giovedì 30 novembre 2017

PERICOLO NORDCOREANO

INCUBO NUCLEARE
Martedì scorso, 28/11/2017, la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico intercontinentale. Il vettore ha compiuto un percorso che lo ha condotto a cinquemila chilometri di altezza, superando l'altitudine in cui orbita la stazione spaziale europea, per poi dirigersi verso le coste giapponesi, inabissandosi nel mare poco distante dai confini territoriali nipponici. Un vettore di tale potenza potrebbe giungere anche sulle coste americane, è la sentenza che hanno emesso gli esperti di balistica che fanno capo alla Casa Bianca. Insomma membri del governo Trump hanno ammesso che il suolo degli Sates potrebbe essere colpito da ordigni nucleari. Il dittatore Coreano Kim Jong-un si fa vanto di aver condotto la propria nazione nell'alveo delle potenze nucleari. La tecnologia Nord Coreana è in grado di produrre missili a testata nucleare intercontinentali. Come reagire di fronte alla provocazione di Pyongyang. Davanti ai toni trionfalistici che provengono dalla capitale asiatica, Washington appare cauta, il presidente Trump dice che tutto si risolverà al meglio, che una soluzione al pericolo nucleare che incombe si troverà. Un messaggio che vorrebbe rassicurare soprattutto gli alleati locali: Giappone e Sud Corea i primi ad essere minacciati dalla prevaricante azione intimidatoria di Kim. Intanto si prova a coinvolgere la Cina nel processo volto a indurre la Corea del Nord a rinunciare al suo disegno nucleare. Pechino ufficialmente si è schierata con gli Stati Uniti e biasima l'escalation nucleare coreana, ma allo stesso tempo teme che un eventuale indebolimento di KIm Jong-Un priverebbe la Cina di un alleato fondamentale in Asia, l'incubo sarebbe vedere una Corea unita e sotto la sfera statunitense. In questo contesto non sembra la Cina disposta a chiudere ogni rapporto con la Corea. Anzi, nascostamente, è probabile che continui a fornirgli i mezzi necessari alla sopravvivenza dello stato. A questo punto ogni scenario è possibile. Potrebbe anche prospettarsi l'idea che il consesso delle nazioni accetti che il Nord Corea entri di diritto nel "club delle nazioni con la bomba", questo vuol dire che Kim potrebbe considerarsi pari di politici come il presidente francese, Macron, il primo ministro inglese, May, e perfino il presidente Russo Putin e lo stesso Donald Trump. Questo sarebbe il vero obbiettivo di Kim che avrebbe il merito storico di aver reso la propria nazione una grande potenza, ma se si arrivasse a questo i pericoli per l'umanità sarebbero ancora maggiore, un dittatore convinto di essere padrone dei destini del mondo e in grado di dettare l'agenda politica mondiale potrebbe veramente portare il mondo all'olocausto nucleare.
Testo di Giovanni Falagario

mercoledì 29 novembre 2017

NAZISKIN IRROMPONO IN UN CENTRO ACCOGLIENZA



LA LIBERA' DI PAROLA
Ieri, 29/11/2017, un gruppo di persone sono entrate nel Chiostro di Santa Eufemia a Como. In questo luogo, un tempo luogo di culto ed eremo, vi opera un'associazione di volontariato che si occupa di attività teatrali e di inserimento nel tessuto sociale dei migranti. Il gruppo di persone che ieri è entrato all'interno del chiostro fa parte di un'associazione culturale e politica denominata "naziskin". I rappresentanti di questo gruppo politico si sono introdotti nel chiostro di Santa Eufemia per esprimere il profondo dissenso verso l'operato dei volontari comaschi. Hanno chiamato i volontari: traditori dell'Italia e degli italiani, perché il loro operato agevolerebbe l'invasione straniera del suolo italico. Non hanno commesso alcun atto di violenza fisica. Si sono limitati a leggere un comunicato di profondo biasimo per coloro che sono solidali verso chi non ha sangue italiano. A coloro che hanno criticato la scelta dei naziskin di irrompere nel chiostro, la destra ha fatto notare che la loro azione è stata del tutto pacifica, nessun atto violento è stato compiuto. L'ondata, a dir loro pretestuosa, di indignazione è invece manifestazione di uno spirito autoritario e indemocratico che caratterizza i "comunisti", come sono chiamati coloro che svolgono attività di solidarietà e di supporto agli strati sociali emarginati. Ovviamente la frecciata dei naziskin è verso quell'universo del volontariato, soprattutto cattolico, che si adopera per l'integrazione sociale dei migranti, dei disabili e di tutte quelle fasce sociali che la destra considera subumani, come diceva Hitler, il grande ispiratore dei movimenti che oggi si chiamano "sovranisti". Da un certo punto di vista hanno ragione. Non si può e non si deve togliere la parola a nessuno. Chiunque ha diritto ad esprimere le proprie idee. Io che scrivo devo fare autocritica. Spesse volte ho rappresentato l'anelito ad essere solidale quasi come se fosse un dovere civico, una imposizione legale. Ovviamente non è così. La solidarietà è una scelta. La si può non fare. Quindi è giusto che i naziskin come molti liberi cittadini esprimano l'avversione profonda verso l'opera d'inclusione sociale che fa la chiesa nei confronti di tutti i denominati "diversi". detto questo rimane la convinzione che scegliere l'inclusione sia l'opzione morale da compiere. Criticare chi aiuta l'altro, come hanno fatto i naziskin, è magari lecito, è magari un esercizio di diritto di parola, ma è moralmente deprecabile, chi vi scrive rimane convinto che per costruire una società migliore è necessario che ci siano uomini e donne che si prendano cura dell'altro, come fanno a Sant'Eufemia i volontari che accolgono i migranti, come fa chi ogni giorno aiuta i disabili e i più deboli
Testo di Giovanni Falagario

LEGGE SUL FINE VITA

DIGNITA'
La legge sul "fine vita" sarà approvata in questa legislatura? E' la domanda che si fanno coloro che vorrebbero decidere del proprio destino terreno nel caso malaugurato in cui dovessero trovarsi in una situazione di incoscienza e immobilità a causa di una malattia che irreversibilmente li dovesse condurre alla morte. Vivere degnamente la vita, vuol dire anche affrontare la morte senza dover far fronte a situazioni che rendano impossibile compiere scelte fondamentali alla vita, quale ad esempio nutrirsi. L'idea che colui che non è in grado di sostentarsi autonomamente, possa essere libero di optare per la rinuncia al cibo è uno dei punti fondamentali della legge. Chiariamo non si tratta di rinunciare ad essere imboccati, se non in grado di alzare il braccio, ma si tratta di rinunciare a nutrirsi quando questo non è più un gesto naturale, ma è un obbiettivo raggiungibile solo attraverso dolorosi e invasivi interventi chirurgici, quali l'innesto di "sondini" o altro. In questi casi la nutrizione può essere equiparata a una terapia medica, di conseguenza il paziente ha il diritto di scegliere, quando è ancora cosciente, di avvalersi o meno di questa tecnica in caso di malattia allo stato terminale. Sceglie o meno di che il proprio corpo sia oggetto di una cura che tiene in funzionamento le funzioni vitali, anche in caso di incoscienza è uno dei diritti più importanti che ha l'essere umano. Essere libero di decidere della propria vita fino all'ultimo alito è uno dei diritti fondamentali che sono dell'essere umano. Questa legge che regolamenta e protegge questo diritto deve essere approvata. Anzi è da fin troppo tempo che si attende che venga approvata. Sappiamo che la destra è contraria alla vita umana come strumento di esplicitazione dell'essere. Matteo Salvini ha detto, in tono sprezzante "Non mi occupo dei morti" a indicare che questa legge è assolutamente estranea alla sensibilità di Forza Italia e Lega. Ricordiamo la scelta del governo Berlusconi di alcuni anni fa, a nome di lega e Forza Italia, di operare per fare in modo che Ilaria Iglaro e Piergiorgio Welby non potessero scegliere di interrompere la loro vita, avvenne nel 2006. le parole di Salvini di oggi sono in continuità con "lo spirito del '94", con il pensiero della destra che è da sempre indifferente verso le altrui sofferenze fisiche. La priorità dei tanti elettori di Lega e Forza Italia non è dare una morte dignitosa a chi soffre, ma dare una possibilità di emancipazione alle vittime dei giudici. Il pensiero va a Berlusconi, vittima di una persecuzione giudiziaria, di una legge ingiusta che esclude dal parlamento chi non paga le tasse. Questi sono i vivi di cui chi vota lega e Forza Italia ha cuore. Salvini ha tutto il diritto di rivendicare gli obbiettivi della lega, sappiamo che si batterà per aiutare tutti gli evasori fiscali come Berlusconi. Però vorremmo tanto che desse la possibilità a chi vuole di scegliere del proprio destino terreno. Vorremmo tanto che il governo di sinistra riesca ad approvare questa norma di dignità, prima che la prossima legislatura, a guida forza leghista, pensi a condoni fiscali, depenalizzazioni di reati e quant'altro.
testo di Giovanni Falagario

domenica 26 novembre 2017

LE LETTURE CHE SEGNANO LA VITA



I LIBRI DEL CUORE
I libri che abbiamo sulla nostra scrivania o sul nostro comodino sono quelli che leggiamo al momento. Il nostro rapporto con loro è frutto di una infatuazione fugace. Abbiamo letto una recensione sul giornale, i modi ruffiani del giornalista ci hanno indotto ad avere una leason con il libro decantato. Ci approcciamo con entusiasmo a una lettura che promette nuove scoperte nuove rivelazioni. E' lì, quel libro, è accanto a noi, finalmente abbiamo la possibilità di capire il mondo. Se la letteratura mondiale, la filosofia, il pensiero umano ha preso una certa strada è in quelle pagine che potremo capirne il motivo. O magari quel libro ci ha catturato promettendoci una trama avvincente, un romanzo capace di raccontarci il grande amore, o la più mirabolante delle avventure. Spesse volte questi romanzi ci tradiscono, questi saggi ci abbandonano, sembrano prometterci il mondo ma alla fine non ci offrono nulla che possa arricchire le nostre menti e i nostri cuori. Ci sentiamo traditi da un amante che ci prometteva la disvelazione di ogni angolo del piacere e invece è lì che russa accanto a noi in un letto che non vorremmo più condividere. Il libro del cuore è un altro, magari è dimesso, magari ci è stato imposto da una maestra petulante, quanto ragazzini andavamo a scuola. Magari lo abbiamo aperto per la prima volta con un senso di nausea. Magari abbiamo pensato: non lo finirò mai. Invece ci siamo tuffati nella lettura, ci siamo infatuati di uomini e donne che non sono più personaggi romanzeschi, ma nostri compagni di vita. Abbiamo amato ogni cosa di quei romanzi, una virgola posta a cesura di un pensiero meraviglioso. Un punto che chiuse un'avventura perigliosa ci fa sentire la vertigine della bellezza. Quei libri, letti, magari non rimangono sul comodino, fisicamente prendono posto in una libreria polverosa, o meno dipende da noi, ma quello che conta è che il loro contenuto continua a far vibrare le nostre corde sentimentali, continua ad arricchire i nostri cuori, quella eroina quell'eroe, narrato, rimarrà per sempre nostro modello di vita, in positivo, ma anche in negativo, perché ci sono tanti personaggio meravigliosamente malvagi nella letteratura. Ogni tanto, per sentirci meglio, prendiamo i nostri libri del cuore, leggiamo di Madame Bovarie e di Eugene Grandet, di Votren e di Adso. E' la bellezza della letteratura riprende a farci palpitare il cuore.
testo di Giovanni Falagario

AMORE E POESIA

BACIAMI
“Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
Hai quindici anni ne ho quindici anch’io
In due ne abbiamo trenta
A trent’anni non si è più ragazzi
Abbiamo l’età per lavorare
Avremo pure diritto di baciarci
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Baciami!”
Alda Merini

MANIFESTAZIONE DELLE DONNE CONTRO LA VIOLENZA



NON UNA DI MENO
Ieri, 25/11/2017, in molte piazze del mondo si sono radunate donne, uomini, giovani il loro scopo è dire "no" alla violenza perpetuata ai danni del genere femminile. "Non una di meno" è un modo per dire che non è accettabile che si possa perdere la vita, perché donna e vittima della violenza prevaricante maschile. Non ci deve essere mai più "una di meno" sulla faccia della terra uccisa da un maschio. Il movimento è nato in Argentina. Dagli inizi del secondo decennio del millennio un gruppo di donne Sudamericane si stanno battendo contro la violenza di natura sessuale ai danni delle donne e dei piccoli. Questo sforzo ha prodotto un'ondata di adesioni in tutto il pianeta. Ieri a Pizza Della Repubblica,Roma, hanno sfilato tante donne che vivono nel nostro paese raccogliendo l'appello che è planetario. Un successo senza precedenti, le donne si sono ritrovate per chiedere dignità. Lavoratrici, studentesse, intellettuali, madri hanno chiesto di poter vivere pienamente la propria vita. Un modo per provare a cambiare lo stato delle cose. Un realtà che vede le donne oggetto di violenza e di ricatti. Ormai è all'ordine del giorno leggere le cronache che raccontano di donne oggetto di ricatti sessuali, vuoi avere un ruolo sociale, sottomettiti. Ma non è solo il ricatto, ogni giorno le donne subiscono stupri, violenze, sono uccise. E' ora di dire basta, di gridare con forza che ogni essere umano, a prescindere dal genere a cui appartiene, è un bene prezioso per ciò che riesce a esprimere la propria intelligenza e la propri sensibilità. L'umanità diviene migliore se riesce a bandire la violenza da quello che il rapporto sentimentale più importante, quello che unisce una donna a un uomo. Imparare a gestire i rapporti fra generi in maniera serena, in maniera tale da superare gli scontri e i litigi utilizzando solo il dialogo e non le mani, è il modo ottimale per evitare che ci siano i cosiddetti "femminicidi", neologismo che designa, forse in maniera impropria e non bella, gli omicidi ai danni delle donne legati alla sete prevaricante di un maschio dominatore, o meglio che si auto designa come tale. Che dire? Ci auguriamo che non ci sarà mai più una di meno.
Testo di Giovanni Falagario

venerdì 24 novembre 2017

BASTA VIOLENZA CONTRO LE DONNE



NON UNA DI MENO
Il movimento "non una di meno" nasce in Argentina nel 2015. Un appello fatto da giornaliste e donne di cultura della nazione Sudamericana invitava a fermare la violenza maschile perpetuata ai danni delle donne. "Non una di meno" voleva dire che nessuna donna deve essere uccisa, non è ammissibile perdere una sola persona alla vita per la brama di dominio del genere maschile. In Argentina quest'appello ha prodotto un vero e proprio movimento di massa. Manifestazioni oceaniche si sono tenute a Buenos Aires e in altre città latinoamericane. Basta con gli stupri! Basta con le morti di donne che avevano semplicemente detto "no". Questo movimento è maturato. Ha assunto una veste internazionale. "Non una di meno" era il gruppo di donne che in Polonia, appena qualche mese fa, manifestava contro le leggi scioviniste e maschiliste del governo di destra che presiede i palazzi di Varsavia. "Non una di meno" è lo slogan che riecheggia nelle strade degli Stati Uniti contro il prevaricante maschilismo che caratterizza gli studios delle major cinematografiche. "Non una di meno" è sbarcata anche in Italia. Nel nostro paese la cronaca ci mostra quotidianamente come il "femminicidio" sia un reato diventato, purtroppo, comune. Troppe donne in Italia, subiscono stupri, ricordiamo i tragici fatti avvenuti quest'estate sulle spiagge di Rimini: una turista polacca è stata selvaggiamente stuprata dal "branco". Ma non è solo questa la violenza. Ogni giorno all'interno delle mura domestiche le donne vengono picchiate, torturate, violentate da coloro che dovrebbero essere i loro compagni di vita o i loro familiari. Bisogna porre un termine a tutto ciò. Bisogna reagire a questa cultura del male che ha come vittima il genere femminile. L'intera umanità può veramente costruire un mondo migliore solo se riuscirà a rendere il rispetto e la convivenza pacifica fra i generi un costume diffuso e prevalente in ogni ambito sociale, fino a sradicare ogni otto barbaro.Per questo motivo è doveroso partecipare alla manifestazione che si terrà a Roma domani 25 Novembre. Ricordiamo che chi vorrà partecipare si incontrerà alle 14 00 in Piazza della Repubblica per avviare un corteo che si dipanerà lungo le strade della capitale. Sarà composto prima di tutto da donne, che intendono rivendicare il loro sacrosanto diritto a una vita senza violenza, e da uomini che intendono dimostrare che si può dire "no" al maschilismo e alla violenza pur essendo maschi.
Testo di Giovanni Falagario

SCALFARI IL BERLUSCONIANO



NEMESI
La storia si vendica. Eugenio Scalfari da sempre nemico e antagonista di Silvio Berlusconi è accusato di berlusconismo. Tutto parte da una intervista del giornalista rilasciata a Floris sulla 7. Scalfari avrebbe detto che sarebbe auspicabile un governo Berlusconi, se si tratterebbe di scegliere fra l'ex cavaliere e Di Maio. Ora è chiaro che un ritorno in campo di Silvio Berlusconi è possibile. Chi vota Lega e Forza Italia attende con ansia la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo che potrebbe stabilire che chi evade le tasse ha il diritto di sedersi sugli scranni parlamentari, ridando la possibilità a Silvio Berlusconi di tornare in parlamento. Alla luce di questo fatto Scalfari, con obbiettività, non esclude che l'alternativa sarebbe fra un governo con Berlusconi che comprenderebbe quasi tutto l'arco costituzionale e un governo Cinque Stelle( che in realtà non avrebbe la maggioranza nei parlamento), visti i sondaggi che danno il Partito Democratico a picco. Eugenio Scafari considera una iattura il concretizzarsi dello "spirito del '94", il programma politico che accomuna da quasi venticinque anni Lega e Forza Italia, che ha come fine tutelare gli evasori fiscali e i tangentisti. Non si può nascondere il fatto che invece la stragrande maggioranza degli elettori non la pensa come lui. Il voto in Veneto per il referendum autonomista è stato anche un gesto di solidarietà verso i rappresentanti della destra veneta condannati perché hanno chiesto soldi a imprenditori e ingegneri per finanziare i propri partiti in cambio degli appalti del MOSE (il progetto di dighe per difendere Venezia dalla marea). Queste persone voteranno domani Berlusconi e Salvini, come oggi hanno votato "si" per il referendum autonomista indetto dalla regione. Per questo motivo, per la solidarietà che chi vota destra ha nei confronti di persone colpite dalla magistratura, solo perché non pagano le tasse,Scalfari non vede alcuna alternativa a un dialogo con Forza Italia, in un quadro di ingovernabilità. Berlusconi, poiché amato e votato, non sembra in procinto di lasciare la scena politica. Se si potesse ricandidare alle elezioni riavrebbe il consenso necessario per essere il dominus della politica italiana. Questo ha voluto dire Eugenio Scalfari, ma la nemesi delle parole lo ha reso, agli occhi della propaganda politica, come il complice del suo più atavico nemico dialettico: Silvio berlusconi.
testo di Giovanni Falagario

giovedì 23 novembre 2017

CONDANNATO IL BOIA DI SREBRENICA



NON DIMENTICARE SREBRENICA
E' 11 luglio 1995. Sebrenica è una città della Bosnia. Siamo in piena guerra civile. Gli ortodossi sono guerra con le comunità musulmane e cattoliche bosniache. E' una guerra sanguinosa, la prima avvenuta in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. I Croati, I serbi e i mussulmani di Bosnia si affrontano in uno scontro sanguinoso. A Sebrenica avviene l'indicibile, L'esercito serbo di Bosnia uccide tutti gli uomini di eta superiore ai 14 anni. Una decisione presa per compiere una vera e propria pulizia etnica. Si vuole cancellare dall'Europa la millenaria presenza mussulmana. I Balcani non devono avere più fra i loro abitanti credenti nella fede di Maometto. Chi conduceva l'operazione è il generale Ratko Mladic. Figlio di un combattente per la libertà. Il padre era stato partigiano morto durante l'occupazione nazifascista dei Balcani. Mladic si rivela un assassino senza scrupoli. Non esita a guidare i suoi uomini mentre fucilavano o battevano poveri inermi civili. L'esito di questa brutale azione è la morte di 8372 persone. I corpi di ben 6930 uccisi non sono stati mai identificati. Dopo vent'anni arriva la sentenza del tribunale dei diritti dell'uomo dell'Aia. Il tribunale, voluto dall'ONU per condannare coloro che si macchiano di crimini contro l'umanità, dopo ventidue anni dai fatti tragici di Sebrenica a finalmente condannato all'ergastolo colui che ha ordinato di versare sangue innocente, Mladic. Questi era riuscito a evitare il carcere, grazie alla complicità della repubblica Serba, che si è sempre rifiutata di consegnare il vile aguzzino alla giustizia internazionale. Nel primo decennio del terzo millenni Mladic amava farsi inquadrare dalle TV mentre partecipava a manifestazioni pubbliche, in particolare partite di calcio internazionali, libero e senza alcuna restrizione personale. Oggi che è stato catturato e portato davanti al tribunale dei diritti dell'uomo. Questo successo è da attribuire alla tenacia del giudice svizzero, Carla Del Ponte, che fu stretta collaboratrice di Giovanni Falcone nel filone di inchiesta portato avanti dal giudice palermitano nei primi anni '90 per scoprire i conti bancari dei mafiosi. Ratko Mladic, settataquattrenne durante le sedute del processo che lo vede imputato, racconta delle sue malattie cardiovascolari per impietosire i giudici. Rimane il fatto che la giustizia ha fatto il suo corso. La sentenza è giunta ieri 22/11/2017. Dovrà scontare l'ergastolo per il sangue versato. Noi, testimoni attoniti, dobbiamo ricordare che in Europa è stato possibile un genocidio a cinquantanni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli europei nel 1945 si erano ripromessi che sul suolo del Vecchio Continente non sarebbe mai più stato versato sangue, invece una guerra ha dilaniato il cuore dell'Europa allora, e altre ce ne sono state in seguito (in Ucraina ad esempio). E' nostro dovere impegnarci affinché non avvenga più una cosa del genere. E' nostro dovere adoperarci per costruire una società e una comunità di stati in pace. Per questo motivo non dobbiamo dimenticare Srebrenica. Non dobbiamo dimenticare che se abbassiamo la guardia il male può prevalere, il sangue innocente può essere ancora versato. Bisogna che chi ha commesso quei crimini paghi, che chi è stato complice di Mladic ed è ancora in libertà sia messo davanti alle proprie responsabilità. Se l'Europa intera non prenderà coscienza dell'orrore che si è compiuto non potrà mai assumere quegli anticorpi necessari per scongiurare altri genocidi.
testo di Giovanni Falagario

IL FILM: LA SIGNORA DELLO ZOO DI VARSAVIA

LA SALVEZZA NELLO ZOO
Esce nelle sale italiane il film "La signora dello zoo di Varsavia". E' frutto di una coproduzione inglese, americana e della Repubblica Ceca. Ha collaborato alla realizzazione del film anche la Polonia. La pellicola narra della storia vera di Antonina e Jan Zabinski. Due sposi che ebbero un ruolo fondamentale durante la seconda guerra mondiale nel salvare alcune centinaia di ebrei dai lager nazisti. Jan era un famoso zoologo. La sua fama di scienziato gli aveva fatto conseguire la carica di direttore dello zoo di Varsavia, uno dei più rinomati e famosi in Europa. Durante l'occupazione nazista i tedeschi avevano portato in Germania gli animali più preziosi e rari conservati nello zoo. Di fatto Jan dirigeva un'istituzione che aveva perso, assieme agli animali, la sua stessa ragion d'essere. Ma la vita non termina. Decurtato del lavoro, Jan, assieme alla moglie Antonina, sposano la causa della libertà. Decidono di salvare vite umane. Le gabbie, vuote, diventano luoghi in cui nascondere persone che altrimenti sarebbero destinate alla deportazione. Per tutta la guerra, correndo gravissimi pericoli, Antonina e Jan nascondono rifugiati che poi fuggiranno, grazie all'organizzazione partigiana, in lidi sicuri, nella neutrale Svezia o in Inghilterra. Insomma è una storia di solidarietà e di orgoglio, una storia di riscatto davanti alla crudeltà nazista che voleva soffocare ogni anelito di umanità, sottoponendo a indicibili torture tutte le popolazioni a lei sottomesse. La dimostrazione che uno sforzo solidale e collettivo può anche combattere il lordume nazista. Due persone, senza armi e senza potere, sono riuscite a farsi beffe della macchina burocratica e bellica più potente dell'epoca. Sono riusciti a nascondere al perfido occupante uomini e donne, che se lasciati ai soldati germanici avrebbero sicuramente incontrato una morte terribile. La solidarietà, l'umanità è un bene prezioso. Anche nei momenti più bui della storia alcune donne e alcuni uomini sono stati capaci di compiere azioni benefiche per il proprio prossimo. Dobbiamo sempre ricordarci di questi gesti, sentendoci grati verso queste persone, e cercando di fare nostro il loro spirito di fraternità, così da poter anelare a una società migliore, anche oggi in cui i pregiudizi e le tensioni sociali sembrano riportarci al razzismo che ha prodotto il regime di Hitler.

testo di Giovanni Falagario

mercoledì 22 novembre 2017

ASLI EDORGAN

ASLI EDORGAN

Asli Edorgan è una scrittrice turca. Ha scelto di non rimanere silente davanti ai soprusi che avvengono nel suo paese. Ha raccontato sui giornali di Ancara e Istanbul dei soprusi operati dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, che sta governando con pugno di ferro il paese. Il regime turco sta compiendo una vera opera di repulisti. Sta mettendo in galera tutta la classe dirigente e intellettuale che non condivide le posizioni del partito al governo "il partito per la giustizia e lo sviluppo". La giornalista, che è solo omonima del capo della Turchia, per la sua voglia di denunciare il governo dispotico è stata messa sotto processo. Apertasi l'inchiesta nei suoi confronti, quale sobillatrice, è stata  tradotta in carcere, ove è stata soggetta a diverse torture e sevizie. Messa in libertà, in attesa di processo. è in Italia, a Roma, ove in una Lecrtio Magistralis, tenuta a Roma università tor Vergata ieri 21/11/2017, ha raccontato la sua esperienza di intellettuale recluso per aver espresso le proprie convinzioni. Asli Edorgan ha ricordato il valore della libertà. Ha rivendicato il diritto di ogni essere umano di impegnarsi senza sosta per rivendicarla. Ha ricordato che l'umanità non può accettare che un governo soffochi il proprio popolo, come sta facendo il governo turco. La scrittrice ha invitato la comunità degli stati e i cittadini del mondo a fare pressione affiché il governo di Ancara rinunci alla sua politica repressiva. La Turchia deve tornare un paese democratico, in cui la libertà di pensiero è rispettata. 

testo di Giovanni Falagario

CARCERI VENEZUELANE



SCRITTI DAL CARCERE
Leopoldo Lopez è un intellettuale Venezuelano. Da tempo denuncia con forza i soprusi della dittatura di Maduro. Ricordiamo che in Venezuela di fatto non ci sono più diritti democratici. Il regime politico è di fatto una dittatura di sinistra, con riferimenti al comunismo e al leninismo. Il presidente Maduro è un despota che ha accentrato a sé tutti i poteri, facendo diventare la Repubblica Venezuelana uno stato in cui c'è un regime autocratico. Nel 2014 Lopez ha denunciato questo stato di cose. A causa del suo impegno politico e sociale è stato condannato a quattordici anni di carcere. La giustizia del suo paese l'ha reputato colpevole di "istigazione a delinquere", considerandolo responsabile di aver incitato a manifestare la popolazione civile contro il governo e conseguentemente di aver fomentato gli scontri far polizia e manifestanti. Ovviamente Lopez non è colpevole di nulla. Ha solo svolto il suo ruolo di intellettuale, che denuncia il malgoverno e i soprusi. Ha denunciato le storture prodotte da Chavez, il predecessore di Maduro, perpetuate dall'attuale capo del governo. La popolazione civile venezuelana, stanca della dittatura e di una crisi economica che sta mettendo in ginocchio il paese, ha semplicemente espresso liberamente il suo pensiero scendendo in piazza. Gli atti di violenza, come dimostrano i resoconti delle testimonianze portate da fonti imparziali, sono stati compiuti dalla polizia e dall'esercito pro Maduro. Oggi viene pubblicato anche in italia un libro di Lopez intitolato "Chi si stanca perde". La casa editrice è la Marsilio. Questo testo è stato scritto in carcere. I fogli in cui l'autore componeva il suo pensiero sono stati portati fuori dal luogo di reclusione clandestinamente. I familiari dell'intellettuale, profittando dei pochi colloqui che la polizia permetteva, nascondevano nei propri abiti i preziosi fogli. Sono racchiuse analisi lucide sullo stato delle cose in Venezuela. Lopez, convinto cattolico, esprime la propria convinzione che l'unico strumento per uscire dalla crisi e dallo sfacelo sociale è intraprendere la via della riscoperta della libertà e dei valori democratici.A causa della folle politica di Maduro il Venezuela sta vivendo una carestia senza precedenti. Le medicine sono introvabili. Perfino il cibo ormai scarseggia. L'economia ormai è gestita dai narcotrafficanti che stanno facendo lauti guadagni grazie a uno stato che, pur rimanendo a loro nemico, almeno non è corrotto, non riesce a tenergli testa. Lopez indica la strada per uscire dallo stallo. Propone un immediato ritorno alle urne. Chiede un governo di unità nazionale che metta al centro i problemi sociali del paese. Chiede che sia al più presto garantita la libertà di pensiero e di parola. Dal carcere un messaggio di speranza, che la comunità intellettuale internazionale sta appoggiando con viva determinazione. Il Venezuela può intraprendere una pacifica strada verso la democrazia, è quello che si augura Lopez e che ci auguriamo tutti.
testo di Giovanni Falagario

martedì 21 novembre 2017

TRAMONTO DELLA MERKEL?



LA MERKEL AL BIVIO
La Germania non riesce a darsi un nuovo governo. Dopo le elezioni del 24 settembre 2017, che hanno visto anche in Germania il trionfo dell'estrema destra populista, il partito dei Cristiano Sociali ha di fatto perso l'egemonia. Pur rimanendo il primo partito tedesco, il movimento della Merkel non riesce più a coinvolgere altre forze politiche nella formazione del goberno. I social democratici, guidati da un sempre più frustrato Martin Shulz, dopo la cocente sconfitta elettorale che li ha visti arrivare al minimo storico dei consensi, hanno scelto di rimanere all'opposizione. Il governo Grigio/ verde, cioè il frutto di un accordo fra Merkel, i verdi e i liberali, non riesce a nascere, troppo forti sono i motivi di contrasto fra gli ambientalisti, notoriamente sensibili non solo a tematiche ecologiste ma anche di sinistra, e i liberali, invece orientati apertamente a destra. In questo momento la Germania è senza un governo. L'unica via percorribile, a rigore di logica, sarebbero nuove elezioni. Per sciogliere il parlamento però la via è tortuosa. La Legge Fondamentale tedesca, così si chiama la costituzione in Germania, impone che il presidente della repubblica affidi alle camere questa scelta, infatti il Bundestang è chiamato a votare per tre volte il cancelliere uscente, in questo caso la Merkel, e solo alla terza tornata, se non c'è la maggioranza assoluta che elegge il nuovo cancelliere, può autorizzare il presidente della Repubblica Federale a sciogliere anticipatamente le urne, sempre se non ci siano possibilità che si formi un governo di minoranza. Una procedura lunga e complessa che è finalizzata ad evitare colpi di mano, come avvenne negli anni '30 quando Adolf Hitler, con la complicità dell'allora presidente della Repubblica Tedesca Heidenburg, fece sciogliere le camere e indisse elezioni politiche che gli permisero di prendere il potere. Insomma la Germania è attualmente senza governo. La crisi della Germania mette in discussione anche alcuni assetti italiani. Sappiamo che Berlusconi e Salvini hanno puntato molto sulla Merkel, affinché facesse pressioni sulla Corte dei Diritti dell'Uomo per restituire il posto di senatore al cavaliere decaduto dalla carica a seguito della legge Severino. Forza Italia è rimasta nel Partito Popolare Europeo per conseguire questo fondamentale obbiettivo. La tesi della destra italiana è semplice. Essere senatore o deputato è uno strumento fondametale di difesa dalla legge. Chi come Berlusconi, indagato, chiede il voto, lo fa per avere le tutele parlamentari. La Legge Severino le annulla proprio quando il deputato ne avrebbe più bisogno. Insomma la destra italiana considera le elezioni al parlamento come uno strumento di difesa dell'imputato davanti ai giudici, una tesi che la Merkel non condivideva per la sua Germania. In Germania, infatti, la carica pubblica è vista come un servizio al popolo, non come uno "diritto difensivo", ma pur di lasciare Forza Italia nel PPE era disposta a concedere questa stravaganza all'Italia. Se gli italiani, ragiona la Merkel, considerano essere onorevoli uno strumento per evitare la legge, facciano pure. Ma ora senza la Merkel la Corte dei diritti dell'Uomo europea darà l'agibilità a Berlusconi? Gli permetterà di tornare in parlamento, evasore fiscale? Nella cdu sono fiduciosi, manterremo i patti con gli italiani dicono. Intanto Salvini tuona: è vergognoso, ha detto qualche giorno fa, che in Italia si permetta di votare a diciottenni figli di immigrati, si riferiva allo Ius soli, mentre Silvio Berlusconi, come tanti condannati in via definitiva, non può andare in parlamento. La crisi della Germania metterà i bastoni fra le ruote al disegno di "ritorno in campo" del cavaliere di Arcore? Staremo a vedere!
testo di Giovanni Falagario

QUASI BLU



ALMOST BLUE
Almost blue è una splendida canzone dai ritmi blues, composta da Elvis Costello, cantata anche da Chet Barker. Il blu è il colore della sofferenza. Il Blu è il colore del tormento dell'anima. Il blu è il grido, tramutato in tonalità cromatica, della sofferenza degli schiavi nelle piantagioni degli Stati Uniti d'America nei secoli trascorsi. Tutto questo è racchiuso nella canzone di Costello. Un dono per noi che non abbiamo vissuto i tormenti di quegli uomini sottomessi e torturati, ma che possiamo percepirne l'entità attraverso queste note struggenti. Il nostro "Blue", il nostro blu, è "almost", quasi, perché i sentimenti percepiti attraverso il racconto altrui non possono essere pieni. Noi non percepiremo mai appieno il dolore degli schiavi d'America. Esattamente come nessun altro potrà mai capire fino in fondo i nostri tormenti personali. ma allo stesso tempo siamo esseri umani proprio perché riusciamo a metterci sulla stessa lunghezza d'onda dell'animo altrui. Riusciamo a commuoverci per le avventure vissute da altri, riusciamo a piangere degli accidenti accorsi ad altri uomini, riusciamo a percepire la felicità che scaturisce dallo sguardo di un altro di un'altra. Quello che ci rende possibile comunicare con gli altri è principalmente la capacità, che ognuno di noi ha, di percepire i sentimenti vissuti dagli altri. Noi conosciamo attraverso le sensazioni. Come riusciamo a percepire la delicatezza di un petalo di fiore, riusciamo a comprendere l'animo umano attraverso il nostro sguardo rivolto all'altro. Nel dolore si fondano i rapporti, nel momento in cui si sceglie di poggiare la propria mano sulla spalla di chi vive nell'avversità, si sceglie di condividere con lui una parte fondamentale della vita, quella in cui si manifestano le anime e si incontrano. Scoprire il "blue", il dolore altrui, e avvicinarsi al lui con rispetto e con amore è il modo per essere più umani. Insomma "Almost Blue", avvicinarsi alle sofferenze altrui, è una scelta difficile ma che ci permette di riscoprirci persone speciali, uniche, ma allo stesso tempo facenti parte di una comunità solidale.
testo di Giovanni Falagario

lunedì 20 novembre 2017

NON LASCIARMI



VIVERE PER UNO SCOPO
Chi sono i ragazzi che vivono nel collegio di Hailsham. E' questa la domanda su cui si regge tutto il romanzo "Non lasciarmi" scritto da Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura 2017. Non hanno genitori, ma non sono orfani. Vivono insieme accuditi da gruppi di "tutori". Studiano, fanno attività fisica, sono curati e c'è chi si preoccupa della loro salute. La loro vita è segnata da domande che sembra non abbiano risposte. Perché non possono uscire dal collegio? Perché nessuno li viene a trovare? Perché hanno contatti con l'esterno rigidamente gestiti dai dirigenti del collage? Le risposte a queste domande sono avvolte nel mistero. Nel gruppo ci sono tanti che azzardano deduzioni fantasiose, paventano complotti e loschi intrighi. La loro vita è voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta. Sanno di non poter avere figli, di non essere destinati ad avere una famiglia, i loro tutori lo hanno anticipato. Il loro scopo di vita è essere "donatori". Non sono nati, sono stati clonati. Vivono per poter donare una parte del loro corpo a colui o colei che non può definirsi loro "padre" o loro "madre", ma semplicemente colui dal quale sono stati generati, quasi come una talea tagliata da un albero. "Non lasciarmi" è una parabola morale sulla natura umana. La società considera gli esseri umani oggetti da sfruttare, merce da vendere, parti meccaniche da utilizzare come pezzi di ricambio. Il collegio di Halisham è una metafora della società di oggi che considera le persone strumenti e non individui la cui personalità è preziosa. Il racconto di Ishiguro vuole essere una speranza. Vuole indicare una strada per il ricatto umano. Davanti alla reificazione più estrema, davanti all'idea, orrenda, che si può vivere solo per essere "un pezzo di ricambio" per altri, l'amore, l'amicizia, ma anche i sentimenti negativi quale l'odio e il rancore possono essere strumenti per formare la persona umana, per renderla unica ed eccezionale. Ishiguro riprende un tema caro a George Orwell: il rapporto fra società e individuo. Lo stato che annienta il singolo per scopi collettivi. A questo tema l'autore anglo giapponese dà soluzioni originali, fondate sulla fiducia nel genere umano e sulla convinzione che l'amicizia è un valore fondante della vita. Per questo vi invitiamo a leggere "Non lasciarmi" e per farvi sorprendere dall'umanità di Kathy, Tommy e Ruth nati per essere "pezzi di ricambio" e invece protagonisti di vite eccezionali.
testo di Giovanni Falagario

OSTIA A CINQUESTELLE



RIPARTENZA A CINQUE STELLE
Ostia riparte. Il municipio romano ha scelto di affidarsi al Movimento per cambiare pagina. Sarà Giuliana Di Pillo a guidare il X Municipio romano. Dopo settimane di polemiche e incresciosi incidenti, il più clamoroso è la violenza subita da un giornalista RAI per opera del malavitoso locale, Roberto Spada. Ora Ostia prova a scrollarsi di dosso il peso di un contesto sociale degradato. Già il fatto che non abbia vinto la destra, la formazione del cuore degli Spada è forse un segnale positivo. Gli ostiensi hanno abbandonato sia Forza Italia che il Partito Democratico. L'abbandono della destra è forse imputabile perdita dell'impegno politico di persone , quale ad esempio Massimo Carminati, che in passato hanno contribuito a rendere grande la coalizione dei moderati in tutto il territorio laziale. Rimane il fatto che i cittadini ostiensi hanno provato a cambiare. Hanno detto no alle logiche di partito, agli interessi delle congreghe locali e hanno provato a pensare a un futuro migliore. Ostia era l'unico municipio romano sciolto per mafia. Gli scandali che hanno coinvolto tutte le forze politiche locali hanno segnato queste elezioni. Nulla è servito il tentativo di rinnovamento del Partito Democratico locale individuato come uno degli artefici principali della decadenza di Ostia. Insomma la battaglia era fra destra, appoggiata dagli Spada, e Movimento Cinque Stelle, ha vinto il Movimento. Urge sottolineare che per Renato Brunetta, esponente di Forza Italia, quella dei Cinque Stelle è una vittoria di Pirro. Ragiona il senatore, sono pochi quelli che sono andati a votare, sono pochi quelli che credono nel rinnovamento. Chi crede che Ostia non cambierà mai sono la stragrande maggioranza, delusa anche dalla giunta Raggi.Forse ha ragione. Forse la vittoria del movimento è solo un accidente, la vera Ostia è quella che tifa destra, come Roberto Spada. Noi proviamo invece a credere che un cambiamento per Ostia e per l'intera nazione italiana sia possibile, che i votanti ostiensi che hanno votato Movimento Cinque Stelle possano incutere speranza a tutti gli altri. Il cambiamento è possibile, oltre che necessario. Ostia e tutto il territorio romano devono tornare alla legalità.
testo di Giovanni Falagario

LITIGI DI SINISTRA

SINISTRA A PEZZI
I tentativi di conciliazione portati avanti da Romano Prodi e Piero Fassino sono stati inutili. A sinistra non sembra possa esserci unità. Ieri Pierluigi Bersani ha dichiarato che: Renzi è il passato. Insomma Bersani chiude la strada alla nascita di un cartello unitario della sinistra alle prossime elezioni. L'Ho ha fatto in un'intervista a "in mezzora" ieri 19/11/2017, programma giornalistico condotto da Lucia Annunziata. A sinistra volano gli stracci. Anche Nichi Vendola non è stato meno duro con il segretario democratico. Ha detto: le porte sono chiuse, sotto intendendo per il segretario democratico. Insomma la sinistra non vuole accettare gli inviti del Partito Democratico all'unità almeno elettorale. Niente dialogo, niente piattaforma comune, per Bersani le possibilità di costruire un programma di governo devono essere rimandate a dopo le elezioni. I conti sono presto fatti. Il sistema elettorale approvato in parlamento denominato Rosatellum favorisce le alleanze elettorali. Se, come vuole Bersani, non ci saranno liste uniche della sinistra, tutti i partiti progressisti non avranno la possibilità di conquistare seggi in parlamento, se non per un numero estremamente esiguo. Il "No" di Bersani alle alleanze elettorali, detto ieri, segna l'abdicazione della sinistra. Se lo stato delle cose è tale la maggioranza alle camere se la contenderanno Berlusconi e Grillo. La "ditta", come chiamava il Pd Bersani, sembra condannata al declino proprio per mano dell'ex segretario. Non nascondiamo i fatti. Le colpe sono anche di Matteo Renzi che in passato ha testardamente rifiutato il confronto con le minoranze in passato. Rimane il fatto che mentre l'attuale segretario del PD quand'era minoranza non ha ostacolato Bersani nel suo disegno politico, oggi Pierluigi fa di tutto per distruggere l'attuale panorama della sinistra italiana in cui permane una seppur sbiadita egemonia renziana, per costruire un domani "Renzifree", un giochetto che potrebbe portare a palazzo Chigi Di Maio o, scenario da brividi, Salvini e Berlusconi. A proposito ieri il segretario della Lega Nord ha dichiarato: Berlusconi dovrebbe tornare in parlamento, è giusto, mentre lo "ius soli" non dovrebbe essere approvato. Come dire noi della lega stiamo con gli evasori fiscali (Berlusconi) e contro i ragazzi nati e che studiano in italia pur figli di cittadini stranieri. La sinistra dovrebbe fare la scelta inversa, non pensare a litigare.Bisogna che si dimostri agli elettori che un'alternativa al degrado culturale che considera la politica solo come strumento per coprire reati penali di natura finanziaria o meno è possibile. Ma con una sinistra a pezzi questo auspicio è solo una chimera.
testo di Giovanni Falagario

SINISTRA DIVISA



SINISTRA A PEZZI
I tentativi di conciliazione portati avanti da Romano Prodi e Piero Fassino sono stati inutili. A sinistra non sembra possa esserci unità. Ieri Pierluigi Bersani ha dichiarato che: Renzi è il passato. Insomma Bersani chiude la strada alla nascita di un cartello unitario della sinistra alle prossime elezioni. L'Ho ha fatto in un'intervista a "in mezzora" ieri 19/11/2017, programma giornalistico condotto da Lucia Annunziata. A sinistra volano gli stracci. Anche Nichi Vendola non è stato meno duro con il segretario democratico. Ha detto: le porte sono chiuse, sotto intendendo per il segretario democratico. Insomma la sinistra non vuole accettare gli inviti del Partito Democratico all'unità almeno elettorale. Niente dialogo, niente piattaforma comune, per Bersani le possibilità di costruire un programma di governo devono essere rimandate a dopo le elezioni. I conti sono presto fatti. Il sistema elettorale approvato in parlamento denominato Rosatellum favorisce le alleanze elettorali. Se, come vuole Bersani, non ci saranno liste uniche della sinistra, tutti i partiti progressisti non avranno la possibilità di conquistare seggi in parlamento, se non per un numero estremamente esiguo. Il "No" di Bersani alle alleanze elettorali, detto ieri, segna l'abdicazione della sinistra. Se lo stato delle cose è tale la maggioranza alle camere se la contenderanno Berlusconi e Grillo. La "ditta", come chiamava il Pd Bersani, sembra condannata al declino proprio per mano dell'ex segretario. Non nascondiamo i fatti. Le colpe sono anche di Matteo Renzi che in passato ha testardamente rifiutato il confronto con le minoranze in passato. Rimane il fatto che mentre l'attuale segretario del PD quand'era minoranza non ha ostacolato Bersani nel suo disegno politico, oggi Pierluigi fa di tutto per distruggere l'attuale panorama della sinistra italiana in cui permane una seppur sbiadita egemonia renziana, per costruire un domani "Renzifree", un giochetto che potrebbe portare a palazzo Chigi Di Maio o, scenario da brividi, Salvini e Berlusconi. A proposito ieri il segretario della Lega Nord ha dichiarato: Berlusconi dovrebbe tornare in parlamento, è giusto, mentre lo "ius soli" non dovrebbe essere approvato. Come dire noi della lega stiamo con gli evasori fiscali (Berlusconi) e contro i ragazzi nati e che studiano in italia pur figli di cittadini stranieri. La sinistra dovrebbe fare la scelta inversa, non pensare a litigare.Bisogna che si dimostri agli elettori che un'alternativa al degrado culturale che considera la politica solo come strumento per coprire reati penali di natura finanziaria o meno è possibile. Ma con una sinistra a pezzi questo auspicio è solo una chimera.
testo di Giovanni Falagario