lunedì 30 aprile 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 114




ARTICOLO 114
“La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La Legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 114 della Costituzione è il primo del Titolo V la parte della nostra legge fondamentale dedicata all’istituzione e alla regolamentazione delle istituzioni statuali locali: Regioni, province e comuni. Originariamente l’articolo in questione contemplava una ripartizione della Repubblica in Comuni, Province e Regioni, la riforma Costituzionale del 2001 ha introdotto una nuova realtà locale: la città metropolitana. Bisogna notare che l’articolo 114, riformato, ha mutato radicalmente i rapporti fra istituzioni nazionali e istituzioni locali. Mentre il vecchio articolo 114 le regioni erano in una posizione di subordinazione verso le istituzioni nazionali, l’articolo 114 al primo comma dice che la Repubblica è costituita da Comuni,dalle Province, dalle città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Insomma afferma che le istituzioni locali sono pari ordinate a quelle nazionali. Le realtà locali sono istituzioni fondanti della Repubblica. È un avvicinamento al concetto di stato federale. Le realtà locali hanno una soggettività e un’autonomia assimilabile a quella delle istituzioni nazionali. L’ordinamento locale si fonda sull’articolo 5 della Costituzione che riconosce e promuove le autonomie locali. Non è un caso che anche il valore dell'autonomia sia stato inserito fra i principi fondamentali, elencati dai primi dodici articoli, che costituiscono l'asse portante, il fulcro ideale e valoriale del nostro stato. L'autonomia locale, la presenza di comunità attive, è il fondamento della nostra Costituzione che basa il suo essere sulla partecipazione del cittadino alla vita dello stato. Quale strumento migliore per coinvolgere il cittadino può esserci, se non la piccola comunità? Il Comune è strumento di coinvolgimento della popolazione. Partendo dai problemi concreti, la manutenzione dell'e strade la pulizia e il decoro urbano, si può sviluppare il senso civico che rende consapevoli di essere parte di una nazione. Si inizia a far politica occupandosi di buttare i rifiuti nell'apposito contenitore e si diventa protagonisti delle scelte collettive della Repubblica. Questo era il sogno dei padri costituenti che nel 1948 hanno voluto che la nostra patria fosse si unica e indissolubile, ma allo stesso tempo animata da quello spirito civico che ha fatto grande il nostro Rinascimento. Per la nostra Carta Fondamentale Comuni, Province, Città Metropolitane sono enti autonomi. Tutti hanno potere di autoregolamentarsi attraverso statuti. La Regione è posta a un gradino superiore. E' organo costituzionale, cioè è posto come architrave, al pari del governo nazionale e del parlamento, dell'intera struttura Repubblicana. Il nostro stato, quello nato dal referendum del 2 giugno 1946, non potrebbe essere senza regioni. Queste hanno potere non solo di autoregolamentarsi, ma anche hanno potestà legislativa. Nell'ambito delle loro competenze possono emanare leggi che hanno valore erga omnes, cioè sono vincolanti per tutte le persone, nell'ambito del territorio regionale. E' una novità assoluta nella storia della nazione italiana, durante la monarchia era esclusa la potestà normativa degli enti locali, anzi durante il regime fascista era perfino esclusa l'autonomia locale, cioè il diritto dei comuni di gestire attraverso rappresentanti della popolazione locale il quotidiano. Il sindaco, espressione della cittadinanza, fu sostituito dal podestà nominato dal governo nazionale. Fu una ferita alla libertà locale, a cui la Repubblica volle immediatamente porre rimedio. Non è un caso che le prime elezioni che si tennero in Italia appena finita la guerra furono quelle per eleggere i consigli comunali, così riportando la democrazia e la partecipazione nelle realtà locali. Insomma autonomia locale è sinonimo di partecipazione. Autonomia locale non è chiusura ed egoismo, ma partecipazione e contributo fattivo ai problemi nazionali. L'autonomia è libertà di determinare le politiche volte alla ricerca del bene comune. Autonomia è costruire un apparato istituzionale vicino alla gente, che lascia al cittadino potestà di decidere di regolamentarsi e di regolamentare la vita pubblica. Come ben si vede il concetto di autonomia su cui poggia la nostra carta costituzionale è ben diverso dal federalismo leghista. Non è un caso che Gianfranco Miglio, l'ideologo della lega, il padre ispiratore del leghismo, era avverso ai principi costituzionali. Per lui l'autonomia non esiste, il fondamento del federalismo padano è il sangue. Cioè la consapevolezza che il lombardo è geneticamente diverso dal pugliese. Su questo assunto si doveva costruire uno stato federale oppure la divisione del paese. Questo concetto di razza è vivo nel leghismo e nella destra in generale. Il Presidente della regione Lombardia, leghista, ha parlato di difesa della razza. Un attivista della lega a Macerata ha sparato su un gruppo di persone di colore in nome della difesa della razza. Ora appare chiaro che queste tesi portate avanti dal partito di Salvini sono incompatibili con i valori costituzionali. Nella visione autonomista dell'articolo 114 non c'è spazio per la visione suprematista, una razza è migliore di un'altra, propria della lega. Bisogna cominciare a discutere. E' certo che l'uguaglianza degli uomini e delle donne non può essere considerato un dogma intoccabile. Se i milioni di cittadini che votano Lega e Forza Italia credono nella superiorità della razza, come dimostrano votando i candidati di destra in Lombardia, Molise, Friuli ed in altre realtà locali. Se il senso della razza spinge a votare la coalizione Lega - Forza Italia facendola diventare prima forza del paese. Allora le regole di fratellanza di spirito di solidarietà di comunanza impresse nella costituzione sono messe in discussione. Bisogna provare a convincere questi cittadini che votano destra che il sangue, la razza, la chiusura verso gli altri porta solo morte, per questo i costituenti hanno visto le comunità locali non come strumento di chiusura all'altro, ma come partecipazione. Decentramento deve voler dire coinvolgimento civile e non chiusura all'altro. Le comunità locali, se istituite secondo i principi fissati dalla Costituzione possono diventare dei nuclei vitali per far progredire la vita civile.
L'ultimo comma dell'articolo 114 è importantissimo. Riconosce l'autonomia economica, regolamentare e istituzionale di Roma. La Capitale del nostro paese è la metropoli più grande della penisola. Conserva monumenti storici e vestigia della civiltà romana. E' centro vitale della vita politica dell'intera Repubblica. E' bene che abbia uno statuto e delle regole eccezionali rispetto alle altre città urbane nazionali. Il sindaco di Roma, in collaborazione con il presidente della regione Lazio, ha l'onere di gestire milioni di persone e offrire una vastità di servizi. Bisogna che abbia un consistente contributo finanziario da parte dello stato. Roma, capitale del paese, deve rinascere. E' necessario che la sinergia fra le istituzioni la renda una città efficiente e a misura d'uomo, oltre ad essere splendida.
Le città metropolitane, una novità della riforma del 2001, sono delle realtà locali caratterizzate da una forte urbanizzazione. Si è costatato che l'enorme espansione urbana che ha caratterizzato parti importanti del nostro territorio in questi decenni ha prodotto di fatto la nascita di comunità che travalicano i comuni tradizionali. Ci sono realtà territoriali con un'autonomia e una rete sociale e relazionale propria che sono composte da più comuni e che sono parte di un'unica struttura urbana. Esempi sono: le realtà locali intorno a Milano, Torino, Cagliari Palermo, Napoli e Bari. Le città metropolitane sono dotate di istituzioni proprie regolate dalla legge. Gli organi che sono parte della città metropolitana non sono eletti direttamente dal popolo, il consiglio e la giunta è composta da rappresentanti del consigli comunali dei comuni che fanno parte di questo consorzio. I sindaci delle singole realtà si coordinano ed eleggono un loro comune rappresentante che veste il ruolo di sindaco della città metropolitana, solitamente è il primo cittadino del comune più grande a ricoprire tale ruolo.
Ultimo punto: la provincia. Il Partito Democratico voleva abolirla. Il popolo italiano ha detto invece che è giusto che ci sia. Il referendum costituzionale ha visto il prevalere del "no" alla riforma costituzionale che intendeva cancellare la provincia del nostro ordinamento. Spero vivamente che Di Maio e Salvini, che si sono battuti per la non abolizione delle province, si impegno attivamente per ridare alle province stesse un consiglio e un presidente eletto dal popolo, la sinistra li aveva aboliti non facendo i conti con l'elettorato. E' una vergogna che l'ente provincia sia oggi una scatola vuota. E' bene che il m5s e lega si impegnino fattivamente per ridargli dignità e credibilità istituzionale.

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