UNIVERSITA': SCANDALO ABILITAZIONI
Fu un'innovazione voluta dall'allora ministro dell'istruzione e Università Mariastella Gelmini. Fu il fiore all'occhiello del governo Berlusconi, di cui il ministro faceva parte. Il procedimento per abilitare all'insegnamento universitario doveva battere il privilegio e il nepotismo. Basta con i privilegi, tuonò il governo allora di Forza Italia e Lega, da ora in poi le università funzioneranno come le aziende. E infatti a distanza di un decennio le università funzionano come le aziende (aggiungiamo a conduzione familiare). Le commissioni universitarie che abilitano all'insegnamento, volute dalla Gelmini, sono diventate uno strumento per mettere in cattedra figli, mogli e nuore. Come in fininvest Berlusconi dà le redini del comando ai suoi pargoli, così nelle università i docenti lasciano in eredità ai propri figli le cattedre. E' lo spirito imprenditoriale entra nelle aule universitarie. A parte i paradossi, rimane il dato che le commissioni di abilitazione all'insegnamento universitario non hanno dato buoni risultati. Invece di premiare coloro che hanno un curriculum adeguato al ruolo che dovrebbero svolgere, premiano i cosiddetti "figli di". A nulla è servita la "incompatibilità parentale", cioè il divieto di lavorare nello stesso dipartimento universitario per i consanguinei. Lo scambio di favori, tu piazzi mio figlio qui, io piazzo tua figlia lì, ha permesso che fossero elusi tutti i controlli. Quello che ha fatto saltare il banco, almeno così si spera, è la denuncia di un aspirante docente, bocciato dalla commissione dell'università di Firenze. Questo dottore, che si era formato in Italia, prima, e poi in Inghilterra, poteva sfoderare una serie immensa di pubblicazioni e attestati scientifici, insomma è un vero e proprio luminare del suo campo d'insegnamento. Questo "cervello" non ha avuto l'abilitazione, scalzato da colleghi che la commissione di Firenze reputava più degni. Il ricercatore ha fatto un esposto alla magistratura, e questa ha aperto un indagine, che coinvolge addirittura un ex ministro della Repubblica, nonché docente universitario in pensione, Augusto Fantozzi, che comunque si dichiara estraneo ai fatti. Ora la procura di Firenze ha mandato alcuni avvisi di garanzia ai baroni universitari. Raffaele Cantone, presidente dell'autorità anticorruzione, dichiara di volere approfondire la questione e di portare trasparenza e integrità in ambito universitario. Il mondo della formazione scolastica e universitaria italiana è scosso. Ancora una volta c'è stato un duro colpo che mette in discussione la sua credibilità.
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