martedì 19 dicembre 2017

VITTORIO EMANUELE III IN ITALIA



IL CORPO DEL RE
Per millenni nella cultura europea il corpo di un re è stato considerato sacro. Questa visione mistica è spiegata mirabilmente March Bloch, lo storico francese che pubblicò nel 1924 il suo fondamentale testo "I re taumaturghi". Nel XVIII e XIX secolo le cose cominciarono a cambiare, la cultura borghese che monopolizzava l'Europa cominciò a considerare la figura del capo dello stato non come persona mistica, ma come soggetto politico, fino al punto di concepirne la sua destituzione e, addirittura, la sua condanna a morte, si ricorda le rivoluzioni inglese e francese che per la prima volta giustiziarono dei monarchi come se fossero comuni criminali. Ieri, 18 dicembre 2017, il corpo di Vittorio Emanuele III, il penultimo re d'Italia, sono state seppellite in Italia, dopo settantanni sono state trasportate dall'Egitto, ove il re morì nel 1947 in esilio, a Mondovì in provincia di Cuneo, ove riposano alcuni esponenti di casa Savoia. Una scelta voluta dalla famiglia, che ha voluto il ritorno in Italia dell'avo. Dovrebbe essere una mera questione di famiglia. Una scelta privata, fatta da cittadini italiani, che hanno voluto che il proprio nonno riposi sulle terre in cui ha visto la luce per la prima volta. Il problema è che Vittorio Emanuele III è stato re d'Italia. Il suo ritorno ha fatto sorgere una domanda. Perché non farlo riposare nel Pantheon di Roma, dove giacciono tutti i re d'italia, tranne lui e suo figlio Umberto II? La risposta è complessa. Non c'è dubbio che Vittorio Emanuele III ha delle responsabilità storiche che lo rendono un personaggio, per usare un eufemismo, controverso. Non ha fatto nulla per fermare la Marcia su Roma, che portò alla nascita del regime fascista. E' rimasto inerme davanti alla manifesta complicità di Benito Mussolini nell'omicidio Matteotti. Ha portato avanti e incoraggiato le politiche colonialiste spregiudicate del regime fascista, non disdegnando di farsi incoronare imperatore. Ha firmato, cosa gravissima, le leggi razziali, che discriminavano e perseguitavano cittadini italiani rei soltanto di essere di religione ebraica. Le sue colpe sono state gravissime. Appare inaccettabile che sia deposto nel Pantheon, ove riposano i grandi del risorgimento italiano. Non si è sacri, come si credeva in antico, solo perché si è re. La pietà umana impone che la persona di Vittorio Emanuele di Savoia abbia pietà cristiana e commiserazione al pari di chiunque. Noi non possiamo e non dobbiamo giudicare l'uomo che era, ormai dopo la morte il giudizio sulla sua persona spetta solo a Dio, se esiste. Ma come personaggio storico, come rappresentante di un'istituzione fondamentale per il nostro paese, quale la monarchia, non possiamo che tenere conto del suo comportamento quale soggetto politico. Il re non è più sacro, le sue gesta non sono più considerate emanazione del divino, come ci spiegava Bloch parlando dei monarchi medievali, per questo l'operato di Vittorio Emanuele III deve essere messo sotto i riflettori della storia. Deve essere appurato il suo legame con il fascismo, deve essere giudicato per aver portato l'Italia in guerra e per aver tentennato nel 1943 a firmare l'armistizio con gli americani, gesto volto a salvare la corona e il suo trono, ma che ha dato la possibilità all'esercito nazista di occupare il territorio italiano, così, probabilmente, prolungando guerra e sofferenze ai nostri nonni o bisnonni. Per queste colpe, per questi reati politici, che inchiodano Vittorio Emanuele III al tribunale della storia, non deve riposare nel Pantheon, come invece alcuni monarchici asseriscono. La sua vicenda terrena, la sua vita da monarca, deve essere da insegnamento su cosa sia il fascismo, su cosa può produrre il totalitarismo e su come può far degenerare un governo liberale, come era il regno d'Italia prefascista. Che Vittorio Emanuele riposi in pace in suolo italiano, che l'uomo sia degnamente ricordato da familiari e amici. Ma Vittorio Emanuele III, il re, deve essere inchiodato alle sue responsabilità storiche.
testo di Giovanni Falagario


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