ARTICOLO 45 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“La Repubblica
riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e
senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce
l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli,
il carattere e le finalità.
La legge provvede
alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”
La Costituzione ha come fondamento la solidarietà fra gli
uomini e le donne. In base a questo principio cardine si fondano molti articoli
della nostra carta fondamentale. Uno di questi è proprio l’articolo 45. In esse
si scrive che la Repubblica riconosce la funzione sociale della mutualità.
Riconosce l’importanza dello sforzo dei lavoratori e degli utenti di aiutarsi
vicendevolmente nel perseguimento di uno scopo comune. Uno scopo che non deve
essere quello del guadagno o meglio della speculazione, ma quello di avere
servizi e utenze volte a migliorare la vita. Insomma la costituzione intende
incentivare la cooperazione fra le persone. Un obbiettivo comune si raggiunge se
si lavora insieme. Ecco perché la legge ordinaria, ottemperando ai dettami
costituzionali, incentiva e tutela, con opportune agevolazioni fiscali e di
natura legale, il mondo cooperativo. Questa realtà è variegata. Vi sono
cooperative di consumatori che hanno la finalità di tutelare i propri soci in
quanto acquirenti. Ci sono cooperative di servizi, che hanno lo scopo di
fornire un servizio ai soci di svariato carattere. Ci sono cooperative che si
occupano di sanità, di trasporti. Non ci sono solo cooperative di utenti, ci
sono cooperative composte da prestatori di mano d’opera. I lavorati si mettono
insieme, si danno un’organizzazione stabile, al fine di offrire un servizio a
privati ed aziende. La cooperativa non ha finalità di lucro, ha la finalità di permettere
ai propri soci di lavorare e di ottenere un giusto guadagno. L’evoluzione
storica ha mutato anche l’aspetto giuridico ed economico della cooperativa.
Dalle prime associazioni di mutuo soccorso dell’Ottocento, si è passato alle
attuali società cooperative che sono dei colossi finanziari, tanto da competere
con le società quotate in borsa. Ma deve essere chiaro che la cooperazione non
può essere finalizzata ad ottenere lauti guadagni. Non vi può essere
speculazione finanziaria. La cooperazione è il comune intento di raggiungere un
obbiettivo concreto e comune. Si può fondare una cooperativa per costruire
delle case ove i soci abiteranno. Si possono costituire cooperative formate da
pescatori che mettono in comune gli attrezzi e le navi utili per i loro
mestieri. Si possono istituire cooperative di agricoltori. Ad esempio nella
Puglia, la mia regione, gli olivicoltori si uniscono in cooperativa per fare
l’olio, mettendo in comune i frantoi e tutti gli altri strumenti di
trasformazione dell’olivo. Ma lo stesso principio è utilizzato per fare il
vino, e altri prodotti della terra. Questo unirsi in cooperativa non è proprio
dei pugliesi, ma è comune in tutta la nostra Italia. In ogni angolo della
Penisola sorgono cooperative. Importantissima è la teleologia della società
cooperativa. La finalità deve essere quella di essere quella di porre le basi
per un interscambio solidale fra utenti e lavoratori. Se questo principio e
questo valore non è alla base di una cooperativa lo stato deve intervenire. Il
suo compito è vegliare. Se una società solo nominalmente è cooperativa, ma ha
in realtà un padrone che utilizza questo istituto giuridico per avere le
agevolazioni fiscali proprie del cooperativismo, deve essere fermato, deve non
rinunciare alla sua attività, ma deve trasformare dal punto di vista giuridico
la propria azienda in azienda a carattere commerciale. L’intransigenza e la
trasparenza devono essere i fattori ponderanti per regolamentare tutto ciò che
è cooperazione. La cooperazione è solidarietà fra le persone, non è
speculazione economica. Il fare soldi è legittimo. La costituzione difende la
libertà economica. La cooperazione è altro. Non è far soldi, ma è tutelare chi
ne ha bisogno. Come le prime cooperative dell’Ottocento tutelavano i braccianti
sfruttati nella bassa padana, così le cooperative di oggi devono avere un fine
di aiuto e supporto alle persone.
Cosa diversa è l’artigianato, che è tutelato dal secondo
comma dell’articolo 45. L’artigianato ha finalità di lucro. L’artigiano vuole
vendere il frutto del suo lavoro. L’artigiano può essere un produttore di
utensili. Pensiamo a un fabbro. Può essere un prestatore di servizi. Pensiamo a
un idraulico o a un muratore. La caratteristica di questo soggetto economico è
che la sua impresa non ha bisogno di imponenti strutture organizzative. Non è
una fabbrica. L’artigiano può avere sottoposti, ma questi collaborano al suo
lavoro manuale, non lo fanno come nel caso degli operai in fabbrica. È
l’artigiano colui che in prima persona compie il lavoro manuale. Quest’opera
importantissima è una delle più importanti nel nostro paese. Sono milioni gli
artigiani che operano nei più svariati settori. La loro opera fonda la cultura
economica italiana. Pensiamo ai panificatori. Il nostro pane, come i nostri
alimenti tutti, sono il simbolo dell’Italia nel mondo. Il lavoro degli
artigiani rende onore alla storia e alla tradizione del nostro paese. Per
questo motivo è giusto che la legislazione tuteli queste attività. Agevoli
fiscalmente il lavoro artigiano. Faccia leggi che finanzino questo settore.
Molto c’è ancora da fare. I nostri artigiani sentono la concorrenza del mercato
mondiale. La cosiddetta globalizzazione, il libero scambio di merci, ha messo
in difficoltà il lavoro artigianale, che si fonda sulla qualità e non certo
sulla quantità del prodotto. Bisogna fare in modo che la repubblica difenda il
mondo dell’artigianato. Molto fanno le associazioni di categoria. La
CONFARTIGIANATO ad esempio si impegna per difendere le piccole e piccolissime
imprese. Lo stato deve supportare questi soggetti con leggi specifiche. Molto
si è già fatto. La storia della Repubblica ha visto l’attuazione di leggi per
la piccola impresa. Lo sviluppo portentoso dell’economia italiana negli anni
’50 è certo frutto dell’indefesso lavoro degli italiani, ma anche della
politica di supporto della Repubblica. Bisogna continuare su questo spirito.
Troppo spesso oggi si pensa a tutelare la grande impresa, sfavorendo il piccolo
artigiano. Bisogna pensare all’Italia come la patria del lavoro ecosostenibile,
cioè che ben si concilia con le esigenze di tutela ambientale, e artigiano,
cioè composto da piccoli nuclei che fanno della qualità e della bellezza del
proprio prodotto il senso del lavoro. Solo così l’Italia potrà superare i
marosi della crisi finanziaria ed economica che l’attanaglia. Solo così
l’Italia potrà vincere la concorrenza delle grandi potenze economiche
straniere. È tempo che la politica si impegni a tutelare la cooperazione e
l’artigianato per il bene dell’intero paese.
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