ARTICOLO 97
“I pubblici uffici
sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il
buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Nell’ordinamento
degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le
responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle
pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti
dalla legge”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
La seconda sezione del titolo terzo della seconda parte
della Costituzione è composta da soli due articoli. Sono l’articolo
novantasette e l’articolo novantotto. Ambedue regolano e disciplinano il
funzionamento della pubblica amministrazione. Dettano le regole generali di buona
e corretta conduzione della cosa pubblica. Ricordiamo che già l’articolo 57
secondo comma della Costituzione afferma solennemente che è compito
inderogabile di coloro che hanno funzioni pubbliche adempierle con disciplina
ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. Ricordiamo che i
ministri del governo sono chiamati a giurare nelle mani del Presidente della
Repubblica al momento di entrare nell’esercizio delle loro funzioni. Insomma i
pubblici funzionari, impiegati della pubblica amministrazione o esponenti della
politica, sono chiamati a compiere le loro mansioni pubbliche non solo
rispettando le leggi e dimostrandosi buoni e onesti cittadini, compito che
spetta a tutti noi, ma anche di avere quel senso alto dello stato, quella coscienza
del proprio ruolo, che li porta ad essere integerrimi, trasparenti nel loro
agire e con un assoluto senso di servizio nei confronti della nazione e degli
italiani. L’articolo 97 impone che gli uffici pubblici siano organizzati per
legge. La norma deve essere colei che detta il funzionamento della pubblica
amministrazione. Non deve essere il capriccio del funzionario, l’ordine del
politico amministratore o del dirigente a dettare il funzionamento della cosa
pubblica. Lo stato deve far funzionare il suo apparato in base a criteri
normativi che hanno forza di legge e valgono per tutti e in ogni tempo. L’obbiettivo
è garantire l’imparzialità della Pubblica Amministrazione. L’utente deve essere
garantito. Chiunque abbia bisogno dei servizi della Pubblica Amministrazione,
tutti noi, deve essere trattato con la stessa attenzione e professionalità, a
prescindere se sia miliardario o nullatenente. I pubblici uffici devono
funzionare. Bisogna che sia garantito il buon andamento dell’amministrazione.
Questi principi di efficienza e di imparzialità sembrano lontani dalla realtà
italiana, fatta di scandali e privilegi. Le inchieste giudiziarie hanno fatto
luce su una serie di malvessazioni che hanno visto protagonista proprio la
Pubblica Amministrazione. Bisogna cambiare. Bisogna riscoprire il senso della
legalità. Bisogna che i pubblici amministratori siano animati da senso d’onestà.
La legge, il senso dello stato, deve essere la guida il faro che determina l’azione
di ogni funzionario pubblico. Bisogna che siano fugati i dubbi sul
comportamento dei ministri. Le ombre su Maria Elena Boschi, sottosegretario
alla presidenza del consiglio, legate alla vicenda del crac della banca Etruria
ci devono far pensare. È necessario che la politica faccia chiarezza. È necessario,
ad esempio, che la Lega spieghi il perché di alcune operazioni finanziarie che
hanno fatto “sparire” un’ingente quantità di denaro pubblico. Il Partito
Democratico deve spiegare il proprio comportamento e quello dei propri
dirigenti agli elettori, che l’hanno abbandonato a seguito degli scandali. La
Lega e Forza Italia non hanno questo problema. Malgrado le inchieste a loro
carico sono comunque la prima coalizione
del paese. Berlusconi e Salvini sono amati, nonostante le inchieste. Ma rimane
il fatto che il comportamento dei loro partiti e dei politici che ne fanno
parte è contrario ai principi costituzionali di legalità, bisogna fare i conti
con questo dato di fatto. L’elezione alla presidenza del senato dell’avvocato
Maria Elisabetta Casellati. Esimio avvocato e sottosegretario alla giustizia
nei governi Berlusconi ne è la
manifestazione delle ambiguità che da sempre caratterizzano la destra
berlusconiana. È stata ispiratrice delle
cosiddette leggi ad personam, le leggi che sono servite quale mezzo per
risolvere i problemi giudiziari del cavaliere.
La soluzione a tutte le contraddizioni della nostra pubblica
amministrazione è nel secondo comma dell’articolo 97. Le Pubbliche
amministrazioni devono funzionare in modo che sia chiaro il ruolo e le funzioni
dei singoli uffici. La razionalità del sistema burocratico è l’unica via d’uscita
all’illegalità e al malfunzionamento. Ogni lavoratore della pubblica
amministrazione deve avere un obbiettivo da compiere, non solo quello
momentaneo di svolgere la mansione affidatagli al momento,ma quello da
raggiungere nell’intero arco della sua vita lavorativa. Un Pubblico
amministratore deve avere bene in mente il compito che lo stato gli ha dato fin
dal momento della sua assunzione e compierlo con disciplina sapendo adattarsi
alle inevitabili evoluzioni che il tempo e la storia procura. Le sfere di
competenza devono essere chiare. Ogni ufficio pubblico deve occuparsi di un
determinato ambito amministrativo. Il lavoro deve essere finalizzato a
raggiungere l’obbiettivo che ci si era preposti istituendo questa branca della
Pubblica Amministrazione. Importantissimo è che le responsabilità del singolo
dipendente pubblico siano ben chiare. Gli obbiettivi da raggiungere e le
modalità per farlo devono essere una strada certa e sicura. Se il dipendente o
l’amministratore devia dal percorso deve essere redarguito e punito. Ma questo
rispetto del percorso, come abbiamo detto stabilito per legge, non deve inibire
la capacità innovativa e la creatività del singolo uomo o della singola donna.
La risorsa umana, il pensiero e il lavoro del dipendente pubblico, devono essere
un bene prezioso per la Repubblica, che deve saper far fruttare. Come? È la
sfida della politica di oggi. Riformare la Pubblica Amministrazione vuol dire
saperla liberare dagli orpelli burocratici che la fanno rigida e poco attenta
ai bisogni della gente. Allo stesso tempo riuscire ad applicare con intransigenza
i principi di eguaglianza e di non partigianeria che la rendano servitrice di
tutti, ma allo stesso tempo impermeabile alla corruzione e alla volontà di
favorire qualcuno. Chi sbaglia. Chi non serve lo stato con trasparenza e
integrità morale deve pagare. I funzionari pubblici che commettono reati e si
fanno corrompere devono essere puniti, devono essere espulsi dalle istituzioni,
ovviamente rispettando il loro diritto alla difesa. Solo così l’Italia può
superare la crisi. Espellendo dal suo seno i corrotti, sia che siano pubblici
funzionari sia che siano rappresentanti infedeli dei cittadini, politici
corrotti.
L’ultimo comma dell’articolo 97 spiega come si diventa
pubblici impiegati. Si accede alla carica di pubblico amministratore per
concorso. Questo è l’unico modo per garantire che tutti possano diventare
impiegati pubblici, senza discriminazione di censo e status sociale. Senza che
vi sia discriminazione di genere. Donne
e uomini devono liberamente aspirare a cariche pubbliche. Pensiamo che fino
agli anni ’60 del secolo scorso, a una donna era preclusa la carriera di magistrato,
per quasi vent’anni si è senza vergogna
violato l’articolo 3 della costituzione. L’unico discrimine deve essere la
qualità personale, la competenza. Il concorso pubblico serve a garantire che
sia funzionario dello stato colui che meglio di altri conosca la branca della
pubblica amministrazione in cui sia impiegato. Deve sapere le norme in
questione. Deve avere le conoscenze giuridiche, scientifiche e tecniche
necessarie a svolgere la mansione. Pensiamo ai docenti universitari che devono
essere altamente competenti e preparati nel loro settore. Ma anche agli
impiegati dei ministeri economici o di quelli che sono rivolti alla salute sociale.
È necessario che i loro dipendenti siano altamente preparati. La Costituzione
prevede che la legge possa derogare al principio del concorso come strumento di
selezione dei pubblici dipendenti. Questo deve essere un atto eccezionale.
Dovuto a motivi ed esigenze specifiche. Ad esempio la statalizzazione,
attraverso legge, di un ente privato può comportare l’ingresso nel rango della
Pubblica Amministrazione dei dipendenti dello stesso. Oppure per garantire l’accesso
nel mondo del lavoro a particolari categorie sociali svantaggiate. Anche se ad
onor del vero si preferisce far accedere al lavoro disabili e categorie
protette attraverso concorsi, garantendo loro un maggior punteggio in virtù del
loro status, oppure lasciando per loro alcuni posti riservati comunque da
conquistare attraverso prove d’ammissione. Insomma il principio di trasparenza
e d’integrità morale deve essere la caratteristica dell’impiegato pubblico. Per
diventare dipendente statale bisogna rispettare le leggi d’accesso e bisogna
dimostrare di avere le capacità e le competenze adeguate al ruolo che bisogna
svolgere. Anche coloro che per legge hanno una priorità nell’assunzione, si
parla di orfani, di invalidi civili di membri dell’esercito in congedo devono
dimostrare di essere all’altezza del compito da svolgere, pena la loro rinuncia
al servizio. Insomma efficienza, trasparenza, rispetto delle leggi ed integrità
morale dovrebbero essere i principi a base del funzionamento dell’intera
organizzazione amministrativa dello stato. Su questo vigila il TAR, il
tribunale amministrativo, che vigila sulla correttezza degli atti della pubblica
amministrazione e sul buon funzionamento dei concorsi pubblici. Ogni atto
amministrativo può essere sottoposto ai magistrati che devono garantirne la trasparenza
e ove questa non c’è ove la legge non è stata rispettata l’atto della Pubblica
Amministrazione deve essere annullato. Bisogna chela ricerca di legalità non
rimanga solo un vago intento, ma si realizzi, per il bene di tutti e della
nazione.
Scritto da Gianfranco Pellecchia
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