venerdì 1 settembre 2017

CRESCITA ECONOMICA (POCA) SENZA LAVORO



I CONTI CHE NON TORNANO
Il lavoro cresce, il prodotto interno lordo anche, ma il benessere sociale sembra che stenti a tornare. Sono molti gli italiani che vivono in uno stato di assoluta incertezza. Non si sa se si potrà mai avere un lavoro, se si è disoccupati. Non si sa se si potrà mantenere la propria occupazione, se per accidenti se ne ha una. Insomma il paese vive in uno stato di assoluta incertezza. I dati istat sono chiari, l'occupazione cresce, ma è precaria. Sono ancora tanti, tantissimi, i giovani che non lavorano e non studiano, che vivono in uno stato di sospensione che angoscia loro e le loro famiglie. Questo stato di cose non va affatto bene. Ed è un dato di fatto che l'Italia, dopo la crisi del 2008, solo oggi è riuscita a raggiungere la stessa ricchezza che aveva negli anni precedenti al crac mondiale. E' una crescita troppo lenta, rispetto anche a tutti gli altri paesi, che ha effetti devastanti soprattutto nei settori sociali più deboli, che hanno visto via via venir meno tutti i "paracadute sociali" che potevano tutelarli. Bisogna fare qualcosa. Bisogna fare in modo che la ripresa economica si trasformi in opportunità per tutti, bisogna che i soldi che circolano nel paese diventino strumento per creare lavoro, diventino un modo per moltiplicare i servizi, soprattutto sociali, che creano ricchezza e, vivaddio, benessere per tutti. Un benessere che non vuol dire spreco, ma vuol dire poter spendere di più e meglio per la salute, per accrescere la propria conoscenza, per poter conciliare svago e apprendimento. Perché ormai è certo l'unico modo per affrontare le grandi sfide che ci aspettano nel futuro è rendere competitivi ogni cittadino di questo paese, senza lasciare indietro nessuno. La sfida è questa. Il modo per vincerla spetta alla politica e alla società trovarlo. Reddito di cittadinanza, politiche inclusive, spetta trovare il bandolo della matassa e sbrogliarlo per poter rovesciare il trend è creare più lavoro e non lasciare fuori dai giochi coloro che, più deboli meno competitivi, oggi lo sono. Si cresce, ma tutti insieme. L'esempio è proprio il Meridione in cui una politica e una cultura dell'inclusione non è diffusa, in cui si preferisce mettere ai margini chi non ce la fa, risultato: il meridione è la realtà più povera del paese.
testo di Giovanni Falagario

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