lunedì 11 settembre 2017

I PREMI AI FILM A VENEZIA



IL LEONE MESSICANO
Il 74sima Mostra del Cinema di Venezia vede trionfare il regista messicano Guillermo del Toro. Il film premiato a Venezia si intitola "The shape of water". Una struggente storia d'amore fra due esseri assolutamente speciali. Una favola adulta che narra l'incontro fra due anime silenti. La storia d'amore di un uomo-pesce, chiuso in un acquario, e una donna delle pulizie sordo/muta. Una allegoria su come i sentimenti puri possano prevalere sui pregiudizi e sulle crudeltà che la società infligge a chi non vuole, non può, non riesce ad omologarsi. Una favola che ha commosso sia il pubblico che la critica che nella settimana fra 30 agosto 2017 e il 9 settembre hanno affollato il Lido di Venezia per assistere alla proiezione di centinaia di films. Il regista, commosso e orgoglioso per il premio dato alla sua opera, ha dichiarato: E' la prima volta che un regista messicano ottiene questo premio. Lo dedico a tutti i cineasti sudamericani che sognano di raccontare attraverso il fantasy. Poi ricorda il maestro italiano Sergio Leone a cui deve molto, perché è stato fonte di ispirazione. Insomma è la vittoria del "realismo magico" caratteristica di tutta la cultura latino americana. Il saper intrecciare elementi fantasy, per usare un termine della cinematografia anglosassone, con il racconto della realtà. Un'abilità narrativa che ha caratterizzato molti autori sudamericani, primo fra tutti il compianto scrittore colombiano, premio nobel della letteratura, Gabriel Garcia Marquez, a cui il film di del Toro deve molto del suo afflato etico e artistico. Ma la Mostra di Venezia ha anche presentato molti altri film interessanti. Il più impegnato politicamente ed eticamente è stato "Three biblboards outside edding, Missouri", una storia di razzismo ed emancipazione negli stati uniti degli anni '50. Una storia che racconta lo stato di segregazione razziale in cui vivevano i neri nelle contee sudiste degli Stati Uniti all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. In molti pensavano che vincesse il leone, il suo regista, invece, Martin Mcdonagh si è dovuto accontentare, si fa per dire, del Leone per la miglior sceneggiatura. Il film, però, ha i numeri giusti per far man bassa di Oscar. Gran premio della giuria all'Israeliano Samuel Moaz che con il suo film "Foxtrot" ha raccontato della difficile convivenza fra ebrei e palestinesi, con i risvolti tragici della guerra. Poi che dire della coppa volpi, il premio che spetta alla miglior attrice, alla magnifica Charlotte Rampling che a 71 anni ha ammaliato il pubblico con il suo personaggio "Hannah" guidata dal regista italiano Andrea Pallaoro, meritatissimo. Insomma il Festival del cinema di Venezia si chiude con un bilancio molto positivo. I film di altissimo livello sono stati tanti, non hanno sfigurato gli italiani, che si sono aggiudicati il premio orizzonti con la regista giovanissima Susanna Nicchioarelli che ha presentato il suo "Nico, 1988". E' stato un festival dedicato alle persone che vivono la difficoltà della vita e la sanno superare con la poesia e l'amore. Un festival che è riuscito a mostrare idee e poesia, prevalendo nei contenuti e nella qualità dei film sul più rinomato festival di Cannes. La chermesse della Costa Azzurra di primavera non era riuscita a mettere nel suo calendario film di livello uguale a quelli visti in questo periodo al Lido di Venezia. Una soddisfazione in più per l'industria cinematografica e per tutto il mondo culturale italiano.
testo di Giovanni Faralagario

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