sabato 4 novembre 2017

CRISI CATALANA



ARRESTI IN CATALOGNA
L'audencia nacional è un organo giudiziale spagnolo competente per i reati contro la Corona (la Spagna è una monarchia), i membri del governo e inoltre si occupa indagare ogni forma di terrorismo. Questo tribunale speciale, che sostanzialmente ha la finalità di difendere lo stato iberico nella sua integrità, ha mandato un ordine d'arresto per tutti componenti del governo della generalitad catalana. Il vice presidente dell'esecutivo, Oriol Junqeras, è già in carcere. Il presidente del governo catalano ha ricevuto un mandato di arresto. Carles Puigdemont è ancora in libertà, perché si trova a Bruxelles nel disperato tentativo di trovare alleati nell'Europa comunitaria. Un tentativo destinato a fallire visto che tutti gli stati europei sono determinati nell'appoggiare la Spagna nella sua lotta contro i ribelli catalani. La Catalogna ha votato in un referendum per l'indipendenza da Madrid. Barcellona, capitale catalana, vuole liberarsi della monarchia iberica. Questo gesto ha prodotto la reazione degli organi nazionali. Il governo centrale, presieduto da Mariano Rajoy, ha reagito duramente usando anche la forza della polizia per fermare l'afflato indipendentista. Inoltre il senato della Spagna ha votato, forte dell'articolo 155 della Costituzione Spagnola che lo consente, a togliere ogni potere all'esecutivo locale e a commissariare ogni istituzione catalana. Insomma l'esecutivo e il parlamento locale della Catalogna e formalmente e sostanzialmente illegale e defenestrato. Barcellona è nei fatti governata dal governo centrale di Madrid. Dal punto di vista giuridico l'atto del governo centrale appare ineccepibile. Pur nella difficoltà interpretativa che la situazione eccezionale comporta, i giuristi sono concordi che Rajoy abbia agito nell'ambito della legalità. Nessuna nazione può accettare una lesione della propria integrità territoriale. La Spagna è una e indivisibile. Questi sono i principi del diritto. Poi c'è la politica. E' giusto rimanere sordi ai bisogni e alle esigenze di milioni di cittadini di catalogna che esprimono il loro malessere votando per l'indipendenza? E' giusto mostrare i muscoli, procedere agli arresti, davanti a una opposizione che in realtà non ha torto un capello a nessuno? Non è rischioso usare la forza della polizia quando al momento la controparte non ha toccato alcun strumento bellico, non ha utilizzato alcuna arma se non quella della dialettica? La violenza legale non potrebbe suscitare quella illegale, la ribellione? La risposta non è semplice. Qualsiasi scelta può essere quella sbagliata. Sia il dialogo che la forza possono portare ad esiti imprevedibili. Rayoi ha scelto la durezza. Ha scelto la prigione che aspetta i ribelli. Il futuro prossimo, quello che succederà domani, ci dirà se la scelta sia giusta. Intanto Puigdemont è in Belgio, a Bruxelles, e attende di sapere se il governo belga accetterà di estradare in Spagna un uomo accusato di "sedizione" che in realtà, almeno al momento, non ha fatto male a una mosca.
testo di Giovanni Falagario

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