martedì 28 luglio 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE



NOTE A MARGINE SULL’ARTICO 49 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

TUTTI I CITTADINI HANNO DIRITTO DI ASSOCIARSI IN PARTITI PER CONCORRERE CON METODO DEMOCRATICO A DETERMINARE LA POLITICA NAZIONALE.

L’articolo 49 della Costituzione Italiana è uno dei capisaldi della nostra democrazia. È l’indicazione perentoria di come si deve esercitare la politica in un ordinamento libero, libertario e democratico. Tutti i cittadini, nessuno escluso, hanno il diritto, che è anche un dovere, di partecipare attivamente alla vita pubblica dello stato. Devono far sentire la propria voce, devono far valere le proprie idee, questo è stato nel 1948 quando è stata promulgata la nostra Carta Costituzionale, questo è un principio ancor oggi saldo a 72 anni dalla nascita della nostra legge fondamentale. La partecipazione, come diceva Giorgio Gaber in una famosa canzone, è il fondamento del nostro stato ed è l’unico reale e tangibile strumento per difendere la nostra libertà. Non c’è libertà se non ci siamo noi che combattiamo con le parole, pacificamente, per difenderla. Come i nostri padri l’hanno conquistata brandendo le armi, penso ai partigiani che hanno combattuto l’invasore tedesco, noi siamo chiamati a difenderla con gli strumenti del dialogo e della dialettica verbale. Allora utilizziamo l’articolo 49 della Costituzione Italiana come un vessillo. Come una guida sicura nei meandri della vita pubblica. Diventiamo protagonisti del vivere, e facciamo della partecipazione il  nostro fondamento etico. Noi vogliamo far del bene al nostro paese operando attivamente per esso. Allora partecipare vuol dire attivarsi. Penso ai parenti delle vittime del Coronavirus al Pio Albergo Trivulzio, potevano piangere in silenzio in propri cari, invece hanno scelto di raccontare il loro dolore e chiedere verità e giustizia a delle istituzioni silenti ed assenti. Penso all’attivismo di medici ed infermieri che non solo hanno salvato vite, ma hanno tracciato un percorso etico e politico da percorrere per uscire insieme dalla crisi, attraverso il loro lavoro indefesso. Anche questa è politica costituzionale, anche questo è concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. È un modo per sopperire le lacune che ci sono, penso con un brivido a cosa sarebbe oggi la Lombardia, la regione più ricca d’Italia, senza lo sforzo dei tanti operatori sanitari. Allora pensiamo a una politica diversa, che in realtà è quella vera e primigenia, ove non contano tanto i voti, gli scambi di favore, l’esercizio del potere. Ma dove conta il servizio. L’aiuto al prossimo è il fulcro dell’azione sociale. Allora da una parte ci siamo noi cittadini che dobbiamo far sentire la nostra voce, gridare cosa reputiamo vada male e proporre soluzioni, attraverso una sana partecipazione democratica. Dall’altra c’è la concreta attività politica che va costruita nel quotidiano. Come? Attraverso l’utilizzo dei partiti, che non devono essere altro che associazioni finalizzate al confronto democratico, come elementi di congiunzione fra le istituzioni (il parlamento, le regioni, il governo) e la società detta civile, che in realtà dovrebbe semplicemente dire “noi tutti” che viviamo le ambasce del quotidiano. Allora partecipiamo, discutiamo, essia!!, a volte litighiamo e scambiamoci male parole, ma proviamo a costruire dal basso una democrazia partecipata che contribuisca attivamente a rendere migliore il nostro paese. La libertà è messa in discussione dalla violenza. Penso alle terribili giornate delle stragi Nere e delle Brigate Rosse. Noi dobbiamo ricordare che ogni forma di aggressività deve essere bandita. Il confronto democratico è il bene assoluto che esorcizza ogni forma di guerra. La partecipazione di tutti è eliminazione di ogni forma di esclusione, ed è l’emarginazione che porta al buio della storia, è l’esclusione che conduce all’assassinio, ecco perché la compartecipazione è l’unico modo per rendere la nostra vita sociale pacifica e fondata su valori che portano inclusione e solidarietà.

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