DI MAIO: SI RIPARTE DAL "NO" AL REFERENDUM
"l'establishment italiano era tutto per il si" queste sono le parole di Luigi Di Maio, rilasciate oggi 25/06/2017, al quotidiano la repubblica: Il candidato premier del movimento Cinque Stelle ricorda la battaglia referendaria condotta insieme a Berlusconi e Salvini contro i poteri forti. Nell'intervista ricorda come tutta la classe dirigente italiana era per il "si", solo Lega Forza Italia e il Movimento Cinque Stelle erano per il "no" alla riforma costituzionale voluta dal Partito democratico di Renzi. Il popolo ha scelto Grillo, berlusconi e Salvini voltando le spalle all''estavlishment. Ha scelto Villa San Martino e non Cernobbio. L'una ricordiamolo è la villa di Berlusconi, l'altro è il luogo dove si ritrovano ogni anno degli economisti a chiacchierare, ops in convegno. Non stupisce che Di Maio rifiuti di considerare il miliardario Berlusconi come "establishment" e invece lo collochi dalla parte dei diseredati. Primo perché ricordare di avere avuto un compagno multimiliardario nella campagna elettorale per il "no" al referendum costituzionale non fa chic. Secondo perché è d'uopo considerare i ricconi paladini del popolo, mentre i plutocrati sarebbero altrove. La domanda da fare sarebbe: dove? Visto che, se c'è un complotto plutocratico, non sarebbe fuori luogo considerare il plutocrate Berlusconi parte del complotto. Comunque Silvio Berlusconi è il prototipo di miliardario dalla parte dei poveri, che ha avuto come emulo perfino l'attuale presidente americano Donald Trump. Quindi non sorprende che Di Maio lo consideri amico, guerriero anch'esso contro la plutocrazia. Il problema: è giusta l'analisi? E' giusto dire che una riforma della carta costituzionale, giusta o sbagliata che sia, sia la cartina di tornasole. Chi è dalla parte del "si", fosse anche il signor nessuno, il disabile senza lavoro, è il plutocrate e chi è dalla parte del "no", fosse anche il plurimiliardario Berlusconi è il paladino dei poveri e dei bisognosi? Non è una semplificazione troppo ardita? Magari fa effetto come slogan elettorale, ma non pone le basi dell'esclusione sociale su criteri peregrini. Chi è "si", è cattivo, chi è "no" è buono. Come se il referendum costituzionale fosse un lavacro che purifica da ogni peccato. Sarebbero allora mondi da ogni pena gli esponenti di Lega e Forza Italia condannati per lo scandalo Mose, solo perché hanno votato "no" al referendum costituzionale? Non farebbe parte dei "poteri forti" Galan o Mantovani indagati e condannati per il loro traffici di favori, solo perché si sono battuti per il "no" al referendum costituzionale? Si potrebbe prospettare un'alleanza con Lega dei rimborsi facili e delle mutande verdi solo perché si è battuta per il "no" al referendum? Io francamente spero di no.
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