lunedì 20 luglio 2020

IL DOMANI DELL'EUROPA



IL FUTURO OSCURO

Il recovery found era la speranza. L’idea che l’Unione Europea potesse elargire fondi per fronteggiare la crisi sanitaria e finanziaria causata dal Corona Virus era il fondamento della manovra economica italiana e di tutti i paesi europei più colpiti dal morbo. Il vertice dei governi europei che si è tenuto a Bruxelles fra il 18 e il 19 luglio del 2020 ha bruciato questa speranza. L’Italia non avrà i 750 miliardi di Euro, senza alcuna contropartita, che si augurava di avere per fronteggiare il baratro economico che si prospetta a breve. Un pil che dovrebbe scendere di almeno 10 punti rispetto al 2019, e queste solo le previsioni più ottimistiche. Certo c’e’ il “MES”, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che è ancora utilizzabile per fronteggiare la mancanza di liquidità e il bisogno di soldi utili agli investimenti. Ma questo fondo non è una forma di investimento dell’Unione Europea nei confronti degli stati membri in difficoltà, come il recovery found, ma è un sistema di prestito anche se ad interessi agevolati. In sostanza se il governo italiano, come gli altri governi europei, vogliono avere soldi dall’Europa devono fare un prestito e così aumentare il proprio debito pubblico, che, ahinoi, per il nostro paese è già preoccupatamente troppo alto. Il domani per lavoratori, comunità, gente comune in Italia non è roseo, poi si addensano ancora altri pesanti nuvoloni provocati dai paesi virtuosi, o spilorci che dir si voglia, quale è ad esempio l’Olanda, che pone il suo decisivo e, a quanto pare, definitivo no ad ogni forma di aiuto senza una contropartita, che sostanzialmente consiste nella garanzia di una restituzione del denaro dato. Questa scelta non solo è un danno all’economia dei paesi più colpiti dal virus, fra i quali c’è l’Italia, ma è anche un dichiarare apertamente che ci si rifiuta di considerare la UE una comunità di cittadini, ma di valutarla come una confederazione di stati. Infatti appare lampante che il risultato del vertice sull’emergenza pandemia ha fotografato un’Europa dilaniata dai conflitti fra governi, e sottomessa agli interessi dei singoli stati. Certo sul banco degli imputati ci sono l’Italia, la Spagna, la Grecia. Tutte nazioni che hanno un debito pubblico e problemi di liquidità importanti. Ma c’è anche l’Ungheria che malgrado non abbia un grande debito pubblico, ha fatto scelte discutibili sul fronte delle politiche sui diritti delle persone, tali da entrare apertamente in contrasto UE. Cosa succederà? Veramente l’Italia, l’Ungheria, la Spagna si troveranno le porte sbarrate quando chiederanno aiuti di carattere economico? Angela Merkel e Emmanuele Macron, rispettivamente cancelliera tedesca e presidente francese, stanno tentando di porre le basi di una mediazione. I margini, però, non sembrano molto ampi. L’Unione Europea rischia così di rompere i legami fra gli stati che voleva costruire. Gli interessi dei singoli governi prevalgono sui bisogni generali. Rompere l’Unione è senza dubbio un azzardo per tutti. Per i paesi Mediterranei che rischiano di trovarsi soli davanti a una implacabile speculazione finanziaria, ancora pronta a approfittare delle loro  sia contingenti che strutturali debolezze. Ma anche il Nord Europa, virtuoso, senza dubbio dovrà fare i conti con un mercato continentale che la malattia sta atrofizzando e quindi con una radicale diminuzione di introiti. Non resta che sperare che il buon senso prevalga. Che i finanziamenti per fronteggiare il virus non siano visti come elargizioni a sfaccendati, ma come necessari interventi per fronteggiare una crisi che per essere vinta deve essere gestita comunitariamente. È tempo di più Europa, non di meno.

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