lunedì 18 dicembre 2017

BANCA ETRURIA



IL BANCHIERE E LA MINISTRA
Siamo nel 2014. Mariaelena Boschi è ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il parlamento nel dicastero guidato da Matteo Renzi. In quei mesi è scoppiato lo scandalo "Banca Etruria". La banca toscana è in gravissime difficoltà finanziarie. Non riesce a far fronte alle obbligazioni che ha assunto. Gli amministratori hanno commesso un atto gravissimo, hanno fatto in modo le le sofferenze finanziarie dell'istituto di credito fossero accollate ai risparmiatori vendendogli "prodotti finanziari" che prospettavano grandi guadagni, ma che in realtà producevano ingenti perdite. Il giochino non ha retto. La banca Etruria in quel periodo si trovava sull'orlo del collasso e i risparmiatori rischiavano di perdere i sodi guadagnati in una vita. "Banca Etruria" non è una banca qualsiasi. Ci lavora, quale revisione dei conti e membro del consiglio di amministrazione, Pierluigi Boschi, padre del ministro. Mariaelena Boschi incontra Federico Ghizzoni, allora amministratore delegato di Unicredit, la più importante banca italiana. Sembra che il ministro abbia auspicato un intervento dell'istituto di credito nazionale per salvare i creditori di banca Etruria. Sarebbe un grave atto di manifesto conflitto d'interessi. La politica che si occupa di tutelare i risparmiatori in difficoltà per le scelte finanziarie delle banche, per di più di istituti di credito che operano in zone in cui si trova il collegio elettorale in cui Mariaelena Boschi è stata eletta. Occuparsi delle finanze dei propri elettori, adoperarsi affinché i risparmiatori siano garantiti è un peccato che l'elettore non perdona. L'opzione Unicredit fallì, la banca non rilevò Etruria e i suoi debiti, la tutela dei risparmiatori avvenne con un decreto Renzi avallato da Banca Italia che rese palese il conflitto d'interessi fra il Pd e le Banche, manifestando gli intrallazzi della sinistra volta a non inimicarsi gli elettri, proponendo loro la restituzione dei crediti verso le banche, contestualmente alla liquidazione dell'istituto Banca Etruria. Un impegno che gli elettori non perdonano. Da quando si sono fatte note queste notizie il Partito Democratico è crollato nei consensi. IL padre del ministro Boschi, Pierluigi, è indagato. Sembra che abbia partecipato alla riunione del consiglio di amministrazione che ha autorizzato i dirigenti della banca Etruria ha procedere con la politica fallimentare che ha prodotto il crac della banca. A leggere le carte, però, sembra che il piano approvato non espliciti in maniera dettagliata quale siano gli strumenti finanziari da utilizzare. Insomma i dirigenti non avrebbero detto all'assemblea approvante che avrebbero utilizzato titoli spazzatura. Insomma la famiglia Boschi, padre e figlia, sembrano immersi in un gioco di potere e denaro i cui risvolti appaiono di difficile lettura. Sembra che ambedue abbiano operato in buona fede. Sembra che il padre non abbia operato all'interno della banca con finalità illecite e con atti diciamo incauti. Sembra che Mariaelena Boschi abbia solo avuto premura per una vicenda bancaria delicata e non abbia fatto alcuna pressione illecita al presidente di Unicredit Federico Ghizzoni. Rimane il fatto che gli scandali bancari, fra cui c'è la vicenda toscana, stanno segnando la storia di questi ultimi anni italiani, una storia che nemmeno la commissione bicamerale sugli istituti di credito. presieduta da Pierferdinando Casini, riesce a districare.
testo di Giovanni Falagario

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