NOTE A MARGINE SULL’ARTICO 49 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
TUTTI I CITTADINI
HANNO DIRITTO DI ASSOCIARSI IN PARTITI PER CONCORRERE CON METODO DEMOCRATICO A
DETERMINARE LA POLITICA NAZIONALE.
L’articolo 49 della Costituzione Italiana è uno dei
capisaldi della nostra democrazia. È l’indicazione perentoria di come si deve
esercitare la politica in un ordinamento libero, libertario e democratico.
Tutti i cittadini, nessuno escluso, hanno il diritto, che è anche un dovere, di
partecipare attivamente alla vita pubblica dello stato. Devono far sentire la
propria voce, devono far valere le proprie idee, questo è stato nel 1948 quando
è stata promulgata la nostra Carta Costituzionale, questo è un principio ancor
oggi saldo a 72 anni dalla nascita della nostra legge fondamentale. La
partecipazione, come diceva Giorgio Gaber in una famosa canzone, è il
fondamento del nostro stato ed è l’unico reale e tangibile strumento per
difendere la nostra libertà. Non c’è libertà se non ci siamo noi che
combattiamo con le parole, pacificamente, per difenderla. Come i nostri padri l’hanno
conquistata brandendo le armi, penso ai partigiani che hanno combattuto l’invasore
tedesco, noi siamo chiamati a difenderla con gli strumenti del dialogo e della
dialettica verbale. Allora utilizziamo l’articolo 49 della Costituzione Italiana
come un vessillo. Come una guida sicura nei meandri della vita pubblica.
Diventiamo protagonisti del vivere, e facciamo della partecipazione il nostro fondamento etico. Noi vogliamo far del
bene al nostro paese operando attivamente per esso. Allora partecipare vuol
dire attivarsi. Penso ai parenti delle vittime del Coronavirus al Pio Albergo
Trivulzio, potevano piangere in silenzio in propri cari, invece hanno scelto di
raccontare il loro dolore e chiedere verità e giustizia a delle istituzioni
silenti ed assenti. Penso all’attivismo di medici ed infermieri che non solo
hanno salvato vite, ma hanno tracciato un percorso etico e politico da
percorrere per uscire insieme dalla crisi, attraverso il loro lavoro indefesso.
Anche questa è politica costituzionale, anche questo è concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale. È un modo per sopperire le
lacune che ci sono, penso con un brivido a cosa sarebbe oggi la Lombardia, la
regione più ricca d’Italia, senza lo sforzo dei tanti operatori sanitari.
Allora pensiamo a una politica diversa, che in realtà è quella vera e
primigenia, ove non contano tanto i voti, gli scambi di favore, l’esercizio del
potere. Ma dove conta il servizio. L’aiuto al prossimo è il fulcro dell’azione
sociale. Allora da una parte ci siamo noi cittadini che dobbiamo far sentire la
nostra voce, gridare cosa reputiamo vada male e proporre soluzioni, attraverso
una sana partecipazione democratica. Dall’altra c’è la concreta attività politica
che va costruita nel quotidiano. Come? Attraverso l’utilizzo dei partiti, che
non devono essere altro che associazioni finalizzate al confronto democratico,
come elementi di congiunzione fra le istituzioni (il parlamento, le regioni, il
governo) e la società detta civile, che in realtà dovrebbe semplicemente dire “noi
tutti” che viviamo le ambasce del quotidiano. Allora partecipiamo, discutiamo,
essia!!, a volte litighiamo e scambiamoci male parole, ma proviamo a costruire
dal basso una democrazia partecipata che contribuisca attivamente a rendere
migliore il nostro paese. La libertà è messa in discussione dalla violenza.
Penso alle terribili giornate delle stragi Nere e delle Brigate Rosse. Noi
dobbiamo ricordare che ogni forma di aggressività deve essere bandita. Il
confronto democratico è il bene assoluto che esorcizza ogni forma di guerra. La
partecipazione di tutti è eliminazione di ogni forma di esclusione, ed è l’emarginazione
che porta al buio della storia, è l’esclusione che conduce all’assassinio, ecco
perché la compartecipazione è l’unico modo per rendere la nostra vita sociale
pacifica e fondata su valori che portano inclusione e solidarietà.
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