sabato 21 aprile 2018

VISITA DEL PAPA A MOLFETTA


LE PAROLE DEL PAPA

Ieri, 20/04/2018, papa Francesco è stato in visita pastorale presso la diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi. Si è fermato davanti allo splendido porto di Molfetta ove ha celebrato la messa davanti a migliaia di fedeli. Un momento mistico, di grande coinvolgimento emotivo, che ha toccato il cuore dei cittadini pugliesi. Durante l'omelia il papa ha ricordato i tanti che in questo delicatissimo momento storico soffrono le conseguenze di una crisi economica e valoriale profonda. I tanti senza lavoro che vivono in stato di degrado morale e sociale. I tanti che rischiano di perderlo. I tanti emarginati, dai disabili agli anziani, che rischiano di scivolare verso la povertà economica. Il papa ha detto che gli anziani dovrebbero essere insigniti del premio nobel per la loro resilienza, per la loro capacità di affrontare le difficoltà della vita senza rinunciare al loro bagaglio di valori. Il papa ha menzionato i tanti migranti, le tante persone di Molfetta e non solo che hanno abbandonato la loro terra per cercare fortuna lontano. I tanti migranti che raggiungono il nostro paese per fuggire a guerre e a fame. Ha avuto una carezza per coloro che soffrono, nel corpo e nell'anima. Ha ricordato come nel dolore e nell'infermità Paolo di Tarso, reso cieco sulla via di Damasco, ha scoperto la fede in Gesù Salvatore. Ha ricordato la figura di Anania, il discepolo del signore che ha saputo aiutare Paolo. Quello che sarà l'apostolo delle genti,cieco sia nel cuore che nella vista, ha trovato la luce del Vangelo attraverso Anania. Ecco! non lasciare solo chi è indifeso, quello è il messaggio del Papa. Essere vicini a chi soffre. Essere il compagno di chi è disabile, sofferente, anziano, disoccupato, afflitto dai tanti strali della vita. Il papa ha ricordato le parole di Don Tonino Bello, vescovo della diocesi di Molfetta, morto 25 anni fa e in odore di santità. Tonino ricordava sempre che la creatura umana è un angelo con un ala sola, può volare solo se abbracciato con un'altra persona. Solo aiutandosi vicendevolmente, come ha fatto Anania con Paolo, ci si può librare, si può raggiungere una felicità vera e compiuta. Rivolgersi al sofferente, aiutarlo, fargli anche un semplice sorriso è uno strumento per compiersi come persone, per avere quella seconda ala necessaria a stagliarsi nel firmamento. Ecco perché stare vicino a chi soffre, stare vicino a chi non ha luce a chi si è perso è un modo per compiersi come essere umano e diventare angelo. Questo messaggio, a mio modesto parere, non dovrebbe rimanere nell'ambito della pur ragguardevole comunità cattolica, è un messaggio di speranza e solidarietà, un modo per vivere meglio la vita, che deve essere raccolto da tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Davanti al dolore, davanti alla disperazione, non rimaniamo indifferenti, abbracciamoci per poter far funzionare le nostre ali all'unisono e volare via. Comunque non possiamo che essere grati ed ammirare la figura di Don Tonino Bello, povero fra i poveri, sofferente fra i sofferenti, che venticinque anni fa ci ha lasciato per raggiungere il Padre.

scritto da Gianfranco Pellecchia

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