ARTICOLO 53 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“Tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario
informato a criteri di progressività.”
L’articolo 53 della Costituzione Italiana enuncia
chiaramente che tutti coloro che vivono e hanno attività economiche nel nostro
territorio, non solo i cittadini del nostro stato, devono pagare le tasse.
Chiunque opera transazioni, attività di compravendita, attività finanziarie
all’interno della Repubblica deve dare il dovuto allo stato. Anche gli
stranieri che operano economicamente nel nostro paese devono contribuire alle esigenze della nazione che li ospita o/e
ospita le loro attività economiche. Insomma tutti devono contribuire, dando
parte del loro reddito, a finanziare i servizi pubblici, le opere sociali, la
sanità che lo stato offre ai cittadini e a coloro che vivono in Italia. Se gli
ospedali e i trasporti pubblici possono funzionare è perché ci sono le tasse. Ogni
persona che vive nel nostro paese deve contribuire alla spesa pubblica secondo
la sua capacità. Chi non ha reddito non paga le tasse, vi sono molti atti
normativi che esentano i cittadini che hanno entrate economiche bassissime a
pagare l’Irpef, che sarebbe l’imposta personale, cioè la tassa che ogni hanno
ogni singola persona e ogni società giuridica deve pagare allo stato. Ci sono
molti sgravi fiscali, cioè riduzione delle imposte, per i genitori che hanno
molti figli nella fascia scolare o comunque privi di un reddito proprio. Ci
sono molti strumenti di perequazione sociale. Molti modi per permettere che chi
ha meno risorse sia aiutato finanziariamente dallo Stato, mentre chi ha un alto
reddito deve versare parte dei propri guadagni per finanziare i servizi
pubblici. Il modello di tassazione può essere un validissimo strumento per
rendere effettivo il principio di eguaglianza sostanziale sancito dall’articolo
3 della Costituzione. L’Italia rimuove gli ostacoli che impediscono la piena uguaglianza
dei cittadini attraverso una saggia tassazione. Sono due gli elementi che hanno
impedito, fin dagli albori della costituzione, la piena applicazione di questo
articolo: la forte evasione fiscale che caratterizza il nostro paese e
l’estrema complessità del nostro sistema contributivo. Crediamo che questi
elementi siano due facce della stessa medaglia. L’evasione è favorita dalla
farraginosità delle nostre regole. Le nostre norme sono complesse proprio
perché sono improntate al, purtroppo vano, tentativo di scoprire gli evasori.
L’evasione fiscale italiana è la più alta in Europa. Noi siamo il paese europeo
in cui il fisco incassa meno del dovuto. È un problema serio. Chi froda il
fisco mette in pericolo il sistema economico finanziario nazionale. Da una
parte imbroglia, droga le regole del libero mercato, si mette in una condizione
di privilegio e di forza rispetto a coloro che pagano le tasse. Ovviamente chi
non paga il dovuto allo stato può utilizzare quelle risorse illecite per
vincere la concorrenza. Dall’altro non pagare le tasse priva la comunità dei
cittadini di quelle infrastrutture necessarie, quali strade, condutture e
servizi, necessarie per una nazione moderna. Anche l’abuso edilizio, la
costruzione di case senza il rispetto dei piani comunali di regolazione, è nei
fatti un modo per frodare il fisco e per usufruire di servizi non dovuti. È uno
scandalo che i governi scelgano di condonare, di perdonare, questi abusi invece
di perseguirli. Questi abusi, non dimentichiamolo, causano crolli e morti. Comprendiamo
chi si sente vessato dalla forte tassazione nel nostro paese. Rimaniamo
sconcertati comunque dal profondo senso di inciviltà che caratterizza coloro
che fanno fatture false, fomentano il lavoro nero, operano all’estero, nei
cosiddetti paradisi fiscali, per defraudare lo stato e in buona sostanza per
rubare la cittadinanza italiana intera. Occorre un cambio di passo. Occorre che
in Italia tutti paghino le tasse, una efficace lotta all’evasione può risolvere
molti dei problemi di finanza pubblica che attanagliano lo stato. Evasione non
vuol dire solo il piccolo commerciante che non emette lo scontrino. Evasione è
il ricco industriale che porta i suoi soldi all’estero senza pagare il dovuto
allo stato italiano. È la forza politica che utilizza i fondi dello stato per
finanziare il fondo sovrano della Tanzania, come ha fatto la Lega. Evasione è
sinonimo di corruzione. Gli episodi legati a Banca Etruria, ad esempio, oltre
ad aver provocato ammanchi finanziari, hanno prodotto anche evasione. Oggi la
Lega e Forza Italia propongono un sistema fiscale non legato alla progressività
ma alla proporzionalità. Secondo Salvini e Berlusconi il problema del nostro
paese è da ritracciare nel secondo comma dell’articolo 53 della Costituzione,
che impone ai cittadini di pagare le tasse non in proporzione al reddito ma in
maniera progressiva. Cioè impone che chi più ha più paghi. Oggi la tassazione
dovrebbe essere improntata a un principio che chi ha molti soldi dia una parte
del suo reddito allo stato percentualmente maggiore rispetto a chi ha poco. La
destra vuole scardinare questo principio. Chi è ricco deve pagare le tasse in
percentuale uguale a chi possiede minor reddito. Se io guadagno 100 e c’è una
tassazione al 10% devo pagare 10. Se il mio amico guadagna 1000 e c’è una
tassazione al 10% paga 100. Attualmente invece chi guadagna di più paga
proporzionalmente di più. Ha una tassa pari all’11% 12% del suo reddito. Questo
per permettere un’adeguata perequazione sociale, una distribuzione di
ricchezze. Questo meccanismo è scardinato dalla destra. Difficile dire se
realmente questa politica invogli a investire nel nostro paese. Sarebbe più
opportuno puntare non sulla difesa del reddito dei più ricchi, ma su
agevolazioni nell’investimento. Sei ricco? Paghi meno tasse se investi!Se
utilizzi il tuo reddito ultramilionario per creare posti di lavoro e imprese.
Questo sistema di sgravi non sarebbe contrario al principio di progressività
dell’articolo 52, che è indirizzato a favorire la ricchezza del paese. Più
razionale, a mio avviso, è la scelta che fece il Governo Renzi, di ridurre
l’irpef, la tassa sul reddito, a tutti i cittadini al disotto di un certo
reddito. Quella fu una scelta che riduceva il peso fiscale, ma a beneficio di
persone non abbienti. Berlusconi derise quella mossa, il dare 40 euro ai
titolari di bassi stipendi. Disse: anche io faccio beneficenza, ricordando
quando regalò una dentiera alla vecchietta terremotata dell’Aquila, ma la
politica è altro, è difendere le finanziarie e le imprese e i loro guadagni. I
cittadini italiani, secondo i sondaggi, daranno ragione a Berlusconi alle
prossime elezioni, riporteranno la sua compagine politica al governo.
Riprenderanno le azioni volte a difendere le grandi imprese, i grandi
finanzieri che hanno fondi all’estero e gli evasori fiscali. Rimane l’articolo
52 che invece vorrebbe un’Italia diversa, più aperta al meno abbiente e meno
propensa a difendere gli interessi dei super ricchi .
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