domenica 31 dicembre 2017

IL LATO OSCURO DELLA MENTE

INCONSCIO
Si identifica l'inconscio con il lato più oscuro della nostra personalità. All'inconscio si attribuiscono le più insane passioni, i più sfrenati desideri, la volontà di compiere orribili gesti. Spesso riconosciamo l'inconscio come il perfido mister Hyde che tortura la ragione e il raziocinio dottor Jekyll. Ma è veramente così? L'inconscio, secondo Sigmund Freud, non è poi un mostro tremendo. L'inconscio non è l'oscuro ma è il chiaro. Attraverso i sogni ci invita a dare un senso a una serie di stimoli intellettuali complessi. Il sogno è come un rebus che invita la mente a riordinare una serie di pensieri. E' come se il nostro subconscio ci desse una traccia da seguire per ricostruire in maniera adeguata il nostro pensiero. Il subconscio e i messaggi che ci invia sono un modo per mettere a freno l'ego, il razionale, che spesse volte si ubriaca di maniacale sete di potenza. L'ego vuole controllare tutta la vita. Quella esterna volendo definire i rapporti con gli altri e con le cose. Quella interna soffocando ogni aspetto subconscenziale e ordinando il pensiero in maniera fredda e razionale. Questa visione potrebbe diventare maniacale. La sete di ordinare razionalmente la vita potrebbe produrre scompensi nei rapporti interelazionali, potrebbe portare ad un approccio distorto ai sentimenti. Qui interviene l'inconscio, l'es come lo chiama Freud, la forza vitale che caratterizza ogni persona, l'energia che spinge verso passioni ed emozioni. Questo flusso di desiderio e di frenesia affettiva porta l'ego a sentirsi meno sicuro. A non sentirsi "padrone in casa sua", come dice lo psicologo Massimo Recalcati, cioè a sentirsi meno sicuro di se stesso, delle proprie idee e delle proprie azioni. Questa insicurezza, se ben miscelata con le altre sensazioni umane, può essere la carta vincente per affrontare la vita senza sete prevaricante, senza quella voglia di sopraffare che è la caratteristica dell'ego razionale e dominante. E' l'inconscio, la capacità di sentire i rumori del cuore, la sensibilità verso l'animo e l'anima dell'altra e dell'altro che rende la donna eccezionale. E' il genere femminile il più capace di sottomettere la ragione alla causa dell'inconscio alla causa del sentimento, facendo prevalere non l'aspetto violento ma il legame sentimentale che caratterizza il lato oscuro della mente.
Testo di Giovanni Falagario

IL RITORNO DEL CAVALIERE



L'UOMO DELL'ANNO
In Italia l'uomo del 2017 e sicuramente del 2018 è solo uno: Silvio Berlusconi. Il Cavaliere sembra essere tornato. Ha permesso che in Liguria e in Sicilia tornasse saldamente a governare il centrodestra. Anzi ha espugnato la "rossa" Genova che oggi grazie a lui ha un sindaco di Forza Italia. Insomma Silvio Berlusconi è tornato in campo, anche se probabilmente non si potrà candidare alle elezioni prossime venture, a meno che la corte europea non farà il miracolo, attualmente impossibile anche per i tempi stretti, di sentenziare che la legge Severino, la legge che fa decadere e rende ineleggibili i deputati e senatori condannati in via definitiva per reati di valenza penale, lede i diritti umani. Si sa che Silvio Berlusconi, come tutti i cittadini che evadono le tasse e vengono condannati, si sente un perseguitato politico e fin dal 1994 chiede il voto per il suo partito Forza Italia per vincere la lotta a favore di chi froda le finanze pubbliche. Gli Italiani lo hanno applaudito per questa sua strenua battaglia. Per permettere che chi paga tangenti e chi le riceve possa tornare libero e sereno fu votato nel 1994. E sarà votato ancora nel 2018, quando vincerà le elezioni contro la legalità e per i suoi amici di sempre Previti e tanti altri, fra cui Genovese ex deputato PD scaricato appena indagato dai democratici e che ha trovato sicuro giaciglio all'interno di Forza Italia, ricordiamo lo sguardo commosso del figlio di Genovese, neo eletto al parlamento Siciliano, che ringraziava di cuore Silvio Berlusconi e Matteo Salvini per la generosità verso il padre. Insomma Berlusconi torna a vincere. L'Italia si affida a lui come ha sempre fatto nei momenti difficili. Ricordiamo che era lui presidente del consiglio quando l'intero mondo subì la crisi del 2008 dei debiti immobiliari. Berlusconi disse: l'Italia è il paese che cresce di più la crisi non ci toccherà. Noi sappiamo che aveva ragione. Come ben ricostruisce gli eventi lo stesso Berlusconi. L'Italia andava benissimo. Fu quel cattivone di Napolitano a chiamare per telefono i milioni di investitori italiani per costringerli a vendere e mettere in difficoltà il governo bellissimo di Lega e Forza Italia che allora si chiamava pdl.
testo di Giovanni Falagario

DONALD TRUMP



L'ANNO CHE VERRA'
E' stato un anno difficile e pieno di contraddizioni quello che si è appena chiuso. Non è una novità. Ogni 31 dicembre ci domandiamo come è stato l'anno che ci lasciamo dietro. Ogni volta ci rispondiamo mettendo in luce ciò che sono stati gli aspetti negativi e quelli positivi. Sicuramente l'anno è stato segnato dal presidente americano Donald Trump. E' entrato nel pieno delle sue funzioni esattamente il 1 gennaio dell'anno che si sta chiudendo. Ha lasciato il segno. Ha prodotto intorno a sé un ampio dibattito. Molti sono stati i suoi detrattori e molti i suoi estimatori. L'America cresce economicamente, chi denigra il suo operato imputa il dato alle politiche del suo predecessore e a una fortunata congiuntura economica. Chi invece attribuisce pieno merito al presidente Trump sottolinea come la sua politica volta a defiscalizzare gli investimenti in borsa abbia aiutato a rilanciare l'economia. Difficile dire se veramente gli aiuti fiscali alle grandi società e ai ricchi abbiano realmente aiutato a crescere il prodotto interno lordo, l'economia reale americana. Difficile stabilire se l'attuale crescita sia frutto degli aiuti alla grande industria americana voluta da Obama, ricordiamo l'operazione nei confronti dell'industria automobilistica Crisler che ha permesso la fusione con l'Italiana Fiat, oppure sia frutto dei tagli alla fiscalità voluti da Trump. Urge notare solo che i diretti beneficiari di questa politica sono stati gli speculatori di borsa, coloro che secondo Trump erano i complici di Hillary Clinton, apostrofata da Donald Trump "ladra". Trump ha monopolizzato la politica mondiale. Uno dei suoi primi atti da presidente fu quello di ordinare lo sgancio della più potente bomba non atomica che sia mai esistita in Afganistan, a gennaio di quest'anno con effetti sulla popolazione civili ancora incalcolati, si parla comunque di migliaia di morti. Ha scelto di rompere l'accordo con l'Iran che sospendeva l'embargo durato decenni. Una scelta contraddittoria visto che l'Iran, sciita, sta compiendo una guerra, al fianco della Russia e della Siria, contro lo Stato Islamico che a parole è considerato il nemico numero uno da abbattere. E che dire del rapporto contraddittorio di Trump con la Russia? E' vero che Putin ha favorito l'elezione di Trump? E' vero che Trump sapeva delle notizie false messe in rete dal servizio segreto russo per mettere in difficoltà la rivale nella corsa presidenziale? Difficile dare una risposta. Ci auguriamo che quest'anno ci sia una soluzione a questi quesiti si scopra al fine se Donald Trump sia veramente colpevole delle accuse a lui mosse o sia estraneo al Russiangate. Ne va dell'onore dell'America ma anche dei destini dell'intero pianeta che rischia di rimanere condizionato dal paese più ricco e potente del mondo. L'anno che verrà sarà simile a quello attuale. Un anno di tensioni provocate da Trump e dalle sue scelte, non ultima quella di spostare l'ambasciata Usa a Gerusalemme creando nuova tensione in Medioriente. Trump saprà risolvere la questione Nord Coreana e saprà disarmare il dittatore asiatico della bomba atomica? Il nuovo anno appare pieno di incognite, molte nuvole scure appaiono all'orizzonte per Trump e il presidente americano non appare all'altezza del compito assunto.
Testo di Giovanni Falagario

sabato 30 dicembre 2017

PROVINCE

IL RITORNO DELLE PROVINCE
Non se ne parla quasi mai. Una delle priorità della nuova legislatura dovrà essere la provincia. dando per scontato, come dicono tutti i sondaggi, che il partito Democratico e i suoi alleati non governeranno. Spetterà o al Movimento Cinque Stelle o all'alleanza Lega Forza Italia il dovere di governare. Ambedue i soggetti politici si sono schierati fieramente contro la riforma elettorale voluta da Renzi e che fra l'altro prevedeva l'abolizione delle Province. Ora il Partito Democratico ha fatto di peggio, ancor prima di chiedere il consenso al popolo ha di fatto svuotato l'istituzione provinciale. Oggi nei palazzi della provincia ci bazzicano solo sindaci del territorio o loro facenti veci che sono chiamati a gestire l'istituto. Non ci sono più rappresentanti del popolo. Una follia, il Partito Democratico ha presunto che gli italiani non volessero le provincie e ha proceduto a svuotarne l'istituto, fin tanto che oggi non sono previste elezioni per i consigli provinciali. Un vero atto d'arroganza è stato compiuto. La prossima legislatura sarà chiamata a rimettere ordine. Sarà chiamata a ridare vigore all'istituto provinciale. La prima mossa del nuovo governo dovrà essere una decreto che permetta l'immediato ripristino dei consigli provinciali. Per compiere questa sacrosanta azione urge che al governo stiano i partiti che si sono schierati fieramente per il "No" alla riforma costituzionale. Giustizia deve essere fatta!
testo di Giovanni Falagario

venerdì 29 dicembre 2017

HOLLYWOOD NOIR



HOLLYWOOD NOIR
La storia di Hollywood è legata al gossip. Da sempre i miliardi di spettatori che guardano i films americani vogliono sapere della vita privata di star e vedettes. il 10 settembre 1920 fu trovata morta Olive Thomas, ventiseienne stella del grande schermo. Era in uno squallido albergo arredato alla francese quando si tolse la vita o fu uccisa, non si sa ancor oggi, con una boccetta fra le mani. Era un eroinomane. Quel fatto di cronaca fece impazzire tutte le testate giornalistiche americane, la notizia fu riportata anche in Europa. Si può dire che fu la prima notizia di gossip, scusate il termine che è inadeguato per narrare comunque una vita che si spegne, che fece il giro del mondo. Da allora non solo i giornali di gossip, non solo la carta stampata ufficiale, si occupò della vita segreta delle star del cinema. Anche la letteratura scelse le tragedie personali degli attori e delle attrici per trarne romanzi che in alcuni casi sono rimasti quali pilastri della letteratura mondiale. Il primo romanzo del genere è "Hollywood Babilonia" di Kenneth Anger che è datato 1959. A cimentarsi nel genere ci sono stati autori del calibro di Truman Capote. L'illustre romanziere americano si è addirittura cimentato su una biografia erotica di Marlon Brando, allora divo maledetto per antonomasia, intitolato "Il duca nel suo dominio" e uscito nelle librerie per la prima volta nel 1957. Non sono mancate le biografie di Marilyn Monroe, Dalle più edulcorate alle più crudeli verso la diva suicida. Marilyn è stata raccontata come povera ragazzina innocente o come strega prostituta assetata di sesso. Famoso il libro di Norman Mailer che nel 1973 ricostruisce i presunti legami sentimentali fra l'attrice e il presidente americano J. Kennedy, avanzando il sospetto che Marilyn non si sia suicidata, ma che la sua morte fosse stata un vero e proprio omicidio politico. Frank Sinatra è stato accusato di essere un mafioso da James Kaplan nel libro "Frank: The Voice". Che dire delle insinuazioni sul maestro del giallo? Alfred Hitchcock è stato accusato di avere un rapporto perverso con la quasi totalità delle sue attrici. Il registra avrebbe costretto molte protagoniste dei suoi films ad avere rapporti erotici che toccano le più alte vette del sadismo. Le chiacchiere sull'argomento coinvolgevano anche la bellissima Grace Kelly, l'attrice che sarebbe diventata principessa di Monaco. Il libro più bello e letterariamente più interessante della vasta antologia in materia è "La Dalia Nera" di James Ellroy ispirato a una storia veramente accaduta: l'omicidio di un'attricetta degli anni Trenta del secolo scorso, Elizabeth Short. Scusate il termine "attricetta" ma crediamo che il diminutivo che ha anche valenze dispregiative renda l'idea del contesto sociale che si narra nel romanzo, un mondo fatto di sobborghi californiani lerci e beceri, con magnaccia infidi che propongono a donne giovani e ingenue una vita da star in cambio di prestazioni sessuali fugaci. Insomma la Hollywood nera affascina, incuriosisce non solo noi che siamo popolino, io per primo ovviamente, ma anche i grandi romanzieri che hanno reso letteratura questi fatti di cronaca che raccontano di lenzuola sporche a causa di amplessi proibiti e di sangue rappreso.
testo di Giovanni Falagario

giovedì 28 dicembre 2017

IMPARARE PROTESTANDO



LEARN AS PROTEST
"Learn as protest" vuol dire "imparare come forma di protesta". L'idea che apprendere possa essere un modo per contestare l'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è venuta a Jeff Bergaman, che di lavoro fa il mercante d'arte. Ogni giorno si ferma davanti alla Hall della "Trump Tower", l'enorme grattacielo di New York voluto dall'inquilino della Casa Bianca quando era "solo" un mutimiliardario che si occupava di speculazioni edilizie, e legge un libro ad alta voce. La Hall dell'enorme plesso edilizio è luogo pubblico. Il comune di New York ha concordato con Trump, a suo tempo, che l'enorme atrio d'ingresso dovesse essere considerato alla stregua di una piazza cittadina, in cambio il magnate presidente ha potuto costruire altri 24 piani oltre a quelli consentiti dal piano regolatore. Ecco il motivo per cui le guardie giurate dipendenti dell'azienda di Trump non possono cacciare Bergaman e tutti coloro che si aggregano a lui nella lettura. In questi momenti di protesta si possono leggere libri come "Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald. Si declamano i discorsi di Martin Luther King. Si leggono i motti e le speculazioni filosofiche dei padri costituenti americani che grazie al loro pensiero hanno contribuito a fare degli Stati Uniti una repubblica libera e democratica. Si utilizza lo spazio pubblico della Tower per fare rappresentazioni teatrali e happening musicali. Ci sono stati momenti in cui si è cantato Gospel, la musica religiosa della comunità di colore americana. Agli agenti dei servizi segreti, che si avvicinavano per appurare che il comportamento dei manifestanti non fosse pericoloso per lo Stato, per l'incolumità del presidente e dei suoi beni, i manifestanti hanno risposto suonando un gospel che canta dei diritti civili: Hold on. Insomma la tesi di Jeff Bergaman e dei suoi amici è che l'unico modo per protestare contro la politica e cercare di cambiare l'attuale stato delle cose è imparare e conoscere, cercare il bello nell'arte e nelle lettere, "Imparare come forma di protesta" è un modo per esprimere pacificamente le proprie idee senza avere paura di mettersi contro il potere. Se Trump denigra la loro protesta vuol dire che insulta grandi letterati a discredito della sua intelligenza non certo di quella di coloro che propongono una visione del mondo assolutamente contrapposta alla sua.
testo di Giovanni Falagario

GLI ITALIANI, LA POLITICA E LE TASSE



IL PATTO
"tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Queste sono le parole dell'articolo 53 della Costituzione Italiana. Tutti i cittadini italiani hanno il dovere morale e giuridico di concorrere a garantire il funzionamento dello stato anche attraverso la contribuzione. E' un patto: la Repubblica chiede dei soldi ai cittadini al fine di garantire il funzionamento delle istituzioni che sono un bene di tutti. Questo patto non è stato rispettato. I dati statistici sono chiari e allarmanti. Ogni anno 100 miliardi di risorse non arrivano alle casse dello stato. Milioni di cittadini, diciamolo chiaramente, trovano il modo di non adempiere ai loro doveri verso il fisco e la società. Già alla assemblea costituente, 70 anni fa, Piero Calamandrei, illustre giurista, denunciò la mancanza di senso di legalità che caratterizza la cultura italiana. Un costume sociale che considera quasi una sfida trovare il modo di non pagare il dovuto allo stato. Il lavoro nero è spesso causa di sfruttamento verso le persone più deboli, che debbono sottostare alla mancanza di un contratto di lavoro con tutele sociali pur di avere uno stipendio. Ma questo lavoro irregolare, chiamiamolo come è: illecito, diviene anche strumento per evadere il fisco per avere agevolazioni di cui non si avrebbe diritto. E' un modo per mettere in discussione gli elementi basilari del welfare sociale, che dovrebbe garantire servizi ai bisognosi finanziandosi con la tassazione del lavoro di chi guadagna in base al principio della progressività: più soldi hai più paghi tasse. L'evasione fiscale è l'altra faccia della cattiva politica. Una politica che genera sprechi e corruzione non è credibile quando chiede un comportamento virtuoso ai cittadini. L'esempio è nell'impegno del neo presidente dell'assemblea siciliana, Gianfranco Miccicchè, di eliminare i tetti agli stipendi dei parlamentari e dei dirigenti della regione Sicilia. Come è stato promesso in campagna elettorale. Tutto lecito, la destra, di cui Miccicché fa parte, si batte da tempo per dare garanzie e proteggere gli stipendi di dirigenti e parlamentari. Rimane il fatto che se la politica pensa solo a se stessa, è legittimo da parte dei cittadini pensare che abbattere il patto fiscale è lecito. Proviamo a pensare come sarebbe bello se la politica fosse impegnata non ad aumentarsi lo stipendio. Proviamo a pensare come sarebbe bello se i cittadini che sono fedeli ai loro doveri fiscali, purtroppo sempre meno, vedessero una politica virtuosa. Sarebbe un cambiamento epocale che ci avvicinerebbe ai paesi più civili. Sia chiaro però, chi evade il fisco, chi lavora in nero, chi non fa le fatture, essendo libero professionista, non fa un danno ai politici, fa un danno ai disabili, agli anziani, ai più deboli della società, ai poveri, alle famiglie numerose che vedono sottrarre risorse a un welfare di cui hanno bisogno. Il non pagare le tasse non danneggia la politica, ma danneggia le persone. Per fermare lo scempio della corruzione non si deve eludere il fisco, ma chiedere conto alla politica dei loro atti. Reagiamo a questo stato di cose. Paghiamo le tasse e chiediamo conto alla politica dei loro malaffari. E' vergognoso, ad esempio, che una delle regioni in cui la povertà è molto diffusa, come la Sicilia, abbia una classe politica così ben pagata. E' scandaloso che la nuova assemblea palermitana, recentemente eletta, abbia come unico obbiettivo aumentarsi lo stipendio. I cittadini devono essere leali con il fisco, devono pagare le tasse, ma è necessario anche che la politica sia strumento di legalità, non un modo per gonfiare le tasche di pochi.
Testo di Giovanni Falagario

mercoledì 27 dicembre 2017

NEL 2017 MUORE STEFANO RODOTA'

I DIRITTI PARLANO, SONO LO SPECCHIO E LA MISURA DELL'INGIUSTIZIA, E UNO STRUMENTO PER COMBATTERLA.
Stefano Rodotà, giurista, 30 maggio 1933/ 23 giugno 2017


FRANKENSTEIN COMPIE DUECENTO ANNI



DUECENTO ANNI DA MOSTRO
Il primo gennaio del 1818 usciva il romanzo di Mary Shelley "Frankenstein ovvero il Prometeo moderno". Il testo era il frutto di una sfida letteraria che la scrittrice aveva ingaggiato con altri illustri letterati comeByron,Polidori e Mary Wollstonecraft. Tutti questi scrittori erano intenzionati a fondere la cultura romantica con la tensione alla ricerca scientifica. Il progresso, per loro, poteva conciliarsi con lo strurm und drang, tempesta e impeto in tedesco, che stava caratterizzando l'afflato romantico dell'Europa del XIX secolo. Come un novello Prometeo il dottor Victor Frankestein sfida le leggi della natura e del divino dando vita a una creatura dalle fattezze mostruose. Questo atto sacrilego ha colpito la fantasia di miliardi di persone in questi due secoli. Sono stati tantissimi i lettori del romanzo della Shelley. Tantissimi coloro che si sono terrorizzati leggendo le pagine del racconto. Tantissimi che ne sono rimasti affascinati. Il cinema, novella arte del XX secolo, si è appropriato del personaggio, creatura unica e magica esattamente come lo è l'arte creata dai Fratelli Lumiere, e ne ha tratto diversi films. La stessa autrice non avrebbe mai immaginato che un romanzo che doveva essere il frutto di un gioco letterario fra gente dotta, avrebbe avuto un successo così diffuso e durevole nei secoli. Certamente la trama di Frankestein si basa su un archetipo letterario che è conosciuto da millenni. L'idea che la creatura, l'uomo, si faccia creatore, faber, ha delle basi finanche nella Bibbia, Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito per farsi dio, lo stesso vale per gli uomini che vollero costruire la Torre di babele. L'idea della sfida al divino è insita in tutte le culture. Non a caso Shelley definisce il suo personaggio "novello prometeo", anche per esplicitare la consapevolezza che la sua storia si poggiava su precedenti letterari di indubbio spessore. Nella cultura Ebraica della diaspora il Golem, creatura misteriosa frutto delle regole alchemiche e della sapiente lettura della Thora attraverso la cabala, non è altro che un Frankestein frutto della capacità di alcuni dotti rabbini di fare propria la vis divina di dare vita attraverso l'interpretazione e la lettura del sacro testo. Secondo la tradizione ebraica dell'Europa Orientale si poteva, attraverso lo studio dei libri sacri e delle leggi della natura, capire come Dio abbia creato la vita e imitarlo, anche se non in maniera piena e precisa, dando vita a un essere quasi umano e mostruoso denominato, appunto, il Golem. Insomma Shelley sceglie un tema che ha affascinato tutto il genere umano, incuriosendo la psiche di tutti coloro che si imbattono nel tema. Il mostro è destinato a perire. Shelley racconta che il suo lento prendere coscienza di sé, il diventare essere sciente da mostro che era, lo induce al suicidio. Le ultime pagine del Romanzo sono dedicate a una straziante lettera che il Mostro scrive al "padre" il dottor Frankestein. In queste parole descrive tutta la sua frustrazione nel costatare che la presa di coscienza di sé, la consapevolezza di essere persona e non una creatura mostruosa, invece di procurargli gioia gli ha dato la consapevolezza di non avere posto in questo mondo. Quando era privo di anima conduce la vita senza senso, distruggendo e procurando morte al prossimo, poteva vivere, ora che sa di essere invece non gli rimane che distruggersi. Il Mostro, cosciente di non avere spazio nella società umana, si uccide dandosi fuoco come se fosse una vittima sacrificale immolata a una società crudele che crea vita ma non la sa tutelare. Chi paga non è il dottor Frankestein che ha sfidato le regole della natura, ma è la sua creatura venuta al mondo non certo di sua volontà. Una fine tremenda che condanna la diversità al dolore, alla emarginazione e alla morte senza alcuna possibilità di riscatto.
Testo di Giovanni Falagario

martedì 26 dicembre 2017

LO SMOG AVVOLGE LE NOSTRE CITTA'

SOFFOCHIAMO
I dati sulla presenza di polvere sottile nell'aria delle nostre città è allarmante. Nei principali centri urbani della Pianura Padana l'allerta per l'inquinamento atmosferico è alta. Se non dovesse piovere abbondantemente su Torino e Milano nelle prossime ore le giunte comunali dovrebbero utilizzare provvedimenti per sospendere il traffico dei veicoli. L'utilizzo di combustibile fossile per il riscaldamento e la mobilità sta portando un inquinamento che rende inevitabile la diffusione di gravi malattie alle vie respiratorie. L'unica cura a questo stato di cose è la pioggia che, cadendo copiosa, abbatte al suolo le polveri che con un cielo privo di precipitazioni rimangono sospese nell'atmosfera. Ma la pioggia non viene. Dopo una estete siccitosa, anche l'autunno e l'inverno ha registrato una siccità senza precedenti. A farne le spese sono soprattutto i bambini e gli anziani i soggetti più esposti ai danni fisici provocati dall'inquinamento. Appaiono comunque aleatorie le soluzioni proposte dalle pubbliche amministrazioni. I blocchi della circolazione dei centri urbani non risolgono un problema che appare legato allo stesso sistema produttivo che vige in Italia. Occorrerebbe un massiccio utilizzo di energia denominata pulita, cioè prodotta da sorgenti non legate all'uso di carburante derivato dal petrolio. Una vera e propria rivoluzione copernicana che dovrebbe cambiare il nostro sistema economico. Difficile pensare seriamente che ci sia una reale voglia di cambiamento. Difficile pensare che la politica riesca veramente a trovare soluzioni a questo stato di cose. Si continuerà a fare provvedimenti tampone, come il blocco momentaneo della circolazione di auto nelle città. Ma appare chimerico pensare che si trovi soluzioni di lungo periodo a questo stato di costante inquinamento dell'atmosfera.
testo di Giovanni Falagario

SANTO STEFANO



IL PROTOMARTIRE
Oggi 26 dicembre 2017 la chiesa festeggia la salita al cielo di Santo Stefano, la sua dipartita dalla terra. Stefano era un diacono. Era un membro della prima comunità cristiana, quella della stessa generazione di Gesù. Viveva a fianco di Pietro e gli altri apostoli, i mesi seguenti alla Resurrezione del Signore. Era un diacono, cioè uno dei fedeli che si occupava dell'assistenza quotidiana degli orfani e delle vedove della comunità, oltre che gestire gli aspetti organizzativi del culto religioso cristiano in via di formazione. Era uomo stimato, un uomo buono, vicino a chi aveva bisogno. Probabilmente era un ebreo di formazione ellenistica, conosceva il greco e l'ebraico delle scritture come tutti i membri della classe dirigente della Palestina di quel tempo. Da ciò deriva la conclusione che fosse uno dei primi esponenti della classe agiata convertiti al cristianesimo. Secondo gli Atti degli Apostoli contribuì a sciogliere le tensioni fra i cristiani di religione ebraica e i gentili, cioè i pagani che riconoscevano la divinità di Gesù. La sua abitudine di proclamare la salvezza di Dio davanti al tempio di Gerusalemme gli costò cara. Un gruppo di zelanti osservanti della legge mosaica lo accusò davanti al Sinedrio, il tribunale della comunità giudaica che si occupava di pronunciarsi su questioni squisitamente teologiche, che non rientravano nella giurisdizione romana. Questi ferventi sostenitori legge lo accusarono di bestemmiare i profeti, in particolare Mosè. Stefano si difese strenuamente. Professò la sua fede nella legge mosaica e allo stesso tempo nel Vangelo, la lieta novella portata da Gesù il Nazareno. Si distinse, nella sua arringa difensiva, per la sua preparazione teologica e giuridica e allo stesso tempo per la sua fiamma di fede che riscaldava d'amore per Dio e per il prossimo le sue parole. Malgrado la sua eloquenza i giudici rimasero indifferenti al suo afflato d'amore e lo condannarono alla lapidazione, lasciando nello sconforto e nel pianto la comunità cristiana. Fu il primo uomo a morire per la sua fede nel Cristo, proprio per questo è definito protomartire, primo martire. Ad assistere al processo c'era anche Saul, che rimase allibito per la crudeltà dei giudici del Tempio, da questa scena crudele prese il via quel cammino di conversione che portò Saul a diventare Paolo e a farsi apostolo del Cristo.

lunedì 25 dicembre 2017

RAGAZZA MADRE E COSTITUENTE



RAGAZZA MADRE E COSTITUENTE
Era incinta Teresa Mattei quando il 22 dicembre 1947 in prima fila assiste al momento in cui il presidente della Costituente, Umberto Terracini, consegna al Capo provvisori dello stato, Enrico De Nicola, il testo completo della Costituzione Italiana che entrerà in vigore il 1 gennaio 1948. Non era una persona qualunque Teresa Mattei, era una delle 21 donne elette per la prima volta in un'assemblea rappresentativa della nazione in Italia. Era una delle 21 donne che facevano parte dell'Assemblea Costituente chiamata a redigere la carta fondamentale che ancor oggi regge l'ordinamento giuridico dello stato italiano. Pochi mesi prima, a chi gli proponeva di abortire clandestinamente, aveva replicato "Questo figlio lo voglio e me lo tengo". Aveva pronunciato queste parole con lo stesso coraggio con cui, durante la lotta partigiana nella natia toscana, aveva imbracciato il fucile e affrontato la furia nazifascista. Facendo arrabbiare il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, che mal sopportava che una compagna fosse così disinibita nei costumi, mostrando il "pancione" da nubile. Dal pensiero della Mattei,chiaro e brillante, nasce l'articolo 3 della Costituzione quello che proclama l'uguaglianza formale e sostanziale di tutti, senza differenza fra sesso e senza alcuna discriminazione. Il suo impegno per l'uguaglianza della donna si dipana in tutta la sua vita. Anche dopo la chiusura dell'assemblea ha lottato per rendere concreto questo principio fondamentale. Si adopera per la difesa dei diritti delle donne e dei minori. La sua formazione pedagogica la porta a combattere per una scuola più giusta e aperta ad ogni bambino. Insegue il sogno di una scuola primaria in cui siano abbattute tutte le barriere. Si adopera per la riforma della scuola elementare che rivoluziona il modello di insegnamento, anche eliminando le famigerate scuole speciali per i fanciulli con disabilità o con problemi comportamentali. Si impegna nella lotta per il superamento di ogni tipo di barriera da quelle architettoniche a quelle sociali. Nel 1992, quando scoppia la guerra in Jugoslavia, lancia la campagna per la consegna del premio nobel ai bambini di Sarajevo. Nel 2001 durante il g8 di Genova si fa megafono della parte della popolazione italiana che è contro ogni tipo di violenza. E' la prima a condannare il Black Block, la parte violenta della protesta contro i grandi della terra, come lo è quando si tratta di denunciare le violenze perpetrate dalla polizia alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto. Si schiera attivamente per il "no" alla riforma costituzionale voluta da lega e Forza Italia nel 2006. Lo stesso atteggiamento avrebbe assunto, pensiamo, con la riforma voluta da Forza Italia e Partito democratico nel 2016. Si spegne a Usigliano nel 2013. Un esempio di virtù e coerenza repubblicana. Unica macchia è l'aver fatto parte del commando partigiano che il 15 aprile 1944 ha ucciso il filosofo Giovanni Gentile, reo di essere fascista non avendo commesso reati o atti bellici. Teresa Mattei non ha mai rinnegato il gesto. E' sempre stata cosciente della gravità di quell'atto, ma lo ha sempre rivendicato come giusto. Lei non è stata nel commando che ha ucciso Gentile, ma ha fatto parte del gruppo che ha permesso logisticamente l'attentato. Difficile non sottolineare la grave macchia di aver partecipato a un vero e proprio omicidio politico, per giunta perpetrato ai danni di un eminentissimo uomo di lettere. Rimane comunque la vita di una gran donna che si è sempre battuta per la libertà e l'uguaglianza. Che si è sempre battuta per l'uguaglianza formale e sostanziale degli uomini e delle donne. Che si è battuta affinché i bambini, a prescindere dal loro stato fisico o dalla loro provenienza sociale avessero un lavoro. Il suo impegno è stato anche la base per costruire una politica in favore dei disabili e degli svantaggiati. Insomma Teresa Mattei è stata un lume tutelare della Repubblica per tutta la sua lunga ed encomiabile vita.
testo di Giovanni Falagario

domenica 24 dicembre 2017

E' NATO IL SALVATORE!



AVVENTO
L'avvento è un momento d'attesa. Ogni persona che attende un evento spera che questo possa cambiargli in meglio la vita. Ogni anni ci troviamo ad attendere la nascita di Gesù Bambino. Il pargolo di Nazareth ci dà speranza di rinnovamento. Ogni 25 dicembre, ogni 24 dicembre, speriamo che il Natale possa portare pace e serenità a noi, ai nostri cari e al mondo intero. La nascita di Gesù è un momento di rinnovamento del cuore d'ognuno. Il miracolo della vita, il bambino avvolto in panni e deposto in una mangiatoia, ci fa sperare che il mondo possa riconciliarsi con se stesso. Basta guerra! Basta odi! Basta rancori! Gesù è nato per salvarci dalla meschinità che caratterizza il genere umano. L'attesa di questo evento rigeneratore ci offe la possibilità di meditare su noi stessi. Come possiamo collaborare con il bambin Gesù e portare pace nel mondo? La risposta non è certo facile. Sono passati duemila anni dalla nascita di Cristo in Palestina eppure l'uomo non ha smesso di uccidere, non ha smesso di odiare non ha smesso di essere Caino per il proprio fratello. Questa consapevolezza potrebbe indurci al pessimismo, alla sfiducia nel futuro. Ecco perché dobbiamo guardare alla mangiatoia dobbiamo essere come i pastori di Betlemme che ammirarono per la prima volta il divin figliolo. Dobbiamo raggiungere quella purezza d'animo che ci rende pronti ad accogliere la buona novella che ci porta Gesù. Possiamo uscire dall'avvento, possiamo entrare in un momento in cui smettiamo di attendere la pace e cominciamo a viverla grazie a Gesù. Bisogna volerlo. Bisogna farsi operatori di pace. Questo è un impegno apparentemente arduo, ma che, se è fatto nostro, sicuramente ci porterà pace e felicità. Basta odi basta guerre basta scontri fra noi facciamo entrare nei nostri cuori il bimbo che è nato 2000 anni fa in Palestina.
testo di Giovanni Falagario

IMPEGNO CIVILE



L'IMPEGNO CIVILE DI UN PRETE
Don Primo Mazzolari nasce a Boschetto, una frazione di Cremona. Il giorno dei suoi natali è il 13 gennaio 1890. La sua famiglia è composta da agricoltori. Viene ordinato prete a Verolanuova, un paese del bresciano, giovanissimo. Nel 1913 è già docente di lettere nel ginnasio del seminario. Si schiera contro la guerra all'indomani del 1914. La Prima Guerra mondiale la considera una carneficina di persone innocenti. Quando l'Italia entra nel conflitto mondiale. nel 1915, sceglie di stare al fianco dei soldati, consolando le loro sofferenze, e diviene cappellano militare. Durante gli anni del fascismo, semplice curato nel paesino lombardo di Bozzolo, non nasconde le sue perplessità nei confronti del regime. I suoi testi e i suoi libri sono apertamente contro il regime fascista. Il Samaritano, I lontani, Tra l'origine e il bosco e La via Crucis del povero sono i quattro libri che scrive durante il ventennio fascista. Tutti esprimono un forte spirito democratico. Traspare chiaramente quel cristianesimo sociale che dopo la guerra sarà il traino culturale della comunità cattolica italiana. E' Mazzolati uno dei precursori di quella cultura della solidarietà che sarà il cardine fondante della Costituzione Italiana. Il suo senso di giustizia e di libertà lo renderà inviso al regime. Durante l'occupazione nazista sceglie di essere partigiano.Arrestato a Mantova da un battaglione nazista, rischia la fucilazione, ma viene scarcerato perché non vi sono prove della sua battaglia clandestina e per i tedeschi sarebbe un grave incidente diplomatico con il Vaticano uccidere un prete. Don Primo sceglie di darsi alla clandestinità. Finita la guerra scrive IL compagno Cristo, un testo volutamente provocatorio che invita tutto l'arco costituzionale e antifascista a superare le divisioni e a costruire un futuro di pace nella nuova Repubblica nata dalla resistenza. Durante gli anni della rinascita democratica è impegnato attivamente nel rilancio della cultura italiana. Fonda il quindicinale "Adesso" una rivista in cui scrivono esponenti di ogni colore politico e in cui si discute di riscatto sociale del paese. Il suo impegno è quello di rendere concreto lo spirito d'eguaglianza espresso dalla Costituzione Italiana. Bisogna che lo stato e ogni istituzione, laica o religiosa, si impegnino per la difesa della dignità umana. Bisogna che si eliminano gli ostacoli per la realizzazione di ogni essere umano, donna o uomo, bambino o adulto, malato o sano. Per questo obbiettivo, per aiutare i meno fortunati poveri e disabili, che Primo Mazzolari spende l'ultima parte della sua vita. Si spegne nel 1959. Papa Roncalli, Giovanni XXIII, lo definì "tromba dello spirito santo" indicandolo come uno degli ispiratori del Concilio Vaticano II. La sua vita è testimonianza di fede e impegno. Mazzolari è il segno di una chiesa che abbraccia chi è in difficoltà, che non esclude. Papa Francesco quando definisce la Chiesa come ospedale da campo, pensa all'opera di Mazzolari che, come prete e uomo, non si faceva remore di soccorrere chi era in difficoltà. Don Primo Mazzolari è morto a Cremona il 12 aprile 1959.
testo di Giovanni Falagario

sabato 23 dicembre 2017

COME NASCE IL PRESEPE

NASCITA DEL PRESEPE

Il presepe che adorna le nostre case durante le feste di Natale è il frutto di un'idea di San Francesco d'Assisi. Il Poverello potette assistere ai riti del Natale a Betlemme nel 1222. Si recò nella Terra Santa per portare pace in quelle terre già allora segnate dalla guerra. Il suo intento era quello di fermare le guerre fra crociati e islamici. In quell'occasione potette assistere, ammirato, ai riti del natale davanti alla chiesa della Natività. Decise che era giusto che anche in Italia, anche in luoghi lontani dalle terre in cui il Cristo nacque, gli uomini e le donne di buona volontà e di fede potessero rivivere il momento sacro dell'ingresso al mondo di Gesù. Francesco decise che il natale successivo, quello dell'anno 1223, avrebbe compiuto ad Assisi una sacra rappresentazione della nascita di Cristo. Fu nella località di Greccio che il santo allestì il primo presepe vivente. Il bue e l'asinello diventarono protagonisti del Natale assieme ai contadini che rappresentavano Maria e Giuseppe con il loro infante che aveva l'onore di incarnare Gesù. Da quel momento gli animali entrarono nella tradizione natalizia. Gli animali come testimoni della nascita del redentore esattamente comei uomini. Tutta la natura, secondo il santo, rimase attonita e ammirata davanti alla divin nascita. Da quel momento furono molte le rappresentazioni del natale. La prima testimonianza di presepe non vivente, ma fatto con statue lignee è presso la basilica di Santa maria Maggiore a Roma nel 1283. A compiere questa opera d'arte fu Arnolfo di Cambio maestro intarsiatore. Nei secoli che seguirono i presepi furono fatti in materiali diversissimi. In marmo , in mattoni e in terra cotta. Famosissimi e rinomati sono i presepi in cartapesta. I maestri artigiani napoletani sono ancor adesso inarrivabili nell'opera di costruire presepi in carta macerata e sughero. Ancora oggi i bambini rimangono ammirati dalla meraviglia che è la sacra rappresentazione. Francesco volle che il bambin Gesù nascesse nei cuori d'ognuno, per questo motivo ha istituito i presepi, perché ogni uomo potesse toccare con mano l'infinito amore di Dio che volle farsi uomo, bambino, per amore del genere umano. Insomma poter vivere il miracolo del natale, poter sentire il bene che produce la nascita di Cristo, è un privilegio che ci è stato dato dall'intuizione straordinaria di Francesco d'Assisi che ci ha regalato il primo presepe.

testo di Giovanni Falagario

venerdì 22 dicembre 2017

TRIBUNALE DEI DIRITTI UMANI



DIRITTO GLOBALIZZATO
Si sta chiudendo, dopo venticinque anni, il grande processo per appurare i gravi crimini contro l'umanità commessi nell'ex Jugoslavia durante la guerra degli anni '90. Per la prima volta, dopo il processo di Norimberga che vide imputati i criminali nazisti, una corte internazionale è stata chiamata a giudicare il comportamento di politici, civili e militari nel corso di una guerra fratricida e drammatica. Per la prima volta nella storia sul banco degli imputati non siedono solo i vinti. Sono stati chiamati a rispondere dei propri crimini tutti i soggetti in causa, Croati, Serbi o Bosniaci. Il tribunale che ha sede all'Aja, in Olanda, è stato istituito nel 1993 per una decisione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. E' stato un modo per far riconoscere che i diritti dell'uomo hanno una valenza universale. Nessuno, nemmeno gli stati, può compiere atti lesivi della vita e della dignità umana senza che debba risponderne non solo alla giustizia divina, se esiste, ma anche a quella dell'uomo. Ricordiamo che in Bosnia si sono perpetrati dei veri e propri omicidi di massa, per la prima volta in Europa, dopo la fine della II guerra mondiale, c'è stato un vero e proprio genocidio ai danni della popolazione di religione musulmana situata in Bosnia. Uno degli imputati principali è l'ex presidente serbo Slobodan Milosevic, morto nel 2006, quando era ancora lontano da finire il procedimento che lo riguardava. Come tutti i procedimenti penali, anche quello che lo riguardava si è esaurito con la sua morte, alcuna condanna postuma gli è stata inflitta. Appaiono chiare comunque le sue responsabilità politiche, in quanto presidente dell'allora Jugoslavia, e anche le sue responsabilità penali in quanto complice e mandante di diversi omicidi, anche se come abbiamo detto alcuna pena può essere inflitta ad un morto. Ha fatto scalpore il suicidio in diretta televisiva dell'ex capo politico e militare dei croati di Bosnia, Slobodan Praljak, all'indomani della condanna all'ergastolo per crimini di guerra. Il generale ha voluto togliersi la vita dopo aver sentito le motivazioni della sentenza che lo riguardava. Il processo dell'Aja si sta chiudendo. Si stanno pronunciando condanne e assoluzioni. Si stanno appurando le responsabilità di coloro che hanno macchiato di sangue innocente la penisola balcanica. Speriamo che i martiri di Sebrenica, la cittadina in cui furono uccisi centinaia di donne e bambini, trovino pace e giustizia da questa sentenza. Un appunto, le grandi potenze mondiali, Usa, Russia e Cina, si sono rifiutate categoricamente di formare altri tribunali internazionali per giudicare i crimini commessi in altre guerre, come quella afgana o cecena ad esempio, probabilmente l'hanno fatto per evitare di vedere propri esponenti imputati per crimini contro l'umanità. Sarebbe invece bello che la comunità internazionale globalizzasse il diritto. rendesse possibile l'esistenza permanente di un tribunale imparziale chiamato a giudicare i crimini di guerra di tutti. Sarebbe bello che il popolo siriano, ad esempio, avesse un giudice a cui appellarsi contro i crimini che tutti i belligeranti hanno commesso nei confronti di inermi cittadini. Ma si sa che la forza, la prevaricazione del potente, ancora oggi prevale sulla giustizia. La Globalizzazione vale per le merci,vale per il traffico di armi e di persone, trattate come schiave, ma è ancora lontana da raggiungere le lande del diritto ancora ancorato agli stati nazioni, con poche eccezioni.
testo di Giovanni Falagario

mercoledì 20 dicembre 2017

IL NUOVO LIBRO DI EVA CANTARELLA



IN NOME DEL PADRE
Esce per la casa editrice Feltrinelli il libro "Come uccidere il padre". Non l'ha scritto il psicanalista di scuola froidiana. L'ha scritta una studiosa apprezzatissima di diritto romano: Eva Cantarella. La giurista ripercorre l'evoluzione, all'interno della civiltà romana antica, di uno degli istituti giuridici più importanti non solo del passato, ma anche del presente, la famiglia. La famiglia è un'istituzione fondamentale per la Roma antica. Attorno al concetto di familia (il termine latino) si aggirava una vera e propria comunità di persone che non erano legate solo dal sangue, dai legami causati dalla procreazione, ma anche da ragioni economiche e politiche. facevano parte della famiglia gli schiavi, ma anche i clientes, cioè uomini liberi legati politicamente alla gens romana a cui faceva capo la famiglia in questione. Insomma all'interno della famiglia si svolgevano affari, si formavano circoli culturali e politici, si dava vita a una visione della società. A capo di questa organizzazione c'era il pater familia, l'uomo più anziano del nucleo principale del gruppo che decideva la vita e la morte di tutti coloro che erano a lui sottomessi. Gli schiavi, ma anche mogli e figli, soprattutto in epoca repubblicana potevano perfino perdere la vita se lui lo comandava, aveva lo ius vitae et mortis. La Cantarella fa l'esempio di Spurio Cassio fustigato a morte dal padre perché lo reputava reo di attentare alla repubblica romana. Un figlio non poteva neanche avere un'attività economica propria. Tutti i suoi atti giuridici erano interdetti, non poteva contrarre alcun contratto, era il padre che stipulava transazioni per suo conto. Per ovviare alle difficoltà che questo stato di cose produceva. Un terzo non poteva sapere se il contratto stipulato era valido o meno, non sapendo se l'interlocutore era sotto patria potestas o meno. Si inventò il peculio, una somma di patrimonio che era amministrata dal figlio e che il padre riconosceva di pieno possesso dell'erede. Ma il padre non rispondeva per debiti che ammontano oltre al peculio. Se un creditore avesse avuto un credito superiore al peculio l'unico modo per rientrare in possesso dei propri denari sarebbe stato quello di vendere il figlio indebitato. Cantarella arriva alla conclusione che in epoca romana l'unico modo per essere libero è uccidere il padre, neanche l'emancipatio, l'emancipazione, un rito che metteva fuori dalla familia il figlio lo rendeva libero pienamente dal potere paterno. Insomma Roma era una civiltà affascinante e contraddittoria, in cui c'era libertà di costumi e di commerci, ma che allo stesso tempo non dava ufficialmente la possibilità a nessuno di allacciarsi un sandalo senza il consenso del padre. Insomma era un paese in cui si poteva far tutto, bastava aggirare la legge, sono passati duemila anni, il rapporto fra italiani e diritto non cambia. Anche noi facciamo cose che la legge non consentirebbe. I Romani lo facevano per "non uccidere il padre", noi perché non rispettiamo il diritto? Bella domanda che il libro della Cantarella potrebbe aiutarci a sciogliere.
testo di Giovanni Falagario

REPUBBLICA E PAESAGGIO



RIPARTIAMO DAL NOVE!
L'articolo nove della Costituzione Italiana proclama: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico della nazione". Parole importanti per capire quale fosse l'orientamento culturale dei Padri Costituenti. Bisognava partire dal territorio, dalle bellezze che ha, e dalla storia e dalla cultura millenaria della nostra nazione per fondare uno stato libero, plurale e più giusto. La tutela del paesaggio era vista come uno strumento necessario per lasciare ai posteri la struggente bellezza che caratterizza la quasi totalità del nostro paese. La cultura doveva essere strumento per amalgamare la società, per renderla coesa in un progetto di stato che si fondava sulla partecipazione e sull'emancipazione di ogni singolo cittadino. La dignità della persona si raggiunge solo attraverso lo studio e la dedizione alla ricerca. La ricerca scientifica, mai separata dal concetto di cultura, onde evitare una pericolosa dicotomia fra arte e tecnica, doveva essere parte integrante di un processo di progresso materiale e spirituale che doveva portare il nostro paese ad essere avanguardia di un domani di prosperità e di pace. A settantanni dalla entrata in vigore della costituzione, era il 1 gennaio del 1948, questa visione è stata tradita. L'Italia è uno del paesi in cui si investe meno in ricerca e innovazione. Il nostro territorio nazionale è fra i più urbanizzati del pianeta. Da quando è entrata in vigore la carta costituzionale sono stati cementificati 23mila chilometri quadrati di territorio. Una cifra enorme che ha causato i dissesti idrogeologici che purtroppo hanno causato lutti e morti in questi anni. La scuola, che in Italia ha avuto valentissimi insegnanti, non è stata supportata da adeguati investimenti statali volta a dare agli alunni efficaci strumenti di apprendimento. Non si investe nelle università e non si finanziano adeguatamente ricerche che potrebbero far vivere meglio ognuno di noi. Insomma l'articolo 9 non è stato mai pienamente realizzato. Le promesse di progresso e di armonia con il suolo e la natura che enunciava sono sono state mantenute da una classe politica corrotta. Ma la colpa è anche di noi cittadini che abbiamo costruito dove non dovevamo. Abbiamo aggredito il territorio in cui viviamo per soffocarlo di cemento e abbiamo applaudito i vari condoni. Bisogna far ripartire l'Italia dall'articolo nove, ripensare il nostro paese in chiave di una crescita sostenibile, esattamente come avevano pensato coloro che scrissero la costituzione. Ripartire si può, si deve, per rendere l'Italia un paese bello, come lo è sempre stata in passato e lo è tuttora malgrado noi italiani.
Testo di Giovanni Falagario