ARTICOLO 110
“Ferme le competenze
del Consiglio superiore della magistratura, spettano al Ministro della
Giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla
giustizia”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Il ruolo del Ministro della Giustizia è importantissimo. L’articolo
110 della Costituzione italiana gli attribuisce i compiti di organizzatore dei
servizi relativi alla giustizia. In sostanza è lui il responsabile del
funzionamento amministrativo di tutti i tribunali del paese. È il ministro che
si occupa di garantire che ogni tribunale abbia a disposizione tutti gli
strumenti, dalle suppellettili alle fonti di consultazione giuridica, necessari
per compiere l’alto incarico di emettere sentenze secondo giustizia. Mentre il
Consiglio Superiore della Magistratura, citato dagli articolo 104, 105, 106 e
107 della nostra Carta fondamentale, ha il compito di garantire l’indipendenza
e l’autonomia dell’ordine. Il Ministro della Giustizia ha l’onere di occuparsi
delle misure che attengono al suo operato, cioè il concreto funzionamento degli
uffici. Questa divisione di ruoli deve garantire l’indipendenza della
Magistratura da ogni condizionamento da parte di altri poteri dello stato e
soprattutto da parte del governo. Il Ministro di Giustizia non ha un ruolo di
controllore dell’operato dei giudici, non è un superiore gerarchico rispetto ai
magistrati. Non spetta a lui, ma al CSM di giudicare e censurare il lavoro
della Magistratura. Il suo ruolo in questo ambito si limita a quello si
segnalatore. In forza dell’articolo 107 secondo comma della Costituzione può
promuovere azione disciplinare presso il Consiglio Superiore della
Magistratura, ma non è lui che decide eventuali trasferimenti o provvedimenti
disciplinari. Non è lui che giudica l’operato dei singoli giudici e dell’intero
sistema giudiziario. In questo aspetto il Ministro della Giustizia ha titolo ad
esprimersi esattamente come un qualsiasi cittadino, senza alcuna legittimazione
superiore dovuta al proprio ruolo. Il suo compito si limita a segnalare un
comportamento da lui considerato inopportuno. In questi anni il ruolo del
ministro della giustizia ha avuto un ruolo centrale. Durante il cosiddetto
periodo delle grandi inchieste giudiziarie, i ministri della giustizia che
facevano parte delle coalizioni Lega – Forza Italia, hanno provato ad
interpretare il ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia ampliandone le funzioni
di fatto. Mentre i magistrati chiedevano l’attivazione del ministero per
potenziare gli uffici giudiziari, dotandoli ad esempio di computer o di
strumenti di cancelleria. I ministri di destra invece utilizzavano lo strumento
dell’ispezione ministeriale per fermare le inchieste che sul finire degli anni ’90
vedevano come imputati Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Qualche anno prima,
ricordiamolo, Umberto Bossi condannato per le tangenti ricevute dall’industria
Enimont, uscì dal tribunale con la gente leghista festante, orgogliosa che il
suo capo avesse chiesto soldi per il partito e per il progetto di Padania
Indipendente. Insomma la destra ha utilizzato il potere del Ministro di
Giustizia per fermare i processi. Non è un caso che il Leder odierno della Lega
Matteo Salvini, in nome della continuità storica della guerra ai magistrati,
abbia voluto come presidente del senato l’avvocato Elisabetta Alberti Casellati
che in passato è stata viceministro della giustizia dei governi Berlusconi e ha
operato per fermare le inchieste contro i politici di destra. I giornalisti la
chiamano “la zia di Moubarak”. Questo nomignolo le è stato affibbiato perché ha
avuto l’idea di far pronunciare il parlamento su una mozione che affermava che
Ruby Rubacuori, la minorenne pupilla di Silvio Berlusconi, era realmente
parente del presidente egiziano e alla luce di questo giustificare l’intervento
di Silvio Berlusconi presso la questura di Milano al fine di liberare la
ragazza che era in stato di fermo. Il parlamento insomma dichiarò che la
libertà della giovane marocchina era una questione di stato e di conseguenza
era giusto che Berlusconi intervenisse. Sul fatto che era evidente a tutti che
una giovane donna marocchina residente fin da piccola in Italia non potesse
essere parente di un presidente egiziano e non potesse avere ruoli diplomatici
che necessitassero l’intervento del capo del governo, i giornali mondiali
ancora ridono, alzano le spalle e dicono les italiens. Comunque questo è solo
uno dei tanti episodi della guerra di Arcore, lo scontro di lega e Forza Italia
contro i principi del diritto. Scegliere se il guardia sigilli operi in maniera
incisiva nell’operato della magistratura o abbia un ruolo di mero gestore degli
atti che riguardano la sua amministrazione è un dirimente importantissimo per
la politica del governo. È inutile negare che anche la sinistra ha avuto modo
di intervenire nei processi contro i propri dirigenti. È il caso dell’inchiesta
“Banca Etruria” che vedeva coinvolto il padre dell’allora segretario del
Partito Democratico e Presidente del Consiglio in carica, Matteo Renzi. Anche
in quel caso il ministro Lotti, che in realtà non aveva la nomina al dicastero
della giustizia ma era ministro dello Sport, ha provato ad interferire con la
giustizia. Questo episodio è la lampante dimostrazione che gli esecutivi hanno
provato sempre ad ampliare il loro ruolo, spesso per motivi fraudolenti. Quando
la costituzione dice che il ministro si occupa del funzionamento dei servizi
giurisdizionali, la politica ha interpretato questo passo come giustificazione
ad entrare nel dettaglio delle inchieste. Questo è un principio aberrante. Il ministero
ha un ruolo di mero potenziamento delle strutture tecnico operative, un
controllo politico e gerarchico è escluso. Solo durante il regime fascista l’ordine
giudiziario era sottomesso al regime. È giusto
che la magistratura abbia la sua indipendenza. Mi rivolgo agli elettori di
destra. Chi in passato ha votato Partito Democratico ha voltato le spalle al pd
proprio perché ha provato a truccare i processi. Perché gli elettori di destra
non fanno lo stesso? Perché gli elettori Molisani di lega e Forza Italia non
hanno abbandonato i loro partiti e hanno eletto un presidente regionale di
destra? Veramente chi vota lega e Forza Italia considera poca cosa la legalità?
Veramente gli elettori del Friuli voteranno il candidato di Salvini e Berlusconi
alla presidenza della propria regione, nonostante un importantissimo esponente
di destra, Marcello Dell’Utri sia stato imputato e condannato per mafia? Stando
ai sondaggi, la risposta sembra “si”. Lo sconforto verso questo poco rispetto
per i principi di legalità è forte. Viene da dire che non è solo la Casellati
la “zia di Moubarak” siamo tutti noi che calpestiamo i principi di indipendenza
della magistratura.
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