sabato 21 aprile 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 105



ARTICOLO 105

“Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.”

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.

L’articolo 105 della Costituzione esplicita le funzioni del Consiglio superiore della magistratura (CSM) quale organo di autogoverno del potere giudiziario. In forza della legge, che regolamenta l’ordinamento giudiziario, il CSM regola e programma le condizioni d’accesso all’alto incarico di magistrato. Indice e bandisce concorsi per accedere alla magistratura. Tenendo conto delle esigenze delle varie procure, delle richieste del ministro di Grazia e Giustizia, delle istanze provenienti dai sindacati della magistratura indice il bando pubblico che apre la strada ai concorsi di stato. Questi poi saranno gestiti e coordinati dal governo, attraverso l’attenta guida del guardasigilli. Decide le nomine, decide quali tribunali dovranno occupare i vincitori del concorso, dopo aver superato i due anni di tirocinio necessario per poter acquisire le conoscenze necessarie e le competenze atte a svolgere il ruolo di magistrato. Decide a quale tribunale assegnare un magistrato. Decide dei trasferimenti e dei provvedimenti disciplinari. Questi importantissimi compiti devono essere modulati dai principi che garantiscono e tutelano l’indipendenza e la professionalità del singolo magistrato. In magistratura non vi è un criterio gerarchico. Il giudice non dipende da nessuno nell’espletamento del suo dovere di esercitare la giustizia. È libero di emanare sentenze, se è un giudice ordinario, di predisporre e condurre inchieste se è un Pubblico Ministero. L’autonomia del singolo magistrato è un valore che ha come finalità quello di tutelare il cittadino che ha la certezza che il pubblico ufficiale che ha di fronte è sottoposto solo e unicamente alla legge e in base ad essa pronuncerà il verdetto. Ciò detto il CSM vaglia l’operato del singolo magistrato se il Ministro di Grazia e Giustizia presenza un’istanza contro di lui. Se il magistrato si comporta in modo da ledere l’onorabilità dell’ordinamento di cui fa parte, può essere trasferito d’ufficio, in barba al principio di inamovibilità, e subire sospensioni e provvedimenti disciplinari. Il magistrato è soggetto alla legge. Se compie illeciti penali o civili deve essere perseguito dalla procura competente, solitamente la limitrofa a quella in cui opera. È comunque soggetto a provvedimenti di carattere amministrativo che censurano il suo comportamento non idoneo alla toga che indossa, anche se tale comportamento con prevede profili di illeciti penali e civili. A compiere questa censura è il Consiglio Superiore della Magistratura. Il CSM non ha solo il ruolo di punire. Ha quello di premiare. Decide gli avanzamenti di carriera. Decide chi porre a capo di procure, decide il magistrato che ha il compito di coordinare l’azione di altri giudici. Decide chi sarà il procuratore generale dei tribunali. Decide se far trasferire un magistrato alla corte d’appello o alla cassazione. Come ben si può vedere sono compiti importantissimi. Possono decidere e formare il corpo di persone che compone tutto l’ordine togato. Bisogna che questo alto ufficio sia compiuto da persone che abbiano un forte senso dello stato. Ricordiamo che l’articolo 104 della Costituzione impone che i suoi componenti siano altamente qualificati ed esperiti del diritto. Due terzi dei suoi componenti sono magistrati, eletti da tutte le procure d’Italia con metodo proporzionale e in base a liste. Un terzo dei componenti è eletto dal Parlamento in seduta comune. I prescelti dal potere legislativo devono essere docenti universitari di diritto, titolari di cattedra, oppure avvocati con almeno quindici anni di iscrizione all’albo. L’alta professionalità, il senso di rigore e l’ossequio profondo verso la Costituzione e le leggi dello stato dovrebbero essere garanzia per il loro operato. Ricordiamo che il CSM è formalmente presieduto dal Presidente della Repubblica, il primo cittadino dello stato ne garantisce l’operato e ha il dovere morale di censurare un eventuale comportamento non consono agli alti principi dello stato. Ha presiedere nella quotidianità i lavori del Consiglio Superiore della Magistratura è il vicepresidente, che sostituisce nelle sue funzioni il capo dello stato. Tale figura è eletta dal plenum del CSM fra i suoi membri designati dal Parlamento. Tale figura è necessaria, perché il Presidente della Repubblica è organo superpartes, non può operare in concreto nelle dinamiche che avvengono all’interno di un potere dello stato, come ad esempio la magistratura. A dirimere e a gestire il CSM è quindi il vicepresidente, attuando con rigore sia le leggi dello stato che istituiscono tale organo, sia i regolamenti dello stesso.

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