domenica 26 luglio 2020

I POETI E LA LUNA



CHIEDI ALLA LUNA!

“È tramontata la Luna e sono tramontate le Pleiadi, e la notte è al mezzo”. Questo è l’inizio di un celebre componimento poetico della poetessa di Lesbo, Saffo. La donna è vissuta nel IV secolo Avanti Cristo. Ha fondato una scuola poetica che è ricordata con il suo nome. Ha ispirato poeti che nei millenni hanno composto versi secondo i suoi dettami. Si possono ricordare fra gli altri il poeta latino classico Catullo o il recanatese del XVIII secolo, Giacomo Leopardi. Saffo è la poetessa donna per le donne. Lei ha fondato una scuola che doveva portare il sesso femminile a comporre ed esprimere il proprio pensiero in forma scritta, tutto ciò in un contesto culturale, quello ellenico classico, fortemente maschilista. È stata una vera rivoluzione culturale, che ha influenzato altre donne nei secoli, ricordiamo la fulgida e, allo stesso tempo, triste storia di Ipazia, la filosofa e pensatrice che nel IV secolo dopo Cristo fu uccisa da fanatici cristiani. Insomma Saffo è stata l’anima di quella cultura occidentale che ha fatto della libertà e del diritto ad esprimere il proprio intelletto e i propri sentimenti il fondamento della loro produzione culturale. Ma alla luce di questo appare interessante notare come la Luna, l’astro che da sempre accompagna e fa da ancella al nostro pianeta, sia la principale fonte d’ispirazione di poeti che credono fondamentalmente nel bisogno di giungere alla libertà come univo strumento di cogliere il senso profondo della vita. Ma allora perché la Luna ha questa funzione emancipatrice? Perché gli schiavi infelici di questa terra vedono in lei lo strumento per sciogliere le proprie catene? La risposta potrebbe essere nel sentire l’astro lontano. La Luna è estranea a tutto ciò che sulla terra fa male. La Luna è insensibile ai giochi crudeli del fatto. La Luna è testimone impassibile delle sofferenze umane, come ricorda “Il pastore errante dell’Asia” del celeberrimo Grande Idillio di Giacomo Leopardi. Proprio perché lontano ed estraneo, paradossalmente, rende l’oggetto astrale sacro alla dea Selena l’ideale confessore e confidente dei dolori e delle passioni umane. Non solo i poeti, non solo i letterati, non solo i grandi intellettuali, ma anche le persone comuni, le ignoranti e degradate, come sono io, vedono nella Luna la confidente fidata a cui raccontare dei propri amori perduti, delle delusioni, delle speranze e dei momenti propizi. La Luna è l’amica che ogni essere umano anela ad avere. Paziente, affabile, gentile non rifiuta mai di ascoltare anche se i nostri lamenti, alle volte, appaiono addirittura stucchevoli. Ecco perché se ci sentiamo soli, se il dolore della vita è troppo forte è bene “chiedere alla Luna”. Ma anche se abbiamo gioie intense, amori sbocciati fragorosamente che ci rendono felici, la Luna è l’amica a cui raccontare i sommovimenti del nostro animo. Alla Luna ci si confida da soli. E’ il pianto o la perorazione gioiosa dell’uomo solo che si sfoga con l’astro lontano. Ma alla luna si può anche affidare una vita in comune, è ad esempio il patto eterno d’amore di due amanti che consacrano il loro imperituro sentimento alla dea della notte. Insomma la Luna è la compagna di sempre dell’umanità, a cui raccontare per sempre i nostri destini e  nostri accidenti. Come non ricordare Federico Fellini. L’ultimo suo film, uno dei più toccanti e tormentati, si chiamava “La voce della Luna”. Narrava proprio la dialettica che caratterizza ogni uomo e donna con l’astro che ruota intorno alla Terra. I due protagonisti del film, interpretati da Roberto Benigni e, dal magnifico e sublime, Paolo Villaggio, si ponevano in ascolto mistico della Luna, si rivolgevano ad essa per emanciparsi da un mondo crudele e cinico. Insomma il cielo è la salvezza davanti al mondo triste e latore di dolore. Imploriamo alla Luna, nelle notti, il suo apporto sentimentale, è l’unico modo per trovare la pace dell’anima.

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