SE IL PETROLIO NON E' UN AFFARE
La notizia di oggi è che l'oleodotto che fornisce gli Stati Uniti d'America del petrolio estratto in Canada ha una falla che sta in inondando di catrame le fertili campagne del South Dakota. Un disastro ambientale che rischia di mettere in ginocchia lo stato USA. Proprio mentre il presidente Donad Trump sembra intenzionato ad ampliare esponenzialmente la capacità di quell'oleodotto l'America a causa di quest'opera si trova ad affrontare l'ennesima emergenza ambientale. Le popolazioni indiane la cui terra è violata dalle tubature petrolifere continuano incessantemente a protestare. Ma quello che scuote i cuori, o meglio i portafogli, dei petrolieri sostenitori di Trump non è questo, ma è un dato che gli fa rabbrividire. Per solo rientrare nei costi il potenziamento dell'oleodotto dovrebbe garantire la vendita di 890000 barili di greggio. Secondo una proiezione statistica il mercato americano ne acquisterebbe solo 300000. Perché? Il motivo è semplice l'America non ha bisogno di così tanta materia prima proveniente dal Canada. Di petrolio ne ha tanto. Le nuove tecniche di estrazione hanno reso quasi autosufficienti gli States, in più la green economy ha diminuito il fabbisogno di oro nero. Le industrie petrolifere che hanno visto come un salvatore Trump ora potrebbero scoprirsi vulnerabili. La politica a loro favore dell'attuale presidente che garantisce l'ampliamento delle capacità estrattive paradossalmente, potrebbe fargli perdere un mucchio di soldi. Alcuni consiglieri di Trump vorrebbero che faccia immediatamente un passo indietro, che la smetta di incentivare l'utilizzo smodato delle materie prime fossili. Ma si sa Trump non sembra voler tornare indietro e già si pensa a chi dovrà pagare quest'ennesima follia della Casa Bianca.
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