martedì 7 luglio 2020

ENNIO E LA MUSICA



LA MUSICA

“Io Ennio Morricone sono morto”. Così comincia l’autonecrologio che il grande artista ha scritto e ha voluto che fosse reso noto il giorno della sua morte, che è avvenuta, purtroppo, nella notte fra l’atroieri e ieri 06/07/2020. Sono parole sentite e commosse, si certo per il suo pubblico, ma soprattutto per le persone a lui più vicine e più care. Parole di conforto per gli amici e per i figli e soprattutto per la moglie Maria, che l’ha accompagnato per tutta la vita. È un necrologio che dedica due parole al personaggio pubblico Morricone, ma poi si dilunga con affetto nel ricordo dei sentimenti privati di Ennio. Perché Morricone era questo. Da un lato l’artista amato, l’autore musicale più ricercato al mondo per comporre colonne sonore di films, dall’altro era l’uomo timido e semplice che poggiava la sua vita sugli affetti più intimi e veri. Non è un caso che la consorte sia al centro del suo pensiero. Ma proprio quel suo senso di ricerca dell’essenziale nella vita era una delle scaturigini principali della sua musica che aveva valenze universali. Proprio perché fondava la sua ricerca musicale nella ricerca degli intimi sentimenti, riusciva a parlare a chiunque l’ascoltasse. Un linguaggio di piccolezza che è percepibile ad ogni uomo e donna. Ecco perché riusciva a rendere la sua profonda intimità anche scrivendo musiche per kolossal. Riusciva a raccontare l’intimo amore fra Olmo ed Anita in “Novecento” di Bertolucci, sapendo dosare il tema romantico e privato dell’amore a quello epico proprio di un racconto che doveva narrare dei dolori e delle vittorie della classe contadina emiliana. La musica è tutto. La musica è amore. La musica è passione. La musica è esplicazione di ideali. La musica è il  racconto condensato del destino umano. La musica è ironia. La musica è derisione. La musica è celebrazione. Ennio Morricone riusciva nel comporre a rendere reale e tangibile questi poliedrici aspetti del suono creato dall’uomo. La sua musica è possente e scanzonata quando nel film “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” sostituisce la sua irriverente possanza alla voce di Tuco che non riesce a concludere la frase: ehi Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu…” la conclusione della frase è intuibile a tutti ma la sostituzione di essa del coro muto e dei fiati della musica di Morricone è qualcosa che è allo stesso tempo sublime e delirante. Ma ci sono tanti altri esempi di musica di Morricone che accompagna con struggente bellezza la narrazione dei sentimenti. Come poter dimenticare, in “C’era una volta in America” di Sergio Leone,  la struggente melodia che accompagna il ballo di Deborah in un magazzino di grano spiato dal piccolo Noodless, sono note magnifiche che solo Ennio Morricone poteva scrivere. Note che richiamano ad un amore imperituro quanto irraggiungibile nella sua pienezza. Un amore disperato che spezzerà entrambi i cuori dei giovani e segnerà tutta la loro vita. Un racconto che si fa musica. Un modo per raccontare ciò che le immagini, ma anche le parole non possono fare. La Musica è il Sentimento. Questo è ciò che ha colto nel suo lavoro Morricone. Il maestro era inflessibile con se stesso. Sapeva che comporre non era solo talento, che aveva da vendere come si suol dire, ma anche impegno e dedizione. Per comporre bene si doveva scrivere, provare e dopo riprendere a scrivere a riprovare. Ecco quello che faceva Ennio. Un romano fuori dagli schemi, un romano non certo bonaccione e scherzoso come quello dei film di Sordi, ma uno concentrato sulla propria opera che sapeva dovesse dare ottimi frutti. Ecco perché oggi sappiamo che abbiamo perso molto. Ci appare incredibile che un nuovo film non avrà la colonna sonora di Ennio Morricone. Perché ogni sua impresa musicale era unica. Si dice che quando Quentin Tarantino gli chiese di fare la colonna sonora del suo film “The heteful Eight” Ennio gli abbia detto : se vuoi la musica alla “Morricone” vai dai tanti che mi imitano. Io farò un componimento unico come lo sono tutte le mie opere”. Tarantino si fidò, è uscì un film e un suono stupendo. Pierpaolo Pasolini si affidò completamente a lui per la stesura della colonna sonora di “Uccellacci Uccellini” interpretato da Totò, il grande poeta friulano non mise bocca sulla musica si affidò a Morricone, e fece bene. Natalia Gitzburg, la grande scrittrice torinese, scrisse che a Morricone “ridevano gli occhi” mentre suonava. A noi piace ricordarlo per sempre così felice fra la sua musica.

Nessun commento:

Posta un commento