ARTICOLO 109
“L’autorità
giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 109 della Costituzione è laconico. Esprime una
disposizione apparentemente tecnica e di natura amministrativa. Dice che la
magistratura ha a disposizione una parte delle forze dell’ordine per svolgere con maggiore accuratezza le indagini
riguardanti una causa o una circostanza fattuale in cui potrebbero configurarsi
reati di natura penale. È subito da dire che la polizia giudiziaria non è
composta solo da membri della Polizia di Stato, ne fanno parte componenti di
tutte le forze dell’ordine: carabinieri, Guardie di finanza, corpi forestali
etc. Ogni arma è chiamata ha dare il suo contributo, secondo le proprie
competenze, al lavoro dei magistrati. Il ruolo di supporto della polizia
giudiziari alla magistratura è normato dall’articolo 55 e seguenti del Codice
di Procedura Penale. L’articolo 55 del C.P.P. dice che la polizia giudiziaria
deve prendere notizia di reati,anche di propria iniziativa. Cioè deve svolgere
indagini per conto dei giudici ma può anche prendere contezza di affari
illeciti senza essere sollecitata da un giudice, notificandoli al pubblico
ministero competente a svolgere l’inchiesta. L’articolo 57 del C.P.P.
stabilisce che sono chiamati al compito di polizia giudiziaria tutti gli
ufficiali e i loro sottoposti delle tre principali forze di sicurezza pubblica.
È d’obbligo sottolineare come le forze dell’ordine abbiano un duplice mandato
di fedeltà, una verso il proprio ministero di competenza (ministero degli
interni, ministero delle finanze o della difesa) l’una verso gli uffici della
magistratura. Sono chiamati a compiere il loro mestiere sotto il controllo e la
potestà di due poteri distinti dello stato: quello esecutivo, il governo, e
quello della magistratura. Come conciliare questo duplice ruolo, questa duplice
funzione? La risposta è nel valore unificante dello spirito democratico. Gli
appartenenti alle strutture organizzative dello stato non servono un
particolare ministro, una particolare figura istituzionale, sono al servizio
della Repubblica e dei cittadini. La finalità dell’azione delle forze dell’ordine
è quella di difendere l’ordinamento democratico. È essere al servizio delle
leggi. Alla luce di questo principio l’articolo 59 del Codice di Procedura
Penale dispone che debbano essere
istituite apposite sezioni di polizia giudiziaria. Queste debbono essere al
servizio della magistratura. Tali forze dell’ordine dipendono strettamente dai
magistrati. Tali esponenti delle forze dell’ordine servono la patria, servono
gli interessi superiori della nazione che impongono che vi sia il rispetto
assoluto delle leggi e la sottomissione di tutti ai principi di legalità.
Insomma le forze dell’ordine che collaborano con i magistrati sono l’epifania
dell’effettività del diritto. Se una legge non è rispettata, lo stato
interviene, impone che l’ordine sia ripristinato e punisce che trasgredisce. Lo
fa con l’opera della magistratura supportata dalle forze dell’ordine. Come si
può ben vedere quindi l’articolo 109 della Costituzione Italiana non è soltanto
un articolo dispositivo. Non è un mero distribuire competenze: la polizia
giudiziaria deve svolgere le indagini. Le indagini giudiziarie, il lavoro
indefesso delle forze dell’ordine, sono uno strumento preziosissimo per
garantire l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, per stabilire che l’onestà
è un valore civico da perseguire indefessamente. In questi anni questo è stato
messo in discussione. Davanti alle inchieste giudiziarie che mettevano alla
sbarra imprenditori e politici, la popolazione ha reagito votando Lega e Forza
Italia che apertamente negano il diritto della legge di indagare i potenti.
Ricordiamo l’indefessa lotta di Silvio Berlusconi contro chi lo indagava per i
suoi fondi neri all’estero. Per la destra la legalità non è un valore. A dire
il vero anche la sinistra, pensiamo al ministro dell’attuale governo Lotti che
ha provato a condizionare le indagini delle forze dell’ordine, ha commesso
azioni gravissime. Ha provato a manipolare indagini. Ma quello che preme sottolineare
è che per la sinistra tali atti sono da tenere nascosti. Ogni scandalo
giudiziario produce un calo di consensi. Mentre per la destra commettere reati,
commettere illeciti, è un punto d’onore. Ogni volte che alcuni esponenti di
Forza Italia o lega sono condannati per reati di qualche tipo, la reazione dell’elettorato
è di solidarietà. La condanna per mafia di Cesare Previti, storico cofondatore
di Forza Italia, ha portato la vittoria della destra in Molise, domenica
scorsa, e probabilmente porterà al trionfo dei partiti di salvini e Berlusconi
in Friuli Venezia Giulia. Un segnale chiaro di voto contro i principi di
legalità e giustizia. Bisogna cambiare la Costituzione? Bisogna che lo “spirito
del ‘94”, l’ideologia Forza Leghista che premia chi commette reati finanziari,
prevalga? Forse la risposta è nella figura dell’attuale presidente del senato,
l’onorevole Elisabetta Alberti Casellati, ha operato da sempre non per abrogare
le leggi di natura penale, ma per fare in modo che dirigenti leghisti e
forzisti non fossero condannati. Da sottosegretario alla giustizia durante i
governi Berlusconi ha operato affinché vi fossero leggi che tutelassero gli
esponenti di destra, norme ad pernsam come dicevano in gergo i giornalisti.
Staremo a vedere se l’attuale legislatura andrà in questa direzione, come l’accordo
fra Lega, Forza Italia e M5S che ha voluto la Casellati presidente del senato
sembra promettere. Intanto la vittoria del candidato presidente della destra in
Friuli sarebbe un modo per dare conforto a Cesare Previti, da poco condannato.
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