LA MUSICA
“Io Ennio Morricone sono morto”. Così comincia l’autonecrologio
che il grande artista ha scritto e ha voluto che fosse reso noto il giorno
della sua morte, che è avvenuta, purtroppo, nella notte fra l’atroieri e ieri
06/07/2020. Sono parole sentite e commosse, si certo per il suo pubblico, ma
soprattutto per le persone a lui più vicine e più care. Parole di conforto per
gli amici e per i figli e soprattutto per la moglie Maria, che l’ha
accompagnato per tutta la vita. È un necrologio che dedica due parole al
personaggio pubblico Morricone, ma poi si dilunga con affetto nel ricordo dei
sentimenti privati di Ennio. Perché Morricone era questo. Da un lato l’artista
amato, l’autore musicale più ricercato al mondo per comporre colonne sonore di
films, dall’altro era l’uomo timido e semplice che poggiava la sua vita sugli
affetti più intimi e veri. Non è un caso che la consorte sia al centro del suo
pensiero. Ma proprio quel suo senso di ricerca dell’essenziale nella vita era
una delle scaturigini principali della sua musica che aveva valenze universali.
Proprio perché fondava la sua ricerca musicale nella ricerca degli intimi
sentimenti, riusciva a parlare a chiunque l’ascoltasse. Un linguaggio di
piccolezza che è percepibile ad ogni uomo e donna. Ecco perché riusciva a
rendere la sua profonda intimità anche scrivendo musiche per kolossal. Riusciva
a raccontare l’intimo amore fra Olmo ed Anita in “Novecento” di Bertolucci,
sapendo dosare il tema romantico e privato dell’amore a quello epico proprio di
un racconto che doveva narrare dei dolori e delle vittorie della classe contadina
emiliana. La musica è tutto. La musica è amore. La musica è passione. La musica
è esplicazione di ideali. La musica è il
racconto condensato del destino umano. La musica è ironia. La musica è
derisione. La musica è celebrazione. Ennio Morricone riusciva nel comporre a
rendere reale e tangibile questi poliedrici aspetti del suono creato dall’uomo.
La sua musica è possente e scanzonata quando nel film “Il Buono, il Brutto e il
Cattivo” sostituisce la sua irriverente possanza alla voce di Tuco che non
riesce a concludere la frase: ehi Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu…” la
conclusione della frase è intuibile a tutti ma la sostituzione di essa del coro
muto e dei fiati della musica di Morricone è qualcosa che è allo stesso tempo
sublime e delirante. Ma ci sono tanti altri esempi di musica di Morricone che
accompagna con struggente bellezza la narrazione dei sentimenti. Come poter
dimenticare, in “C’era una volta in America” di Sergio Leone, la struggente melodia che accompagna il ballo
di Deborah in un magazzino di grano spiato dal piccolo Noodless, sono note
magnifiche che solo Ennio Morricone poteva scrivere. Note che richiamano ad un
amore imperituro quanto irraggiungibile nella sua pienezza. Un amore disperato
che spezzerà entrambi i cuori dei giovani e segnerà tutta la loro vita. Un
racconto che si fa musica. Un modo per raccontare ciò che le immagini, ma anche
le parole non possono fare. La Musica è il Sentimento. Questo è ciò che ha
colto nel suo lavoro Morricone. Il maestro era inflessibile con se stesso. Sapeva
che comporre non era solo talento, che aveva da vendere come si suol dire, ma
anche impegno e dedizione. Per comporre bene si doveva scrivere, provare e dopo
riprendere a scrivere a riprovare. Ecco quello che faceva Ennio. Un romano
fuori dagli schemi, un romano non certo bonaccione e scherzoso come quello dei
film di Sordi, ma uno concentrato sulla propria opera che sapeva dovesse dare
ottimi frutti. Ecco perché oggi sappiamo che abbiamo perso molto. Ci appare
incredibile che un nuovo film non avrà la colonna sonora di Ennio Morricone.
Perché ogni sua impresa musicale era unica. Si dice che quando Quentin
Tarantino gli chiese di fare la colonna sonora del suo film “The heteful Eight”
Ennio gli abbia detto : se vuoi la musica alla “Morricone” vai dai tanti che mi
imitano. Io farò un componimento unico come lo sono tutte le mie opere”.
Tarantino si fidò, è uscì un film e un suono stupendo. Pierpaolo Pasolini si
affidò completamente a lui per la stesura della colonna sonora di “Uccellacci
Uccellini” interpretato da Totò, il grande poeta friulano non mise bocca sulla
musica si affidò a Morricone, e fece bene. Natalia Gitzburg, la grande
scrittrice torinese, scrisse che a Morricone “ridevano gli occhi” mentre
suonava. A noi piace ricordarlo per sempre così felice fra la sua musica.
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