venerdì 10 luglio 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE


ARTICOLO 47 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.

Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”

Quando è stata scritta la nostra Costituzione l’Italia era appena uscita dalla tremenda tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Il paese era distrutto. Le infrastrutture erano quasi inesistenti. Non c’erano strade. I mezzi di trasporto erano insufficienti ai bisogni del paese. Le grandi e piccole fabbriche stentavano a riprendere le loro attività produttive. Le infrastrutture industriali erano in parte distrutte, bombardate dagli aerei americani oppure saccheggiate dall’esercito nazista invasore. Solo alcune fabbriche del nord erano state salvate dalla valorosa difesa dei lavoratori, che avevano così contribuito alla lotta partigiana contro la barbarie nazifascista. Le industrie di Torino, Milano e Genova erano state gli scenari di atti d’eroismo e di scioperi contro l’occupazione straniera. Molti operai saranno insigniti della medaglia d’oro alla resistenza. L’articolo 47 vuole essere di stimolo alla rinascita della economia del paese. I padri costituenti intuirono che nel piccolo accumulo di ricchezze è la chiave del benessere delle nazioni. Bisognava che tutti i cittadini potessero accedere al risparmio. Bisognava che tutti avessero la possibilità di accumulare ricchezze per poter costruire una vita il più possibile serena. Il denaro doveva servire a vincere la fame, l’inedia, che attanagliava il paese. Alla luce di questo è compito della Repubblica garantire a tutti l’accesso al credito. Ovviamente non dando soldi a pioggia, come nel paese di Bengodi. Ma operando affinché in tutta la penisola vi sia un sistema bancario uniforme che abbia come finalità principale quella di finanziare i progetti dei cittadini più operosi. Il sistema bancario dovrebbe essere strumento di interscambio fra risparmio e investimento. Chi vuole depositare in banca  il frutto del suo lavoro deve sentirsi certo che i propri soldi siano ben custoditi. Chi vuole comprare una propria casa, non avendo i mezzi economici sufficienti, può chiedere in banca un mutuo agevolato, perché la Costituzione sancisce il diritto alla casa e promuove normative atte ad agevolarne l’acquisto attraverso il credito bancario. L’imprenditore che ha un progetto industriale valido deve chiedere finanziamenti agli istituti di credito. La banca deve concederglieli, perché la sua finalità è quella di far crescere l’economia reale del paese, creare in tal modo nuovi posti di lavoro e favorire il benessere generale. Insomma il sistema bancario deve essere strumento per adempiere il dettato costituzionale ricordato nell’articolo 41 della nostra carta fondamentale, che consiste nel favorire la libera iniziativa economica del singolo e di più persone associate. Bisogna notare che il diritto alla abitazione è sancito non solo dal nostro ordinamento costituzionale, ma anche dall’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Insomma il consesso delle nazioni, assiso al palazzo dell’ONU, ha riconosciuto come l’accesso al credito per acquisire l’abitazione è da considerarsi un diritto universale dell’umanità. Questo ci fa inorgoglire. La Costituzione italiana è stata scritta prima della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Sapere che i nostri padri costituenti sono stati precursori di un concetto in seguito riconosciuto come valore universale ci deve far meditare sul valore giuridico e morale della Costituzione. Importantissimo è il ruolo della Banca d’Italia questa ha il compito di vegliare affinché il credito e la circolazione interbancaria sia fatta con la massima trasparenza e secondo politiche economiche atte a prevenire dissesti finanziari. Quest’opera di controllo è coadiuvata dal Comitato interministeriale per il Credito e il Risparmio. Il ruolo della Banca d’Italia è stato ridimensionato con la nascita del sistema bancario unificato europeo e la fondazione della Banca Europea (BCE) e la nascita della moneta continentale (EURO). Dal 2001 la stampa e il controllo della circolazione del denaro è affidato alla BCE, le banche delle nazioni che aderiscono alla moneta unica europea hanno un ruolo di minore importanza. Ciò non toglie che il controllo da parte della Banca d’Italia sullo stato del sistema bancario italiano è indispensabile. Le crisi Bancarie che hanno segnato il paese in questi anni ci devono essere da monito. La cosiddetta Banca del Nord, la banca che doveva finanziare il partito “Lega Nord” e il suo progetto di costruzione dello stato Padano, ha portato gravi perdite ai risparmiatori e grandi nocumenti allo stato italiano, che ha dovuto coprire gli ammanchi. Uguale episodio è successo in Veneto, in cui banche legate alla Lega e a Forza Italia, partiti politici di destra, hanno distratto ingenti quantità di denaro per favorire imprenditori vicini ai capi politici dello schieramento di destra. In Toscana è successo che una banca, il Monte dei Paschi, sia quasi fallita per le sue commistioni con la sinistra, con il Partito Democratico e la sua dirigenza locale. Uguale sorte ha avuto “banca Etruria”, un altro istituto bancario toscano, nel cui consiglio di amministrazione faceva parte il padre del ministro Maria Elena Boschi, esponente di spicco del PD. È da notare che mentre la destra aumenta consensi quando si scoprono le sue connivenze con la finanza, alle prossime elezioni risulterà maggioranza nel paese, la sinistra perde voti. Il perché è facilmente intuibile. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno una politica semplice. Chiedono, senza infingimenti, voti per agevolare chi sa maneggiare il denaro. Le politiche finanziarie dei governi di destra hanno sempre fatto la felicità di chi aveva soldi all’estero e fondi neri, questa coerenza è stata sempre premiata dagli elettori. La sinistra ha avuto un ruolo ambiguo. A parole ha sempre voluto difendere il microcredito e i risparmiatori, quelli che guadagnano con loro lavoro, e ha sempre voluto combattere l’evasione fiscale. Ma la sua politica non è apparsa vincente sempre. Per questo motivo l’elettorato preferisce la Lega e Forza Italia che hanno difeso sempre coerentemente il patrimonio degli speculatori. La Costituzione invece, come dice l’articolo 47, vorrebbe che il denaro non fosse fine a se stesso. Vorrebbe che il denaro servisse a favorire l’acquisto di case per i senza tetto, pensiamo ai  terremotati che vivono in abitazioni precarie in molte zone d’Italia. Vorrebbe favorire l’agricoltura con forme d’investimento e con il credito agricolo. Vorrebbe che i soldi non servano per investire in Tanzania, mi riferisco all’investimento che ha fatto la Lega Nord con i soldi che lo stato ha erogato al partito, ma a finanziare le piccole e grandi aziende italiane, come fa il Movimento Cinque Stelle con l’apertura di un fondo per il microcredito. Utilizzare i soldi pubblici e delle banche è possibile. Basta adempiere i dettami costituzionali. Basta utilizzare con efficacia il cosiddetto prestito d’onore. Prestiti a tassi molto agevolati se non addirittura a tasso zero, che servono a finanziare studenti che non hanno i soldi necessari per pagarsi gli studi, famiglie bisognose, associazioni di volontariato e attività di impegno sociale. Il credito e il risparmio devono finanziare la parte migliore del paese. Non si cresce solo accumulando danaro, si cresce culturalmente e umanamente attraverso la solidarietà fra cittadini. Le banche devono saper conciliare il bisogno di non mettere in pericolo gli equilibri finanziari nazionali e la necessità di fornire microcredito. Senza dubbio è meno pericoloso per la nostra nazione che si presti soldi al volontariato, invece di agevolare gli oscuri e birbanti disegni di accumulo finanziario orditi da loschi figuri vicini alla politica e alla finanza. Ancora una volta la costituzione mostra la via corretta da perseguire, l’articolo 47 invita all’uso sociale del denaro bancario, invece la politica si mostra riottosa ad assolvere il ruolo solidale a cui è chiamata.
Scritto da Pellecchia Gianfranco


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