sabato 16 dicembre 2017

CARDINALE CONTRO LA LEGGE SUL FINE VITA



"UNA LEGGE SBAGLIATA"
E' l'incipit di un'intervento del Cardinale Camillo Ruini che commenta i contenuti della legge sul "fine vita" appena approvata dalle due camere. Un giudizio negativo, che non lascia alcuna strada a fraintendimenti. Per l'ex presidente della CEI, Conferenza Episcopale Italiana, la nuova legge è l'anticamera all'eutanasia. Per il vescovo disporre anticipatamente dei momenti ultimi della propria vita è un obbrobrio. Chi vive in condizioni estreme potrebbe non pensarla allo stesso modo di quando ha dato il suo parere favorevole alla cessazione dell'alimentazione forzata. La persona umana può prendere questa decisione quando gli appare disumana la sofferenza che andrà ad incontrare, quando vive in quello stato la percezione della vita cambia e potrebbe non voler morire, ma vivere. Insomma per Ruini è giusto non rispettare una volontà palese dell'uomo per non ledere una possibile volontà di vita successiva che non siamo in grado di appurare. Poi per Ruini questa legge potrebbe aprire la strada a una vera e propria eutanasia.I confini fra vita e morte potrebbero farsi ancora più esili, inducendo ad anticipare sempre più la propria fine attraverso somministrazione di farmici che avrebbero effetto non solo di lenire il dolore ma anche di accelerare la morte o addirittura di causarla. Insomma per Ruini la chiesa non dà spazio ad alcuna forma di "morte dolce". La vita è un bene prezioso che va difeso fino all'ultimo. I pareri di alcuni prelati che apparirebbero di apertura verso la legge che andrà in vigore se firmata dal presidente della repubblica, sono stati fraintesi. Il Papa stesso, afferma Ruini, esprime apertamente forti perplessità. Dice il vescovo: Il papa è chiaro, mai bisogna accelerare l'evento finale. Difficile dire qualcosa. Da un lato la vita è oggettivamente un bene sacro, non si può che condividere le posizioni del cardinale. Dall'altro certe situazioni cliniche appaiono disperate, tenere in vita il malato appare realmente una tortura, come è stato il caso di Welby.
testo di Giovanni Falagario

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