CIAO MELANIA
Il 26 luglio 2020, a Parigi, è spirata Olivia Mary de
Havilland. È stata la Melania dell’intramontabile film “Via col vento” di Victor
Fleming. Ma la sua bravura e duttilità artistica l’ha portata ad interpretare
le più diverse personalità nell’ambito della filmografia mondiale. Ha per ben
due volte vinto il Premio Oscar per la miglior interpretazione femminile. L’attrice
è spirata alla veneranda età di 104 anni. Era nata a Tokyo il 1 luglio 1916. Il
padre, Goeffrey, era sempre in viaggio noto avvocato prestava le sue competenze
anche alla allora nascente industria nipponica. Era esperto in innovazione. Adoperava
le sue conoscenze giuridiche per l’aggiudicazione di brevetti hanno segnato la
storia della tecnologia industriale. La mamma di Olivia era la famosissima
Liliam Auguste Rose, conosciuta ed applaudita nei teatri di Londra con il suo
nome d’arte La Fontaine. Olivia aveva una sorella più piccola, Joan, che anch’essa
sarà attrice famosissima assumendo il nome della madre, Fontaine, quale
appellativo per farsi conoscere nel mondo dello spettacolo. La rivalità fra le
due poi diventò proverbiale. Erano sempre in attrito e competizione. Quando Joan
le Fontaine vinse l’Oscar per la partecipazione al film di Alfred Hitchcock “Il
sospetto” la sua rivale principale era proprio la sorella Olivia Havilland che
era nell’agone con il film “La Porta d’oro” di Mitchell Leisell. La Fontaine
disse sarcasticamente: io arrivo prima di mia sorella in tutto, sarà così anche
nella morte. Le sue parole furono, credo involontariamente, profetiche l’attrice
è morta in California il 15 dicembre 2013, dobbiamo dire anch’essa ad una età
ragguardevole anche se prima della sorella. Ma la rivalità fra le due consanguinee
non si spegne con l’oscar del 1942. In quella occasione vinse il premio Le
Fontaine, ma nel tempo la rivalità si accese e in futuro l’alloro della vittoria
spetterà a Olivia, che vince l’Oscar per la sua interpretazione nel film “A
ciascuno il suo destino” di Mitchell Leisen, siamo nel 1946, e lo rivinse anche
nel “L’ereditiera” di Wiliam Lyeder nel 1949, film in cui è affiancata da un
giovanissimo Montgomery Clift.
La stella di Olivia de Hallivard si accende perché è ottima
interprete teatrale. Le sue piece dedicate alle opere di Sheakspeare riempiono
i teatri di Londra e degli Stati Uniti. Fu a cavallo della seconda guerra
mondiale, quando il suo nome era già legato al successo indiscusso di “Via col
Vento” girato nel 1939, che decise di acquisire la cittadinanza americana.
Assieme a Hitchcock, Chaplin, Stan Loren e tanti altri, fu attrice inglese che ebbe ai suoi piedi la grande
macchina cinematografica di Hollywood. “Via col Vento” resterà il film più
famoso che ha interpretato. Nonostante abbia vinto gli Oscar, malgrado le sue
strepitose commedie “cappa e spada” girate al fianco di Errol Flynn, altro
strepitoso attore, che rimarrà per sempre nella storia per la sua
interpretazione di Robin Hood, in cui Olivia faceva la parte di Marian, la partner
– fidanzata del famoso ladro gentiluomo d’Inghilterra. Ma quello che ha fermato
gli orologi della storia e ha reso la de Hallivard indiscussa Star di tutti i
tempi è “Via col vento”. Anch’essa, come i suoi compagni d’opera Clarke Gable,
Vivian Leigh e tanti altri, pur avendo carriere magnifiche e compiendo
molteplici interpretazioni di primordine, saranno legati alla conturbante
storia legata alla tenuta agricola di Tara, nel sud degli Stati Uniti segnati dalla guerra di
secessione, siamo intorno agli anni 60 del XIX secolo. Un film strepitoso, che
ha segnato la storia della filmatografia mondiale, è stato girato nel 1939.
Ancora oggi è oggetto vibrante di discussione, ad esempio per il modo in cui
rappresenta la popolazione di colore, per i critici in maniera troppo
sottomessa e rinunciataria, pronta a riconoscere una presunta supremazia bianca.
Non a caso il movimento di questi giorni “Black Lives Matters”, che lotta per
la dignità e l’uguaglianza formale e sostanziale della popolazione statunitense
di colore, ha chiesto il bando del film. Chi vi scrive non è d’accordo. Si è
vero il film, come qualsiasi opera d’ingegno umano, non è aliena da incrinature
ideologiche anche razziste. Ma non bisogna dimenticare che “Via col Vento” è
stato il primo film che ha permesso a un’attrice di colore, Hattie McDaniel,
nel ruolo strepitoso della nutrice della protagonista Rossella, di vincere l’Oscar.
Insomma ogni componimento, anche il romanzo più importante per dirla chiara, ha
degli aspetti censurabili, delle incrinature ideologiche che non sono
accettabili in una società democratica e plurale. Ciò da una parte non deve
esimerci dal criticare, ma allo stesso tempo è bene non censurare ma conoscere
con occhio critico. È la mia posizione personale. Gli atti discutibili, gli
atteggiamenti razzisti, non devono indurre a cancellare un componimento, ma a
saperlo studiare anche con un occhio, concedetemi il termine, politico. Nel
senso che bisogna ammirare l’arte, ma anche saper cogliere i proponimenti
ideologici che stanno dietro ad essa, e criticarli se è il caso. Mai si deve cancellare
un qualcosa, la cui bellezza può accendere l’animo non solo nostro ma anche dei
nostri discendenti. Insomma “Via col vento” rimarrà un film che suscita
dibattito. Un componimento controverso che è fonte di reazioni contrapposte. Ma
rimane anche un agone artistico in cui si sono messi in gioco artisti, attori,
di gran calibro, quali anche la Havilland. Per questo motivo non bisogna
lasciarlo nel dimenticatoio.
La carriera di Olivia Mary Havilland prosegue anche dopo la Seconda
Guerra Mondiale. Ma i suoi film hanno sempre meno risonanza nel mondo dello
spettacolo. Rimane comunque attrice indiscussa. La sua notorietà e bravura
accende gli animi del pubblico e della critica, ma non ci sono per lei i fasti
da prima stella che ha avuto a cavallo della metà del XX secolo. È una donna
colta, paziente, che si è distinta per le opere di beneficenza e per l’aver
accudito il marito prematuramente ammalato e, poi, morto di cancro. Le sue
ultime interpretazioni risalgono agli inizi degli anni ’80, in cui interpretò
il catastrofico e spettacolare “Airport”. La sua fama rimarrà per sempre
insieme a quella della sorella rivale Liliam, che come abbiamo ricordato scelse
il nome d’arte La Fontaine. È bene sottolineare che al momento sono le uniche
sorelle ad aver vinto entrambe un premio, in verità per Olivia più di uno, Oscar.
Che dire? Per parafrasare una frase di
un suo film famosissimo: Domani è un altro giorno, ma senza di lei sarà
certamente un po’ più cupo.
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