giovedì 28 dicembre 2017

GLI ITALIANI, LA POLITICA E LE TASSE



IL PATTO
"tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Queste sono le parole dell'articolo 53 della Costituzione Italiana. Tutti i cittadini italiani hanno il dovere morale e giuridico di concorrere a garantire il funzionamento dello stato anche attraverso la contribuzione. E' un patto: la Repubblica chiede dei soldi ai cittadini al fine di garantire il funzionamento delle istituzioni che sono un bene di tutti. Questo patto non è stato rispettato. I dati statistici sono chiari e allarmanti. Ogni anno 100 miliardi di risorse non arrivano alle casse dello stato. Milioni di cittadini, diciamolo chiaramente, trovano il modo di non adempiere ai loro doveri verso il fisco e la società. Già alla assemblea costituente, 70 anni fa, Piero Calamandrei, illustre giurista, denunciò la mancanza di senso di legalità che caratterizza la cultura italiana. Un costume sociale che considera quasi una sfida trovare il modo di non pagare il dovuto allo stato. Il lavoro nero è spesso causa di sfruttamento verso le persone più deboli, che debbono sottostare alla mancanza di un contratto di lavoro con tutele sociali pur di avere uno stipendio. Ma questo lavoro irregolare, chiamiamolo come è: illecito, diviene anche strumento per evadere il fisco per avere agevolazioni di cui non si avrebbe diritto. E' un modo per mettere in discussione gli elementi basilari del welfare sociale, che dovrebbe garantire servizi ai bisognosi finanziandosi con la tassazione del lavoro di chi guadagna in base al principio della progressività: più soldi hai più paghi tasse. L'evasione fiscale è l'altra faccia della cattiva politica. Una politica che genera sprechi e corruzione non è credibile quando chiede un comportamento virtuoso ai cittadini. L'esempio è nell'impegno del neo presidente dell'assemblea siciliana, Gianfranco Miccicchè, di eliminare i tetti agli stipendi dei parlamentari e dei dirigenti della regione Sicilia. Come è stato promesso in campagna elettorale. Tutto lecito, la destra, di cui Miccicché fa parte, si batte da tempo per dare garanzie e proteggere gli stipendi di dirigenti e parlamentari. Rimane il fatto che se la politica pensa solo a se stessa, è legittimo da parte dei cittadini pensare che abbattere il patto fiscale è lecito. Proviamo a pensare come sarebbe bello se la politica fosse impegnata non ad aumentarsi lo stipendio. Proviamo a pensare come sarebbe bello se i cittadini che sono fedeli ai loro doveri fiscali, purtroppo sempre meno, vedessero una politica virtuosa. Sarebbe un cambiamento epocale che ci avvicinerebbe ai paesi più civili. Sia chiaro però, chi evade il fisco, chi lavora in nero, chi non fa le fatture, essendo libero professionista, non fa un danno ai politici, fa un danno ai disabili, agli anziani, ai più deboli della società, ai poveri, alle famiglie numerose che vedono sottrarre risorse a un welfare di cui hanno bisogno. Il non pagare le tasse non danneggia la politica, ma danneggia le persone. Per fermare lo scempio della corruzione non si deve eludere il fisco, ma chiedere conto alla politica dei loro atti. Reagiamo a questo stato di cose. Paghiamo le tasse e chiediamo conto alla politica dei loro malaffari. E' vergognoso, ad esempio, che una delle regioni in cui la povertà è molto diffusa, come la Sicilia, abbia una classe politica così ben pagata. E' scandaloso che la nuova assemblea palermitana, recentemente eletta, abbia come unico obbiettivo aumentarsi lo stipendio. I cittadini devono essere leali con il fisco, devono pagare le tasse, ma è necessario anche che la politica sia strumento di legalità, non un modo per gonfiare le tasche di pochi.
Testo di Giovanni Falagario

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