ARTICOLO 44 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“Al fine di
conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti
sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà privata, fissa
limiti alla sua espansione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone
la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione
delle unità produttive; aiuta la piccola e media proprietà.
La legge dispone
provvedimenti a favore delle zone montane”.
Il rapporto dell’uomo con il suolo è sempre stato importantissimo.
L’agricoltura è stata lo strumento non
solo per la sopravvivenza dell’essere umano, ma anche per costruire le civiltà
che hanno dato lustro alla storia umana. Tutte le società antiche fondavano la
propria struttura sociale sull’agricoltura, non poteva essere altrimenti. Anche
le società industriali di oggi si basano sulla necessità dello sfruttamento del
suolo. Le fabbriche, per funzionare, hanno bisogno di occupare spazi. Non solo
i capannoni occupano suolo, ma anche le infrastrutture necessarie per il
funzionamento dell’industria: strade e costruzioni per strutture d’ausio. I
costituenti si sono posti come obbiettivo di rendere possibile un utilizzo del
terreno che non escluda nessuno. Si sono impegnati per rendere possibile che
chi lavora diventi il gestore e il proprietario del suolo. Lo sfruttamento del
suolo deve avvenire da parte dell’agricoltore, del piccolo industriale, la
terra deve essere tolta dal grande latifondista. Per questo motivo la
Repubblica impone vincoli alla proprietà privata. La terra non può essere
considerata un mero strumento di speculazione economica. Non può essere
considerata un semplice oggetto da vendere e comprare secondo le leggi della
domanda e dell’offerta. La riforma agraria negli anni ’50 del secolo scorso ha
dato la possibilità a tanti piccoli agricoltori di avere un proprio
appezzamento. Il suolo deve essere non sfruttato, ma utilizzato al meglio per
il miglioramento economico e sociale dell’intera società. Per questo motivo la
Repubblica promuove e incentiva i lavori di bonifica. Le terre acquitrinose e
paludose sono state per millenni luoghi in cui malattie, quali la malaria,
hanno segnato la vita delle persone. Rendere quelle terre inospitali luoghi
salubri e coltivabili è un obbiettivo che nei secoli tutti i potentati e i
governi si sono posti. Nella prima metà del XX secolo il governo Mussolini ha
portato avanti una politica di bonifica del territorio importantissima. La
bonifica pontina, cioè la trasformazione del territorio del Basso Lazio da
palude a terra ove si coltiva il grano, è stata voluta dal regime fascista. La
città di Latina è stata fondata a seguito di quella grande opera di bonifica.
Esempi si sono susseguiti nella storia Repubblicana. Gli anni ’50 sono stati
anni di riqualificazione del territorio nazionale. Nel meridione migliaia di
ettari sono stati sottratti all’abbandono e al latifondo per affidarli a
piccoli agricoltori. La riforma agraria degli anni immediatamente posteriori
alla seconda guerra mondiale sono stati importantissimi. Anche regioni del Nord
Italia, come il Veneto, hanno beneficiato delle riforme. Terre da sempre
proprietà dell’antica nobiltà veneziana, sono diventate patrimonio di piccoli
imprenditori agricoli che hanno contribuito con loro lavoro al boom economico
del Nord Est italiano, che sarebbe avvenuto alcuni decenni dopo. È
importantissimo che vi sia una forte e rigorosa politica agraria. Lo afferma
perentoriamente l’articolo 44. L’Italia, terra di vigneti e di vitelli come
dice la stessa tradizione storiografica, deve preservare il suo patrimonio
agricolo e di allevamento. Deve farlo soprattutto per difendere coloro che
contribuiscono con il loro lavoro a rendere il nostro paese una meraviglia
paesaggistica. I campi coltivati, i frutteti, gli oliveti sono una meraviglia
visiva straordinaria. Guardare dall’alto le nostre terre è un privilegio che lascia
stupefatti. Guardando da un aereo i campi coltivati, gli appezzamenti boschivi,
le splendide coste, le alte montagne si può ammirare la sapiente opera
dell’uomo che ha saputo rispettare il paesaggio naturale. Ciò è avvenuto per
millenni nel nostro paese. Il Rinascimento è stato il manifestarsi dell’ingegno
umano che rispetta la bellezza naturale. Ricordiamo gli splendidi giardini che
caratterizzano l’Italia. Nella seconda metà del XX secolo le cose sono andate
diversamente. L’Italia, divenuta potenza industriale, ha fatto dello
sfruttamento smodato del territorio il suo credo. Ad esempio la Pianura Padana,
la zona più ricca d’Italia, è diventata un immenso centro urbano. Gli urbanisti
la mostrano ad esempio di come la cementificazione possa ricoprire un’intera
area geografica, al di là del canonico riconoscimento della città come luogo di
cementificazione. La Pianura Padana è un unico agglomerato di costruzioni senza
che sia riconosciuta come città. Negli ultimi anni i governi di destra, guidati
da Berlusconi, hanno fatto dei condoni edilizi il loro credo. Strutture ed
edifici che la legge dello stato vietava, sono stati resi legali dalla politica
della destra. Insomma il merito della compagine guidata da Berlusconi e Salvini
è di essere riuscita a squarciare il velo dell’ipocrisia. Mentre le altre
formazioni politiche si sono ipocritamente attenute a parole alle norme
costituzionali. La destra è stata coerentemente contro ogni principio di
armonico sviluppo del territorio. La Destra ha utilizzato terremoti, disastri
ambientali, per favorire la speculazione. Lo ha fatto alla luce del sole. Ha
firmato quel “patto con gli italiani” che autorizza Silvio Berlusconi e i suoi
alleati a fare condoni a favorire ogni tipo di speculazione. La Lega e Forza
Italia sono sempre stati coerenti. Quello che è mancata è la controparte. Non
sono stati credibili gli avversari della destra che a parole promettevano
tutela del territorio e nei fatti non facevano nulla contro gli speculatori.
Allora scegliamo. Proviamo a pensare a una politica che fa propri i dettami
dell’articolo 44, che propone uno sfruttamento del suolo razionale e volto a
migliorare la vita dei cittadini, non a favorire la speculazione. Proviamo a
pensare a un paese in cui la terra sia proprietà di chi la coltiva. Proviamo a
pensare ad un paese in cui le comunità montane possano preservare il loro
patrimonio umano e culturale, come dice l’ultimo comma dell’articolo 44 della
Costituzione. Pensiamo a un paese che non distrugge i nostri monti, le nostre
valli, i nostri mari, ma li preserva. Questa sarebbe un’Italia più bella, ben
lontana dall’Italia del mattone, della speculazione edilizia, dello scempio del
territorio che i giornali ci raccontano ogni giorno. Un‘Italia in cui non ci
sia “la terra dei fuochi”, cioè dei posti in cui si rilasciano immondizie e
liquami avvelenando il territorio. Cambiare questo paese, riportarlo alla sua
originaria bellezza è possibile. Bisogna rispettare e rendere vivi i dettami
costituzionali per raggiungere tale obbiettivo. Bisogna non votare chi, come
Lega e Forza Italia, fanno dello scempio del paesaggio programma elettorale. E
bisogna vegliare sugli altri partiti, quelli che hanno diritto di andare in
parlamento perché rispettosi della Costituzione, affinché realmente attuino
politiche di tutela del territorio.
Scritto da Pallecchia Gianfranco
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