giovedì 23 luglio 2020

RIPENSARE L'ITALIA



LA SFIDA PAESE

Il consiglio europeo che si è tenuto nel weekend appena trascorso, il 18 e il 19 luglio 2020, ha segnato un crocevia fondamentale per i destini del continente e dell’Italia, colpiti gravemente dalla terribile malattia. I governanti delle nazioni aderenti all’Unione Europea hanno provato, speriamo che ci siano riusciti, a tracciare una strada per uscire dalla crisi sanitaria, ma anche, economica e sociale. C’erano tre visioni che si confrontavano in quel summit. Una portata avanti dai cosiddetti stati frugali, Olanda, Svezia ed Austria. Questi proponevano una politica economica rigorosa e che i singoli stati si facessero carico delle maggiori spese che la propria nazione stava affrontando per combattere il Corona Virus. Poi c’erano i “mediterranei”, cioè Italia, Spagna e Grecia, affiancate anche dell’Ungheria (che paese mediterraneo non è), che proponevano che tutti gli stati europei e l’istituzione europea stessa si facesse carico di tutti i debiti causati dal morbo, sostanzialmente una collettivizzazione del debito causato dal Corona Virus e un farsi carico comune degli ingenti investimenti finanzi necessari a superare la crisi. A mediare fra queste due posizioni dialettiche sono intervenute la Francia, guidata da Emmanuelle Macron, e la Germania, guidata da Angela Merkel. Il risultato di questo vertice ha prodotto un compromesso che vede l’utilizzo  di un badget di diversi miliardi di Euro, 209 solo per l’Italia, che dovranno per la metà essere restituiti, quale prestito a un tasso molto agevolato, pari a zero dicono i più ottimisti, e metà “a fondo perduto”, cioè quale forma di investimento che l’intera UE fa nei confronti dei singoli territori statuali. Matteo Salvini, leader dell’opposizione parlamentare e, a parere di tutti i sondaggisti, capo della coalizione che ha più consenso nel paese, è fortemente contrario all’intesa. Dice chiaramente che l’attuale Presidente del Consiglio si sia fatto prendere “per il collo” dalle nazioni più forti dell’Unione Europea, cioè Germania e Francia. Difficile dire se abbia ragione. La richiesta di condizioni da parte di Bruxelles c’è, è inutile negarlo. Bisogna che l’Italia dia conto delle sue spese future. C’è il rischio che la Commissione Europea, cioè l’esecutivo continentale, e alcuni stati membri censurino l’operato di coloro che utilizzano i fondi, così condizionando la politica economica degli stati più colpiti dal morbo. Difficile sapere se questo è un rischio che vale la pena correre. Una cosa è certa l’economia è in brusca frenata, si parla di un Prodotto Interno Lordo in calo del 10% per il nostro paese quest’anno. L’Italia ha vitale bisogno di corposi investimenti in primo luogo per garantire la salute di tutti, ma anche per provare a ricominciare a crescere economicamente. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prospetta l’idea che i soldi avuti dall’Europa possano servire a rilanciare settori fondamentali sia per la salute delle persone sia per l’economia nazionale. I 209 miliardi dovrebbero non solo portare welfare, benessere ai cittadini, ma anche generare ricchezza, cioè essere investimenti fruttuosi. Non so chi abbia ragione. Non so quale domani ci spetti. Non so quali siano i destini del nostro paese. Ma è ora di agire. È necessario mettere a frutto le nostre potenzialità per scavallare la montagna, malgrado questa appare impervia. Rimane il fatto che oggi Conte canta vittoria per aver avuto i soldi dalla UE, mentre se ci fossero state le elezioni qualche mese orsono al governo, appoggiato dal consenso popolare, ci sarebbe stato Matteo Salvini, che avrebbe detto “i soldi teneteli voi, noi abbiamo la nostra dignità. Questa dicotomia fra ciò che è l’attuale governo e ciò che sarebbe dovuto essere se a presiederlo ci fossero stati i partiti di Meloni, Berlusconi e Salvini, come dicono i sondaggi, è un problema reale e contingente. Bisogna meditarci e pensare a ciò che il paese è, può, e voglia essere. E' questa la sfida. 

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