IL FUTURO OSCURO
Il recovery found era la speranza. L’idea che l’Unione
Europea potesse elargire fondi per fronteggiare la crisi sanitaria e
finanziaria causata dal Corona Virus era il fondamento della manovra economica
italiana e di tutti i paesi europei più colpiti dal morbo. Il vertice dei
governi europei che si è tenuto a Bruxelles fra il 18 e il 19 luglio del 2020
ha bruciato questa speranza. L’Italia non avrà i 750 miliardi di Euro, senza
alcuna contropartita, che si augurava di avere per fronteggiare il baratro
economico che si prospetta a breve. Un pil che dovrebbe scendere di almeno 10
punti rispetto al 2019, e queste solo le previsioni più ottimistiche. Certo c’e’
il “MES”, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che è ancora utilizzabile per
fronteggiare la mancanza di liquidità e il bisogno di soldi utili agli
investimenti. Ma questo fondo non è una forma di investimento dell’Unione
Europea nei confronti degli stati membri in difficoltà, come il recovery found,
ma è un sistema di prestito anche se ad interessi agevolati. In sostanza se il
governo italiano, come gli altri governi europei, vogliono avere soldi dall’Europa
devono fare un prestito e così aumentare il proprio debito pubblico, che, ahinoi,
per il nostro paese è già preoccupatamente troppo alto. Il domani per
lavoratori, comunità, gente comune in Italia non è roseo, poi si addensano
ancora altri pesanti nuvoloni provocati dai paesi virtuosi, o spilorci che dir si
voglia, quale è ad esempio l’Olanda, che pone il suo decisivo e, a quanto pare,
definitivo no ad ogni forma di aiuto senza una contropartita, che sostanzialmente
consiste nella garanzia di una restituzione del denaro dato. Questa scelta non
solo è un danno all’economia dei paesi più colpiti dal virus, fra i quali c’è l’Italia,
ma è anche un dichiarare apertamente che ci si rifiuta di considerare la UE una
comunità di cittadini, ma di valutarla come una confederazione di stati.
Infatti appare lampante che il risultato del vertice sull’emergenza pandemia ha
fotografato un’Europa dilaniata dai conflitti fra governi, e sottomessa agli
interessi dei singoli stati. Certo sul banco degli imputati ci sono l’Italia,
la Spagna, la Grecia. Tutte nazioni che hanno un debito pubblico e problemi di
liquidità importanti. Ma c’è anche l’Ungheria che malgrado non abbia un grande
debito pubblico, ha fatto scelte discutibili sul fronte delle politiche sui
diritti delle persone, tali da entrare apertamente in contrasto UE. Cosa
succederà? Veramente l’Italia, l’Ungheria, la Spagna si troveranno le porte
sbarrate quando chiederanno aiuti di carattere economico? Angela Merkel e
Emmanuele Macron, rispettivamente cancelliera tedesca e presidente francese,
stanno tentando di porre le basi di una mediazione. I margini, però, non
sembrano molto ampi. L’Unione Europea rischia così di rompere i legami fra gli
stati che voleva costruire. Gli interessi dei singoli governi prevalgono sui
bisogni generali. Rompere l’Unione è senza dubbio un azzardo per tutti. Per i
paesi Mediterranei che rischiano di trovarsi soli davanti a una implacabile speculazione
finanziaria, ancora pronta a approfittare delle loro sia contingenti che strutturali debolezze. Ma
anche il Nord Europa, virtuoso, senza dubbio dovrà fare i conti con un mercato
continentale che la malattia sta atrofizzando e quindi con una radicale diminuzione
di introiti. Non resta che sperare che il buon senso prevalga. Che i
finanziamenti per fronteggiare il virus non siano visti come elargizioni a
sfaccendati, ma come necessari interventi per fronteggiare una crisi che per
essere vinta deve essere gestita comunitariamente. È tempo di più Europa, non
di meno.
Nessun commento:
Posta un commento