martedì 19 settembre 2017

LO SVEDESE CHE SALVO' GLI EBREI



SALVO' GLI EBREI, UCCISO DAI RUSSI

L'ultima fase della vita di Raoul Wallenberg, diplomatico svedese, è ancora un mistero. Nacque a Liningo, una città della Svezia nel 1912, laureato in architettura fu mandato dal governo di Stoccolma a Budapest come diplomatico nel 1944. Perché mandarono un architetto a svolgere attività consolari nell'Ungheria sotto lo scacco nazista è anche questo un mistero. Quello che rende onore a Raoul Wallenberg è l'aver salvato in quegli anni 100mila ebrei dalla deportazione. Con uno stratagemma, falsificando passaporti, fece risultare decine di migliaia di esuli di religione ebraica come cittadini svedesi. Alcuni testimoni ricordano che Raoul si arrampicava addirittura sui vagoni dei treni in partenza diretti ai campi di concentramento per distribuire quei salvacondotti che avrebbero evitato a molti una tremenda morte. Insomma Wallenberg al pari di Shindler e del nostro Perlasca si sarebbe guadagnato il titolo di "giusto di Israele" e benefattore dell'umanità. Sappiamo che finita la guerra, vivo e libero, era ancora a Budapest mentre entrava nella capitale magiara l'armata rossa, trionfante. Poi di lui non si seppe più nulla. O meglio si sospettava che fosse finito nelle mani del kgb sovietico, ma non c'era alcuna conferma ufficiale. Nel 1947 un laconico comunicato del Cremlino informava la famiglia che Wellenberg era morto per cause naturali nelle prigioni sovietiche. Perché Raoul fosse stato arrestato, perché non fosse stato restituito il corpo, non venne mai fatto sapere da parte di Mosca, nonostante le perentorie proteste del governo svedese e della famiglia del diplomatico. Oggi che FSB, l'erede del KGB nella Russia di Putin, apre qualche fascicolo del passato, appare qualche documento che prova a far luce sulla complessa vicenda di Wallenberg. Sembra che lo stesso Stalin si sia interessato al diplomatico svedese, purtroppo per lui dobbiamo dire. Il dittatore sovietico considerava il giovane una pericolosa spia che avrebbe potuto compromettere gli equilibri nell'Europa Orientale. Anche Vjaceslav Molotov il terribile ministro degli esteri del Cremlino nutriva la stessa convinzione. L'ordine di uccidere il diplomatico svedese, dunque, sarebbe giunto direttamente dai vertici del potere comunista. Raoul sarebbe stato una delle tantissime vittime della paranoia stalinista che vedeva complotti e traditori in ogni angolo. Quello che dispiace è che un giovane che si era distinto per l'amore verso il prossimo, che si era impegnato a salvare vite umane dalla barbarie nazista, sia stato lui ucciso dal tremendo regime dittatoriale stalinista, a dimostrazione che qualsiasi dittatura è solo foriera di morte, di stragi e di dolore.
testo di Giovanni Falagario


Nessun commento:

Posta un commento