UNO SGUARDO DIVERSO
Questo complesso periodo, caratterizzato dal dirompente
fenomeno infettivo, ci ha posto davanti diversi interrogativi. Il più
importante è come garantire l’esistenza e la sopravvivenza di se stessi e dei
propri cari. La malattia ci ha toccati tutti. Tutti siamo diventati potenziali
vittime di un fantasma che aleggia nel buio. L’altro è diventato un potenziale
untore, cioè un latore di virus e di conseguente sofferenza. Ma c’è stato
qualcosa di più di questo. Paradossalmente la paura dell’altro ha introdotto
nella nostra mente il concetto di valore assoluto del nostro prossimo. Si è
guardato con occhio diverso i più deboli. Non solo come elementi da
compiangere, come ultimi del mondo a cui guardare dall’alto, ma come parte di
una comune famiglia che è l’umanità. Uno sguardo diverso è scaturito da tutto
ciò che ci circonda. La solidarietà è diventata fattiva, non pura retorica. Si
è guardato con fastidio tutti quegli atteggiamenti saccenti, sufficienti, per
non dire crudeli che alcuni hanno verso i disabili. Voci di sdegno contro chi grida,
usa le mani, fa violenza. Si è pensato alle donne troppo spesso parte lesa di
azioni veramente indegne, finanche operate dal proprio partner o familiare.
Violenze verso i bambini sono state censurate quale orrore. Ecco la base da cui
riniziare. Un senso si solidarietà sta nascendo, anche se in maniera
frastagliata e incoerente. Quello che sta avvenendo è che non si guarda dall’altra
parte. Non si dice: non è problema mio. Il dolore di una qualsiasi persona è e
deve essere un dolore collettivo. Lo dobbiamo ai tanti morti e malati di Corona
Virus che in questi mesi hanno vissuto il loro dramma in solitudine. Noi almeno
con l’animo e con la mente siamo con loro. Stiamo vicini alla sofferenza dei
loro familiari. Ma ora è tempo di stare vicini anche a coloro che non hanno il
male terribile. È tempo di mostrare solidarietà. Di essere vicino al “diverso”,
provare ad ascoltarlo. È vero ciò è difficile. È molto più facile mandare a
quel paese chi dà fastidio, chi sembra trascinarti all’indietro. Il disabile, l’anziano,
il povero sono coloro che non fanno proseguire il cammino del progresso, sono
coloro, si dice nel mio paese, dare una “stampata per toglierseli dai c…”. è se
non fosse così? Se fossero un valore aggiunto? Uno sguardo diverso è il modo
per comprendere che ogni essere umano è un bene prezioso per l’altro. Che ogni
storia di gioia o di dolore è fonte di ricchezza per l’intera umanità. Serve
coraggio e voglia di mettersi in discussione per affrontare questo futuro. Per
iniziare però questa nuova strada consiglio, se possibile, l’ascolto oltre che
l’aiuto. Ascoltare l’altro vuol dire guardare con occhi nuovi. Vuol dire
ripartire dall’essenza del vivere insieme, che è la scoperta dell’atro.
Proviamoci.
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