giovedì 23 novembre 2017

CONDANNATO IL BOIA DI SREBRENICA



NON DIMENTICARE SREBRENICA
E' 11 luglio 1995. Sebrenica è una città della Bosnia. Siamo in piena guerra civile. Gli ortodossi sono guerra con le comunità musulmane e cattoliche bosniache. E' una guerra sanguinosa, la prima avvenuta in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. I Croati, I serbi e i mussulmani di Bosnia si affrontano in uno scontro sanguinoso. A Sebrenica avviene l'indicibile, L'esercito serbo di Bosnia uccide tutti gli uomini di eta superiore ai 14 anni. Una decisione presa per compiere una vera e propria pulizia etnica. Si vuole cancellare dall'Europa la millenaria presenza mussulmana. I Balcani non devono avere più fra i loro abitanti credenti nella fede di Maometto. Chi conduceva l'operazione è il generale Ratko Mladic. Figlio di un combattente per la libertà. Il padre era stato partigiano morto durante l'occupazione nazifascista dei Balcani. Mladic si rivela un assassino senza scrupoli. Non esita a guidare i suoi uomini mentre fucilavano o battevano poveri inermi civili. L'esito di questa brutale azione è la morte di 8372 persone. I corpi di ben 6930 uccisi non sono stati mai identificati. Dopo vent'anni arriva la sentenza del tribunale dei diritti dell'uomo dell'Aia. Il tribunale, voluto dall'ONU per condannare coloro che si macchiano di crimini contro l'umanità, dopo ventidue anni dai fatti tragici di Sebrenica a finalmente condannato all'ergastolo colui che ha ordinato di versare sangue innocente, Mladic. Questi era riuscito a evitare il carcere, grazie alla complicità della repubblica Serba, che si è sempre rifiutata di consegnare il vile aguzzino alla giustizia internazionale. Nel primo decennio del terzo millenni Mladic amava farsi inquadrare dalle TV mentre partecipava a manifestazioni pubbliche, in particolare partite di calcio internazionali, libero e senza alcuna restrizione personale. Oggi che è stato catturato e portato davanti al tribunale dei diritti dell'uomo. Questo successo è da attribuire alla tenacia del giudice svizzero, Carla Del Ponte, che fu stretta collaboratrice di Giovanni Falcone nel filone di inchiesta portato avanti dal giudice palermitano nei primi anni '90 per scoprire i conti bancari dei mafiosi. Ratko Mladic, settataquattrenne durante le sedute del processo che lo vede imputato, racconta delle sue malattie cardiovascolari per impietosire i giudici. Rimane il fatto che la giustizia ha fatto il suo corso. La sentenza è giunta ieri 22/11/2017. Dovrà scontare l'ergastolo per il sangue versato. Noi, testimoni attoniti, dobbiamo ricordare che in Europa è stato possibile un genocidio a cinquantanni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli europei nel 1945 si erano ripromessi che sul suolo del Vecchio Continente non sarebbe mai più stato versato sangue, invece una guerra ha dilaniato il cuore dell'Europa allora, e altre ce ne sono state in seguito (in Ucraina ad esempio). E' nostro dovere impegnarci affinché non avvenga più una cosa del genere. E' nostro dovere adoperarci per costruire una società e una comunità di stati in pace. Per questo motivo non dobbiamo dimenticare Srebrenica. Non dobbiamo dimenticare che se abbassiamo la guardia il male può prevalere, il sangue innocente può essere ancora versato. Bisogna che chi ha commesso quei crimini paghi, che chi è stato complice di Mladic ed è ancora in libertà sia messo davanti alle proprie responsabilità. Se l'Europa intera non prenderà coscienza dell'orrore che si è compiuto non potrà mai assumere quegli anticorpi necessari per scongiurare altri genocidi.
testo di Giovanni Falagario

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