sabato 14 aprile 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 98



ARTICOLO 98

“I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione.

Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità.

Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero.”

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.

Il primo comma dell’articolo 98 mette in evidenza che i pubblici impiegati sono al servizio della nazione. Il lavoro dei funzionari dello stato deve essere finalizzato al benessere della collettività. Non deve avere fini speculativi. La pubblica amministrazione non ha come obbiettivo aumentare il fatturato aziendale, ma creare e rendere funzionari servizi essenziali per i cittadini e per il funzionamento dello Stato. La finalità dell’operare della pubblica amministrazione è quello di essere strumento per raggiungere un benessere sociale generalizzato. È un modo per rendere effettivo il principio enunciato dall’articolo tre della Costituzione che vorrebbe che la Repubblica operasse per superare gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Insomma il pubblico amministratore deve essere al servizio del cittadino. Deve compiere gli atti necessari al raggiungimento del fine alto della repubblica: il garantire a tutti una vita dignitosa. Insomma gli alti fini della Pubblica Amministrazione sono quelli di rendere lo stato democratico perfettamente funzionante. Gli impiegati dello stato sono sentinelle della nazione. Per questo gli scandali e le inchieste giudiziarie che coinvolgono pubblici amministratori infedeli sgomentano e indignano, queste persone tradiscono l’alto mandato che devono perseguire. I Pubblici impiegati hanno il compito di essere fulgidi esempi di coerenza e di virtù al pieno servizio della Costituzione e dei suoi fini. Coloro che, avendo già un impiego nella pubblica amministrazione, intendono servire lo stato facendo attività politica, entrando nel Parlamento, sono messi in aspettativa, non possono conseguire promozioni, se non per anzianità, come stabilisce il secondo comma dell’articolo 98 della nostra Carta Fondamentale. La pubblica amministrazione deve conseguire risultati assegnati dalla legge, il pubblico impiegato deve essere valido strumento per raggiungere tali obbiettivi alti che lo stato deve perseguire. Il terzo comma del presente articolo stabilisce che alcuni funzionari e pubblici dipendenti non possono iscriversi ai partiti, o meglio la loro attività politica deve essere grandemente contenuta entro i limiti che la carica pubblica impone. Ad esempio i magistrati, se nel pieno esercizio delle loro funzioni, possono iscriversi a partiti politici, ma non possono partecipare attivamente alla vita del partito presenziando a manifestazioni pubbliche o di propaganda. Meglio sarebbe, come è costume della grandissima maggioranza dei giudici, che durante la carriera attiva non avessero alcuna tessera di movimento politico. Se decidono di entrare nell’agone politico, candidandosi a qualsiasi carica rappresentativa dello stato, devono mettersi in aspettativa. Si vorrebbe che la norma fosse ancora più stringente, al punto che un magistrato se intraprendesse una qualche carriera politica dovesse dare le dimissioni dall’ordine della magistratura. Pare questa prospettiva troppo draconiana. Un pubblico ufficiale può scegliere di servire lo stato entrando in parlamento per un determinato lasso di tempo della propria vita, questa scelta non può voler dire rinunciare definitivamente alla propria carriera professionale. Al momento la legge impone solo che il magistrato entrato in politica si metta in aspettativa. Esempio è il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, la figura istituzionale è un magistrato in aspettativa, non ci sono stati dubbi sulla legittimità della sua carica alla massima poltrona della regione, dubbi sono stati avanzati legittimità del suo agire politico quale esponente di un partito, il Partito Democratico. Quando Emiliano si è candidato alla segreteria del movimento politico, sono stati avanzati debbi sulla compatibilità della carica politica e sul suo impiego di magistrato. La Corte Costituzionale si è pronunciata dando la possibilità a un magistrato di assumere una carica politica solo nel caso in cui sia in aspettativa, al momento di riassumere le funzioni di giudice deve scegliere se dare le dimissioni da ogni carica partitica oppure rinunciare alla toga. Lo stesso vale per i poliziotti e i militari, non possono fare politica attiva ed esercitare le pubbliche funzioni che la divisa che indossano gli impone. Devono mettersi in aspettativa se vogliono fare attività politica. Questi principi sono basilari per garantire che coloro che rivestono gli abiti di ufficiali pubblici siano corretti, imparziali e non utilizzino i propri ruoli per finalità di parte. È d’obbligo ricordare che un magistrato che si candida in parlamento lo può fare mettendosi in aspettativa, ma non può e non deve presentarsi all’elettorato nel distretto giudiziario in cui veste la toga. Questo è per garantire che in alcun modo gli elettori siano influenzati dal ruolo dell’alto magistrato e di conseguenza siano spinti a votarlo inquinando la scelta politica. È un atto di grande trasparenza che vale anche per i militari di alto grado. La preclusione ad entrare in parlamento vale anche per tutti i rappresentanti diplomatici e consolari. Questo divieto si fonda su motivazioni diverse rispetto a quello dei magistrati e poliziotti. Per questi è il bisogno di tutelare la loro figura di imparziali dirigenti dello stato, per i diplomatici è per mettere in evidenza che la gestione degli affari con gli stati esteri è prerogativa unicamente del governo, il parlamento ha il ruolo fondamentale di determinarla questa politica attraverso il suo voto, ma non deve ingerire su nomine e direzione di ambasciate e consolati. Vi deve essere una rigida divisione dei poteri. Chi fa parte dell’organo legislativo non deve operare in ambito diplomatico, prerogativa del governo e degli organi della pubblica amministrazione che fanno parte integrante del ministero degli esteri. Insomma chiunque abbia intrapreso una carriera diplomatica deve sospendere tale attività se vuole far parte del parlamento. Chiariamo, oltre alle questioni di moralità, di legalità e di compatibilità fra le due cariche, vi sono anche questioni pratiche. Appare difficile che un senatore o un deputato possa continuare a svolgere in maniera efficace ed efficiente il suo ruolo di pubblico funzionario, anche per questo è bene che chiunque venga eletto negli scranni parlamentari si metta/ venga messo in aspettativa. L’attività del parlamentare è fondamentale per il bene della nazione. È giusto che chiunque svolga questo alto compito sospenda le sue precedenti attività. Questo vale anche se il politico è attivo nel settore privato. È bene che il pubblico professionista sospenda le proprie attività lavorative e l’impiegato nel settore privato si metta anch’esso in aspettativa, nessuno può perdere il proprio posto di lavoro perché chiamato a servire il paese come rappresentante del popolo.

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