risate. Con sorpresa scoprì che chi rideva era lei. Rimase stupida nello scoprire che le sue angosce si erano obliate, almeno per qualche istante. Guardò il libro come se fosse un mago potente. Come se fosse un dio dell'olimpo che con la sua potente mano solleva macigno che la opprimeva. Quel libro si intitolava "Fantozzi" era stato pubblicato nel 1970, a scriverlo era un bislacco comico genovese, Paolo Villaggio. Ad un premio a Viareggio, molti decenni dopo all'inizio degli anni 2000, Alda espresse tutto il suo amore per Paolo. Mentre conversava con Roberto Benigni disse "si lo amo molto (riferito a Benigni) ma c'è un altro grande comico che amo di più, Paolo Villaggio, perché mi ha salvato la vita" e in quell'occasione ricordo l'episodio che gli capitò in manicomio (così chiamava la poetessa le case di cura in cui era stata ricoverata nella sua vita, non amava i giri di parole e gli eufemismi) e di come un libro comico, un libro che apparentemente doveva essere "da poco" senza pretese letterarie, in cui si narrava della vita di uno sciagurato perdente senza speranza, portò un po' di luce nella sua vita che in quel momento sembrava avvolta nell'oscurità.
Testo di Giovanni Falagario

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