mercoledì 1 novembre 2017

500 ANNI DI PROTESTANTESIMO



LE TESI
Cinquecento anni fa, esattamente il 31 ottobre 1517, Martin Lutero affisse davanti alla chiesa di Wittemberg le "95 tesi" che avrebbero cambiato l'Europa. L'asciamo stare le diatribe storiche. Probabilmente hanno ragione gli scienziati della storia che asseriscono che le tesi non furono mai affisse, ma furono scritte in un documento mai reso noto in pubblica piazza. Se le tesi fossero una sorta di manifesto o un semplice libricino nulla toglie al loro valore rivoluzionario. Lutero, frate Agostiniano, considerava disdicevole la pratica della compravendita delle indulgenze. Per lui non era accettabile che il perdono di Dio fosse acquistato come una merce. Pratica che allora non solo era accettata dal Papa, ma addirittura incoraggiata. Molte delle opere monumentali che abbelliscano ancora oggi la Roma cristiana sono state edificate grazie all'offerta dei fedeli che "compravano" la vita eterna. Le "novantacinque tesi" sono sostanzialmente un'invettiva contro il papato che chiedeva soldi ai fedeli. Un papato che faceva il lusso proprio dio rinnegando nei fatti, almeno così asseriva Lutero, il vero Dio che non chiede denaro ma preghiera. La prima tesi infatti ricorda: il signore e maestro Gesù Cristo, dicendo "fate penitenza", volle che tutta la vita dei fedeli fosse un sacro pentimento. Insomma il cammino del peccatore verso il Signore che salva doveva essere un cammino interiore, fatto di penitenza e preghiera. I soldi non devono essere mai considerati strumento di salvezza. Questa posizione costerà a Lutero la scomunica. Ma il padre agostiniano non sarà lasciato solo nel suo cammino di riforma religiosa. Molti principi tedeschi appoggiarono la sua teologia novellata, non solo per ragioni politiche, ma anche morali. Realmente in Europa si sentiva la necessità di vivere un rinnovamento religioso e morale. Niente più orpelli, niente più rivestimenti regali, la fede è un aspetto della vita interiore, un bisogno di cambiamento dell'anima, un approssimarsi al divino. Non a caso Lutero riscopre San Paolo come guida e ispiratore del nuovo cammino. L'apostolo delle genti, come veniva chiamato l'uomo di Tarso, diviene il modello cristiano da seguire. L'umile viandante che si fa servo fra i servi. Paolo è colui che non ha paura dell'ingiuria della offesa che la gente procura ai servi di Dio. E' l'uomo che in prigione si fa orgogliosamente esempio di umiltà alle prime comunità cristiane. Urge sottolineare che l''apparente ossimoro orgoglio - umiltà è invece rivendicato fortemente sia da Paolo sia dal fondatore della Riforma. Umile come deve essere ogni creatura davanti al Creatore. Orgogliosa del messaggio divino di cui l'umile servo (Paolo) si fa latore. Lutero ha questo modello come punto di riferimento per costruire la chiesa riformata. Niente rivoluzioni, niente cambiamenti, ma un ritorno alle origini ai fondamenti della cristianità. La Riforma, come si chiamò il movimento luterano, portò da una parte un nuovo afflato ideale. Dall'altra, purtroppo, portò anche dolore e morte. Le guerre di religione che segnarono il Cinquecento europeo furono causate dalla divisione dell'Europa fra "mondo" protestante e "mondo" cattolico. Oggi il dialogo ecumenico spinge le diverse confessioni cristiane a parlarsi a confrontarsi e a farsi operatrici di pace. Purtroppo nel passato la chiusura verso l'altro ha portato a terribili stragi e a sanguinose guerre. Ovviamente è assurdo indicare un unico colpevole del sangue versato. Ambedue le parti sono state responsabili. Ciò detto nulla toglie al valore morale, ideale e teologico del pensiero di Martin Lutero. Senza lo sforzo intellettuale del monaco tedesco il pensiero occidentale, molto probabilmente, non sarebbe entrato in quell'evo storico che oggi chiamiamo modernità.
testo scritto da Giovanni Falagario

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