domenica 12 novembre 2017



INFERNO MEDITERRANEO
Lunedì, 6 novembre 2017, nelle acque del Mediterraneo che separano la Libia dall'Italia è successo l'indicibile. Un barcone di migranti stava procedendo nella sua rotta della salvezza che conduce dall'Africa all'Europa. Improvvisamente gli si para davanti una motovedetta libica. I rappresentanti della guarda costiera dello stato nordafricano impongono ai natanti di salire a bordo. I migranti, appena avuto la consapevolezza che sarebbero stati ricondotti sulle coste da cui provenivano, hanno scelto di buttarsi a mare. Alcuni di loro sono stati salvati da una nave di una Organizzazione Non Governativa che navigava in quelle acque. Altri, però, non hanno potuto farlo impediti dalla reazione dei libici, che hanno impedito l'accostarsi alla nave europea. Per i migranti il riuscire a salire a bordo sul natante della ONG ha fatto la differenza fra la vita e la morte. Alcuni salvati dalla barca dell'organizzazione umanitaria sono riusciti a trovare salvezza e raggiungere le coste europee. Altri sono invece stati recuperati dalle forze militari libiche e torneranno nei centri d'accoglienza siti sulle coste dell'ex colonia italiana. 50, purtroppo, sono i morti affogati. Questi innocenti hanno perso la vita per la folle decisione della guardia costiera libica di abbandonare ai flutti del mare tutti coloro che stavano tentanto di raggiungere il natante ONG senza riuscirvi a causa della frapposizione di un motoscafo libico alla nave europea. I libici hanno impedito ai volontari di salvare i naufraghi e li hanno lasciati al loro destino tornando in Libia. Questo è avvenuto malgrado l'intervento delle autorità aeronautiche italiane che hanno provato a convincere i libici a prestare soccorso a chi era finito in mare collaborando con la nave Ong. Insomma ancora trenta morti innocenti persi nelle acque del Mediterraneo. Ancora la indifferenza verso l'altro ha provocato lutti. Quando finirà tutto questo dolore? Quando le genti potranno spostarsi senza dover perdere la vita? Quando si finirà di piangere gli abbandonati nelle acque? E' doveroso che si dia una risposta a queste domande. Non possiamo accettare che nostri simili perdano la vita o siano reclusi in vere e proprie prigioni in Libia. E' ora di indignarsi, è ora di dire che la vita è un bene prezioso e che non può essere persa in una traversata di pochi chilometri.
testo di Giovanni Falagario

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